Non Solo Piedi Buoni – L’intervista a Mattia Fusi

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 




Mi chiamo Mattia e sono un terzino della squadra Allievi under 17 della Sales. Sono un fiorentino di Rovezzano, il quartiere alle porte di Firenze venendo da Pontassieve dove il blocco di edilizia popolare delle famose “case minime” è circondato da altri condomini abitati da persone di tutti i tipi. Nel mio quartiere c’è il bar di periferia dove girano personaggi poco raccomandabili, ma c’è anche un bellissimo parco pubblico (villa Favard) dove io ho trascorso le domeniche più belle della mia infanzia. La mia passione per il calcio è nata proprio in quel giardino pubblico che piaceva a noi bambini del quartiere ma anche ai nostri genitori. Le mamme non vedevano l’ora di “parcheggiarci” nel prato dove a noi bastava un pallone per emozionarci imitando di essere i campioni della Fiorentina, mentre le mamme chiacchieravano fra loro e andavano a fare l’aperitivo nel vicino chioschetto dentro il parco. E poi c’erano i babbi, che in queste domeniche pomeriggio della mia infanzia si dividevano fra l’aperitivo delle mamme e la partita di noi bambini: partite dove spesso scendevano in campo pure loro, allungando le dimensioni del campo e aumentando ancora di più il divertimento. A villa Favard e anche nei primi mesi di scuola calcio mi piaceva fare il portiere: poi però dopo un contrasto con un altro bambino mi ruppi un dito e la paura di rifarmi male alla mano ebbe il sopravvento, così decisi di iniziare una rumba di cambi di ruolo che in pochi anni mi ha visto girovagare dall’attacco alle fasce fino al centro della difesa. Anche oggi, negli Allievi della Sales, sono rimasto un po’ un jolly pronto a fare ruoli diversi: ogni tanto quando i portieri veri sono infortunati mi capita ancora di vestire la maglia n.1 in qualche partita di piena emergenza-formazione. Il ruolo che faccio più spesso però è quello di terzino. Gioco nella Sales da quattro anni: con la squadra di via Gioberti ho vissuto tanti momenti belli, su tutti la vittoria completamente a sorpresa del torneo di San Piero a Sieve; ho vissuto anche momenti difficili, come l’anno scorso, quando l’allenatore mi faceva giocare pochissimo e un pensierino di smettere a un certo punto l’avevo anche fatto. Poi però ha vinto il bello di restare in questo gruppo squadra che per me è pieno di amici veri. E in questo campionato la mia tenacia è stata premiata, con tante partite in più giocate rispetto all’anno scorso, e anche risultati in campo molto migliori.

In questo campionato il nostro gruppo sta diventando sempre più forte grazie anche a un’amicizia speciale che sta nascendo fra noi under 17 della Sales e gli ospiti dell’Albergo Popolare di Firenze per persone senza casa. Un progetto educativo della Figc ha unito questi due mondi portando a piccoli gruppi tutti noi giovani calciatori della squadra a far visita all’Albergo Popolare e ad ascoltare le storie di vita delle persone che ci abitano. Oggi per esempio io e un mio compagno di squadra abbiamo conosciuto Josè (nome di fantasia), un uomo di 50 anni arrivato a Firenze dal Salvador, piccolo stato del centroamerica dove la criminalità organizzata è a livelli spaventosi, ci raccontava fino a pochi minuti fa il nostro nuovo amico. Josè è cresciuto in condizioni difficili non solo per la guerriglia continua che funesta il suo paese, ma anche per il padre morto per un malore quando lui era ancora molto piccolo. Josè era pure bravo a scuola ed era riuscito a diplomarsi con buoni voti. La rovina del protagonista di questa storia però è stata la dipendenza dall’alcol, che piano piano ha impedito ad Josè di fare una vita serena. Per colpa dell’alcol Josè perse un ottimo impiego come rappresentante di una multinazionale produttrice di insetticidi. Si mise a fare il camionista e poi il venditore al dettaglio di diverse tipologie di merci, scontrandosi con la violenza della criminalità organizzata che pretendeva il pagamento del pizzo da ogni commerciante e che arrivava a uccidere persone anche amiche di Josè che provavano a non pagare le estorsioni a queste bande di criminali sanguinari. Josè a un certo punto scelse di denunciare questa banda che lo taglieggiava, e subito dopo scappò a Firenze raggiungendo sua sorella che già da qualche anno viveva nella nostra città. Era l’anno della pandemia, e Josè riuscì dopo pochi mesi a trovare lavoro nella pulizia degli alberghi del centro di Firenze, ma purtroppo la dipendenza dall’alcol continuava a perseguitarlo: la sua sorella e la sua nipotina a un certo punto non lo vollero più in casa con loro, esasperate nel vederlo così fuori di sé. Josè per qualche mese ha vissuto per strada, poi un paio d’anni fa ha chiesto aiuto all’assistente sociale che gli ha trovato un posto letto all’Albergo Popolare dove si trova tuttora. In quest’ultimo periodo la buona notizia è stata che Josè ha smesso di bere, aiutato anche dai servizi sanitari qui a Firenze. Le brutte notizie sono state invece la morte della sorella di Josè che per prima lo aveva accolto a Firenze; e poi un ictus che due mesi fa ha precipitato il nostro amico in una condizione invalidante, senza più la possibilità di muoversi normalmente. Josè ha dovuto lasciare il lavoro nella ditta di pulizie, e ora si trova ad affrontare la prova di accettare la sua nuova condizione a mobilità ridotta. Io e il mio compagno Alessandro abbiamo ascoltato questa storia con estrema partecipazione. Quanto vorrei che Josè riuscisse a ricongiungersi con sua moglie e sua figlia rimaste in Salvador e che vorrebbero raggiungerlo qui a Firenze se lui riuscisse ad avere i mezzi e una casa per accoglierle tutte e due. Quanto vorrei che nonostante l’ictus e l’invalidità Josè non si buttasse giù, ma al contrario trovasse negli educatori e negli amici del dormitorio una bombola di ossigeno di ottimismo e di passione per la vita. Mentre penso questo mi domando se la Sales non potrebbe ospitare Josè al nostro campo sportivo con un piccolo ruolo di aiutante-tifoso. Il nostro campo sportivo è un posto bello dove passare i pomeriggi: pieno di bimbi, ragazzi, palloni, gioco di squadra. Sarebbe bello mettere tutta questa vitalità giovanile e pallonara a disposizione di una persona così fragile e così sola, che ho appena conosciuto e che già mi è entrata nel cuore.

A cura di Tommaso Giani

Conto e carta

difficile da pignorare

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link