Il futuro della sostenibilità: quale sarà? Quello dettato dalla normativa oppure quello dettato dalle scelte strategiche aziendali?

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Oggi non si sta parlando d’altro, della riforma della sostenibilità, del ripensamento dell’impianto normativo generale della sostenibilità.

Dagli ultimi mesi dello scorso 2024 il Parlamento Europeo e la Commissione Europea stanno lavorando ad un «Provvedimento OMNIBUS», concepito per rafforzare la competitività delle aziende europee e con l’obiettivo di semplificare la normativa in ambito sostenibilità per tagliare gli oneri e le difficoltà in capo alle stesse.

Tale provvedimento e tutti quelli collegati allo stesso porteranno ad una semplificazione o ad una deregolamentazione del reporting di sostenibilità?

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La risposta alla domanda non è sicuramente facile.

C’è sicuramente il rischio che si vada verso una deregolamentazione, piuttosto che ad una semplificazione, perché l’ipernormazione e l’eccesso di rendicontazione, che caratterizza l’intero ambito della sostenibilità, ha portato tutti gli operatori, professionisti ed aziende obbligate, in primis, a constatare importanti difficoltà nella individuazione, raccolta e gestione dei dati e, soprattutto, a far emergere i limiti degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili focalizzati solo sulla rendicontazione economico-finanziaria delle attività d’impresa tali da non riuscire ad organizzarsi per “dare conto”, rendicontare, in merito a tutti gli aspetti relativi alle questioni di sostenibilità ambientale, piuttosto che sociale oltre che di governance.

Altro aspetto rilevante è l’assenza ad oggi di strumenti tecnologici che consentano di procedere in modo automatizzato ed integrato con i sistemi aziendali alla rendicontazione della sostenibilità secondo i nuovi standard e principi di rendicontazione europei (ESRS) oltre che internazionali come i GRI.

Gli strumenti tecnologici sono utili a ridurre l’onere e il costo del reporting di sostenibilità per le imprese oltre che a portare un alleggerimento dell’onere di rendicontazione per le aziende.

Una rivisitazione dell’impostazione normativa è auspicabile anche a parere di chi scrive, ma è altrettanto fondamentale la stabilità della normativa.

Oramai la strada è tracciata, ma forse ci sono delle curve di troppo.

Una riformulazione che tende semplicemente a tagliare la numerosità dei data points presenti nella rendicontazione di sostenibilità, senza un corretto bilanciamento della necessaria, oltre che utile, disclosure sui fattori ESG, rischierà di compromettere i passi avanti compiuti nella rendicontazione di sostenibilità.

Molte grandi aziende hanno già iniziato un percorso virtuoso che ha al centro la propria sostenibilità.

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Il 26.2.2025 la Commissione Europea ha adottato il Provvedimento OMNIBUS per la CSRD e la CSDDD.

Il contenuto del Provvedimento si incentra su alcune principali proposte di modifica:

  1. Riduzione dei soggetti obbligati alla rendicontazione di sostenibilità con l’innalzamento dei limiti dimensionali. Viene proposto un consistente incremento del numero dei dipendenti medi da 250 a 1.000 allineando gli stessi alle soglie previste dalla CSDDD;
  2. Revisione generale degli ESRS con l’obiettivo di ridurre i data points;
  3. Eliminazione degli ESRS settoriali;
  4. Rimozione della «Reasonable Assurance»;
  5. Posticipo di due anni dell’applicazione degli obblighi di rendicontazione per le grandi aziende che non hanno ancora iniziato a implementare la CSRD e per le PMI quotate;
  6. Applicazione volontaria della Tassonomia da parte delle aziende che saranno in futuro soggette alla CSRD (requisiti: >1.000 dipendenti e fatturato di euro 450.000.000).

Tutto questo considerato e valutato porta, comunque alla conclusione che non si può tornare indietro.

Forse è proprio il momento giusto per approfondire e conoscere al meglio cosa effettivamente sia la sostenibilità e come si possa effettivamente far entrare nelle scelte strategiche aziendali e non solo perché si deve fare una rendicontazione obbligatoria, ma perché se ne coglie il valore sottostante.

Quel valore che diventa la base di un nuovo modello di business e va ad arricchire lo sviluppo dell’azienda.

Comprendere e far comprendere come sia importante conoscere e governare le interazioni dell’impresa con tutto ciò che la circonda e interagisce con la stessa (l’ambiente, il territorio e le persone) è la base per costruire qualsiasi tipo di pianificazione e programmazione aziendale.

Tutto questo viene chiamato dalla CSRD «Doppia Materialità» e «Stakeholders Engagement» che, indipendentemente dalla CSRD sono e rimangono i punti su cui una azienda è opportuno che rifletta e ragioni per la costruzione del proprio piano industriale.

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Piano industriale che, per essere duraturo nel tempo, deve essere arricchito e intrecciato con un appropriato piano di sostenibilità e solo quando questi due piani saranno allineati e la loro costruzione sarà congiunta una azienda potrà dirsi e dichiararsi sostenibile, non solo economicamente e finanziariamente, ma anche socialmente, eticamente e sicura del proprio valore sociale.

Il Bilancio economico finanziario di ogni società rappresenta la stessa con una sola ed unica metrica, la moneta di conto, ovvero la rappresentazione finanziaria di ogni fatto amministrativo di gestione a rilevanza esterna.

Oggi, è più che opportuno che ogni azienda non misuri più sé stessa, e non sia più misurata dall’esterno, solo con la moneta di conto.

È doveroso che ogni società, che contribuisce allo sviluppo economico del territorio in cui opera, nonché allo sviluppo del sistema economico del proprio Paese, sappia misurarsi e valorizzarsi con differenti metriche, quali quelle ambientali e sociali.

L’ambiente è un aspetto di cui le aziende si devono occupare, indipendentemente dalla CSRD o da qualsiasi altra legge o legislazione e lo stesso vale per i dipendenti e tutti gli altri portatori di interessi nell’impresa.

Valorizzare e rendere espliciti nella propria reportistica del bilancio tali aspetti deve essere visto come opportunità oltre che come necessità strategica.

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La Governance di una azienda e tutto il sistema di amministrazione e controllo societario devono completare e integrare i loro processi di gestione e procedure di controllo inserendo gli aspetti di sostenibilità per una maggiore stabilità e continuità aziendale.

Sostenibilità vuol dire:

  • riduzione dei rischi aziendali;
  • vantaggio competitivo;
  • efficienza operativa;
  • attrazione e fidelizzazione dei talenti;
  • accesso a mercati internazionali;
  • reputazione e immagine aziendale;
  • supporto all’innovazione.

Per tutti questi motivi la sostenibilità deve essere perseguita indipendentemente da qualsiasi obbligo normativo.



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