Difesa, inizia l’era del riarmo: dall’Unione europea a Canada e Regno Unito

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Dal Canda al Regno Unito, passando per i paesi dell’Unione europea, l’era del riarmo è ufficialmente iniziata. Il Canada si prepara a difendere la sua regione artica rafforzando le strutture militari e diplomatiche nell’area, da una parte. Dall’altra, nel giorno in cui l’Unione europea presenta il suo piano sulla difesa, il primo ministro britannico, Keir Starmer, punta il dito contro gli Stati Uniti: «Il Regno Unito proteggerà la sua industria della difesa da acquisizioni statunitensi». Commenti che arrivano tra le preoccupazioni per una possibile acquisizione di Chemring, produttore di contromisure per i jet dell’Aeronautica militare britannica Raf e dell’Us Air Force, da parte del fondo americano Bain Capital. «L’aumento della spesa per la difesa al 2,5% del Pil deve servire a rafforzare l’economia britannica» ha dichiarato Starmer.

I partner dell’Unione europea entrano invece «nell’era del riarmo». Ad annunciarlo la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen parlando della lettera che verrà inviata nella giornata del quattro marzo ai 27 Stati membri dell’Unione in cui sarà presentato il piano ReArm Europe. «Questo insieme di proposte, che potrebbe mobilitare fino a 800 miliardi di euro, vuole rispondere alle urgenze a breve termine, come il supporto all’Ucraina, ma anche andare incontro alle esigenze di lungo termine, per aumentare la nostra sicurezza», ha spiegato von der Leyen. Il piano prevederebbe lo scorporo delle spese per la difesa dai bilanci nazionali dei singoli Stati, mentre la Commissione starebbe già lavorando a tre diverse linee di intervento:

  • una nazionale, con appunto l’attivazione della clausola di salvaguardia,
  • una europea che prevederebbe l’utilizzo di fondi comuni non spesi nell’ambito di altri progetti Ue
  • e uno finanziario, con maglie più larghe per le Bei.

Il piano Rearm Europe, per aumentare la spesa militare, prevede inoltre un nuovo strumento finanziario per supportare gli Stati membri nel potenziamento delle loro capacità di difesa da 150 miliardi. Questo istituito ai sensi dell’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Ue (TFUE) per fornire agli Stati membri prestiti garantiti dal bilancio dell’Ue. L’articolo 122, consente al Consiglio di concedere un’assistenza finanziaria dell’Unione a uno Stato membro che si trova in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo. Si tratta di una procedura d’urgenza che non necessita del passaggio al Parlamento europeo e che è stata usata finora, nelle disposizioni del paragrafo 2, come base giuridica per il Next Generation Eu e il fondo Sure nella crisi pandemica, ma anche, nelle disposizioni del paragrafo 1, le misure sull’emergenza del gas, come gli acquisti congiunti, l’approvvigionamento per gli stoccaggi e il RePower Ee.

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Roberta Metzola, Presidente del Parlamento europeo

Un progetto che non riguarda solo la sicurezza dell’Ue ma anche la competitività e riguarda anche un termine spesso dimenticato: l’autonomia strategica. «Molte delle tecnologie che utilizziamo oggi, come il Gps, i droni e Internet, provengono dal settore della difesa. Eppure, oggi acquistiamo quasi l’80% delle nostre attrezzature per la difesa al di fuori dell’Unione europea», ha affermato la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, in un discorso all’European Policy Center. «Se investissimo di più nella nostra difesa europea, stimoleremmo l’innovazione, rafforzeremmo la nostra economia e creeremmo posti di lavoro altamente qualificati nel processo».

Difesa, servono anche i risparmi privati

«Si tratta fondamentalmente di spendere meglio e di spendere insieme. E stiamo parlando di ambiti di capacità paneuropei come, ad esempio, la difesa aerea e missilistica, i sistemi di artiglieria, i missili e le munizioni, i droni e i sistemi anti-drone, ma anche di rispondere ad altre esigenze, dalla mobilità informatica a quella militare, ad esempio. Ciò aiuterà gli Stati membri a mettere insieme la domanda e ad acquistare congiuntamente», spiega von der Leyen. E naturalmente, aggiunge, «questo approccio di appalti congiunti ridurrà anche i costi. Ridurrà la frammentazione, ma aumenterà l’interoperabilità e, naturalmente, rafforzerà la nostra base industriale di difesa». Inoltre, sottolinea la presidente della Commissione, la Banca europea per gli investimenti, che ha da poco presentato un Piano d’azione per la sicurezza e la difesa, «ha un ruolo chiaro e decisivo da svolgere in questo senso» e «fornirà dettagli sui prossimi cambiamenti per ampliare ulteriormente l’ambito del proprio finanziamento». Ma non basta perché gli investimenti pubblici non saranno sufficienti.

«Dobbiamo garantire che le nostre imprese e le nostre industrie abbiano il miglior accesso possibile al capitale e ai finanziamenti, per portare le loro soluzioni a livello industriale e garantire un’ottimale copertura finanziaria lungo l’intera catena produttiva, dalla ricerca e sviluppo alla consegna».

Per assicurarsi che i miliardi di risparmi degli europei vengano investiti nei mercati all’interno dell’Ue è «assolutamente fondamentale completare l’Unione dei mercati dei capitali», rimarca von der Leyen. Questa misura da sola «potrebbe attrarre centinaia di miliardi di investimenti aggiuntivi ogni anno nell’economia europea, rafforzandone la competitività».

Le reazioni: i partiti della maggioranza di governo divisi

I partiti della maggioranza sono divisi sulla questione della difesa Ue. Da una parte c’è la Lega che si dice preoccupata per «la deriva bellicista intrapresa dall’Unione europea». «Investire nella difesa è importante, ma è prerogativa dei singoli Paesi, non della Commissione europea», dichiara la Lega al Parlamento europeo aggiungendo di essere allarmata «anche che Ursula von der Leyen proponga di investire in armamenti sottraendo risorse ai fondi di coesione, che sarebbero in realtà destinati a promuovere sviluppo economico e sociale degli Stati membri».

Su una linea opposta Forza Italia che invece spiegato come «la posizione di Forza Italia è sempre stata chiara: noi ci siamo sempre battuti per una difesa comune europea e per lo scorporo dal Patto di stabilità degli investimenti in difesa». Plauso all’iniziativa Ue anche da Carlo Fidanza, capo delegazione di FdI-ECR al Parlamento europeo: «Il piano ReArm Europe delineato nella lettera della presidente Von der Leyen ha il merito di passare finalmente dalla mera enunciazione di principio a strumenti concreti per rafforzare il quadro degli investimenti europei nella difesa».

Francia: ministro dell’Economia non esclude una «tassa sui ricchi» per finanziare il riarmo
 

Il ministro dell’Economia francese, Eric Lombard, non ha escluso la possibilità di tassare i redditi più alti per finanziare il riarmo della Francia. «Possiamo vedere come lo sforzo puo’ essere condiviso dalla popolaziome francese», ha detto Lombard all’emittente France info. Il titolare di Bercy ha poi evocato l’ipotesi di aumentare le tasse «a quelli che hanno delle economie sostanziali». Lombard ha però escluso le aziende. Il ministro ha poi parlato di fondi di risparmio da dedicare alla difesa

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