All’inizio del 2025, il panorama economico dell’area euro si presentava fiacco, con una crescita modesta stimata attorno allo 0,7%. Le crescenti tensioni commerciali e geopolitiche tra Stati Uniti ed Europa, unite alle pressioni per un aumento della spesa per la difesa, hanno acuito l’incertezza. In questo contesto, la BCE si prepara a un nuovo intervento di politica monetaria con un atteso taglio dei tassi d’interesse di 25 punti base nella riunione del 6 marzo, portando il tasso sui depositi al 2,50%.
Michael Krautzberger, direttore degli investimenti Fixed Income di Allianz GI, sottolinea che “la crescita dell’area euro continua a essere fiacca, nonostante alcuni segnali positivi dalla Germania”. Le aspettative di mercato prevedono ulteriori tagli fino a giugno, con un possibile tasso finale inferiore al 2% entro fine anno. Tuttavia, il contesto rimane incerto, con le tensioni tra Stati Uniti e Unione europea che potrebbero pesare sulle prospettive economiche.
In questo articolo:
- Un contesto economico fragile ma resiliente
- Divergenze all’interno della BCE: falchi contro colombe
- Le implicazioni macroeconomiche del taglio dei tassi
- Prospettive future: una BCE più prudente?
Un contesto economico fragile ma resiliente
Nonostante il clima di incertezza, i dati macroeconomici dell’eurozona hanno superato le aspettative negli ultimi mesi. L’attività manifatturiera ha registrato segnali di miglioramento, mentre il mercato del credito investment grade in euro e le azioni europee hanno sovraperformato rispetto agli Stati Uniti. Questo trend è stato favorito dall’allentamento delle condizioni finanziarie nella regione e dalla revisione al ribasso delle prospettive di crescita degli USA.
Konstantin Veit, portfolio manager di Pimco, evidenzia che “le nuove proiezioni degli esperti dell’Eurosistema mostreranno probabilmente una crescita più bassa nel breve termine e un’inflazione sostanzialmente invariata”. Secondo Veit, la BCE sta progressivamente abbandonando la politica monetaria restrittiva a favore di un orientamento più neutrale.
David Chappell, senior Fixed Income portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments, concorda con questa visione: “Alcuni membri del comitato hanno suggerito che la politica monetaria si sta avvicinando a un livello non più considerabile come restrittivo”. Tuttavia, l’incertezza sulla politica commerciale con gli Stati Uniti e l’aumento dei rischi geopolitici continuano a pesare su imprese e consumatori.
Divergenze all’interno della BCE sui tassi di interesse: falchi contro colombe
Mentre il consenso generale sembra orientato verso un progressivo allentamento monetario, all’interno della BCE emergono posizioni contrastanti. Isabel Schnabel, rappresentante tedesca nel Comitato esecutivo, è la voce dei “falchi” e sostiene che “una discussione su una pausa del ciclo di taglio dei tassi sia necessaria molto presto”. Al contrario, Piero Cipollone, esponente delle “colombe”, ritiene che “l’attuale impostazione della politica monetaria sia eccessivamente restrittiva” e che la BCE debba compensare l’inasprimento derivante dalla riduzione del bilancio.
Secondo Vincent Reinhart, capo economista di BNY Investments, “la BCE taglierà 25 punti base in ciascuno dei prossimi tre meeting (marzo, aprile e giugno), portando il tasso di riferimento al 2%, dove resterà fino al 2026″. Tuttavia, l’ipotesi di una pausa temporanea nei tagli non è esclusa, come suggerito da alcuni membri del Consiglio direttivo.
Le implicazioni macroeconomiche del taglio dei tassi
L’allentamento della politica monetaria potrebbe offrire un impulso alla crescita, soprattutto se accompagnato da un aumento della spesaSchna per la difesa e da un possibile cessate il fuoco in Ucraina. Shaan Raithatha, senior economist di Vanguard Europe, stima che “la crescita potrebbe essere sostenuta per 0,2-0,3 punti percentuali se la spesa per la difesa europea salisse al 2,5% del PIL entro il 2026”. Tuttavia, la minaccia di nuovi dazi doganali USA potrebbe vanificare questi benefici, incidendo negativamente sulle esportazioni europee.
L’outlook sull’inflazione appare favorevole, con segnali di normalizzazione in alcuni settori chiave come assicurazioni, turismo e trasporti. Raithatha osserva che “gran parte della recente persistenza dell’inflazione è dovuta a tre componenti che mostrano segnali di normalizzazione nei prossimi mesi”. Inoltre, il mercato del lavoro continua ad allentarsi e i tracker salariali indicano un rallentamento della crescita annua dei salari.
Prospettive future: una BCE più prudente sui tassi?
Secondo Andrew Jackson, responsabile degli investimenti di Vontobel, “la BCE probabilmente rivedrà al ribasso le sue previsioni di crescita, mentre la domanda chiave rimane quando avverrà il prossimo taglio dei tassi”. Il mercato prevede una riduzione fino al 2% entro metà anno, ma non si escludono possibili pause nel ciclo di allentamento, come suggerito da Schnabel.
Un ulteriore elemento da considerare è la politica monetaria della Federal Reserve, che al momento non sembra influenzare direttamente le decisioni della BCE sui tassi d’interesse. Tuttavia, nel lungo periodo, un allargamento del differenziale dei tassi potrebbe portare a un indebolimento dell’euro, con potenziali implicazioni per l’inflazione e la competitività delle esportazioni europee.
La BCE si trova di fronte a un delicato equilibrio tra la necessità di sostenere la crescita e il rischio di allentare troppo rapidamente la politica monetaria. Le prossime riunioni saranno cruciali per determinare la traiettoria dei tassi e l’efficacia delle misure adottate nel mitigare le sfide economiche e geopolitiche che l’Europa dovrà affrontare nei prossimi mesi.
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