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Nel 2023 è stato riscosso solo un terzo della TARI accertata
Dopo il precedente articolo, proseguo la riflessione – avviata con La paranza delle idee, l’Associazione che presiedo – sulle tariffe TARI a Torre Annunziata approfondendo l’aspetto dell’evasione del tributo.
Ho sostenuto che essa non riesca a spiegare, da sola, le ragioni che sono alla base delle due grandi questioni che sussistono a livello cittadino in tema di rifiuti: l’alto costo del servizio e la scarsa qualità dell’igiene urbana.
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Al riguardo, ho fatto l’esempio di come i costi legati alle attività di trattamento, smaltimento e recupero dei rifiuti non differenziati, se non compensati con la crescita della raccolta differenziata, possano far aumentare considerevolmente il costo complessivo del servizio (che poi deve essere coperto integralmente attraverso la TARI), anche in presenza di un’ideale evasione zero.
Ma l’evasione non è né pari a zero né tantomeno trascurabile; meno che mai in termini di impatto sulle tariffe, dal momento in cui il decreto Enti Locali (decreto-legge n. 78/2015, convertito con modificazioni dalla legge n. 125/2015), all’art. 7 comma 9, prevede che tra le componenti di costo vadano considerati anche gli eventuali mancati ricavi relativi a crediti risultati inesigibili con riferimento alla tariffa di igiene ambientale, alla tariffa integrata ambientale, nonché al tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES).
In altri termini, la norma consente ai Comuni di far pesare su tutti i contribuenti i mancati introiti derivanti dall’evasione del tributo; per cui risulta chiaro che se la tassa sui rifiuti venisse pagata da tutti ciascuno sarebbe chiamato a pagare (molto) di meno.
La voragine della mancata riscossione
Si è scritto e detto più volte di come la TARI sia il tributo più evaso in Italia e soprattutto al Sud; ciò trova fondamento anche a Torre Annunziata, dove il Comune vanta crediti da tributi per quasi 39 milioni di euro, la quasi totalità dei quali, come certificato dall’area finanziaria dell’Ente, sono legati alla mancata riscossione della tassa sui rifiuti.
Dando qualche dettaglio in più, nel 2023 la riscossione della TARI ha fruttato la cifra di €3.316.624,51 a fronte di accertamenti per €9.901.772,00 (riscossioni ferme a 1/3 degli accertamenti).
Il problema della sistematica evasione del tributo c’è (eccome se c’è!) e non da oggi né da ieri (cioè con la Commissione Straordinaria), come dimostrano le significative somme da recuperare relativamente ad annualità ormai anche molto datate.
Dunque, anche su ciò è necessario focalizzare l’attenzione a livello politico; non certo, però, per trovare giustificazioni ma per valutare, a tutela dei contribuenti onesti (a meno che non valga il principio che, tanto, ci sono i fessi che pagano per tutti) la capacità di riscossione del tributo e, più, in generale, di prevenzione e di contrasto del fenomeno dell’elusione e dell’evasione fiscale da parte del Comune.
Le responsabilità
Concludo, però, ponendo un interrogativo: l’evasione della TARI è più un sintomo o più una causa? Al netto dell’atteggiamento dei furbetti incalliti, dovrebbe essere soprattutto un sintomo, stando alla relazione dell’area economico-finanziaria del Comune stesso, secondo la quale la mancata riscossione della tassa sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani configura una difficoltà sostanzialmente legata ad una pressione fiscale che certamente non agevola il contribuente nel rispetto delle tempistiche degli adempimenti e su tale punto, sempre secondo la stessa, occorre una riflessione puntuale ed analitica sulla presenza di costi particolarmente alti relativi al servizio di igiene urbana.
Ancora, nella predetta relazione vengono sottolineate le difficoltà in merito alla riscossione dei tributi, con particolare riferimento alla TARI: criticità indicate come legate al tessuto sociale e reddituale del territorio e, come già esplicitato precedentemente, alla tariffa particolarmente elevata, rispetto alla media nazionale, variabile sulla quale nel documento si suggerisce di agire in termini di una revisione dei costi.
Sperando che tale invocata revisione dei costi non diventi soltanto un pretesto per mettere in discussione ‘chi’ gestisce il servizio integrato dei rifiuti, senza preoccuparsi minimamente del ‘come’ esso lo gestisca.
© Riproduzione riservata
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