Negli ultimi giorni si è riaperto il dibattito cittadino sul futuro del quartiere di San Martino con il confronto progettuale tra il Sindaco Conti e Confcommercio a partire dall’ipotesi di riqualificazione avanzata dall’associazione di categoria: ancora una volta il tema dei parcheggi è il fulcro intorno al quale ruota il dibattito e sulla base del quale si pensa di riorganizzare l’assetto urbano.
Vengono invece completamente rimossi sia quello che è accaduto in questi anni in questa parte della città, sia le gravissime responsabilità politiche della destra nella desertificazione sempre più forte che vive questo quartiere.
Si è acceso il dibattito pubblico sul futuro del quartiere San Martino, in centro a Pisa. Sulla carta c’è in particolare l’idea progettuale al momento sposata dall’amministrazione comunale, che prevede in particolare 90 posti auto nell’area accessibile da piazza Toniolo.
Una città in comune ripercorre nel tempo tutta una serie di battaglie portate avanti, parlando di “gravissime responsabilità politiche della destra nella desertificazione sempre più forte che vive questo quartiere”, per una “pressione speculativa sempre più intensa con un peggioramento notevole della vita dei cittadini”.
“Abbiamo già contestato ampiamente le operazioni degli ultimi anni – ripercorre Ucic – a partire dalla trasformazione dell’ex-cinema Ariston in nuove residenze: nuove case dove la città è già satura e quindi problemi ulteriori per traffico e sicurezza idraulica, mentre in tutta la Pisa ce ne sono migliaia lasciate volutamente sfitte per drogare il mercato degli affitti. Noi abbiamo invece proposto che l’area dell’ex Ariston ridiventasse un cinema o desse spazio ad un centro culturale polifunzionale”. “Sull’ex Distretto 42 – ancora – si profila la privatizzazione speculativa di una parte del quartiere che diventerà sede di abitazioni di lusso, chiudendo definitivamente il parco Andrea Gallo. Noi che volevamo il recupero a partire dal progetto partecipato del Municipio dei Beni Comuni, lo chiediamo per ridare spazi verdi, sociali e di servizi”.
“Che dire del rudere Pampana sul Lungarno? Da anni chiediamo che si rinunci a ricostruire per destinare l’area a un parco della memoria che metta in comunicazione Lungarno con Giardino Scotto e ricordi la seconda guerra mondiale a causa della quale il rudere crollò: una porta verde sui lungarni. Ma niente, anche in questo caso vince la tradizione: si vogliono ancora residenze e parcheggi”.
L’ultima operazione contestata è quella del “nuovo supermercato proprio a due passi dall’ex-Catasto, come ne abbiamo visti nascere in questi anni al posto del commercio di vicinato, costretto a chiudere dall’esorbitanza dei costi che devono sostenere e dalla crisi. Tutto gestito in modo da favorire il profitto di pochi soggetti privati. Noi crediamo che invece proprio il piccolo commercio di vicinato debba essere difeso perché costituisce un elemento fondamentale di vita dei quartieri. A questo si aggiunge la presenza di auto a soffocare ogni spazio libero. Da qui anche la nostra proposta delle piazze del centro libere da auto: se si assume questa idea e si lavora per dare seri servizi di mobilità si restituiscono bellezza e vivibilità a questo come ad ogni quartiere”.
Ucic arriva a San Martino, “sempre più lo spazio di una turistizzazione selvaggia e allo stesso tempo un quartiere per una ristretta élite, in ogni caso senza una visione urbanistica coerente che tuteli il suo tessuto. Un processo iniziato col centrosinistra e portato avanti in perfetta continuità dal centrodestra”. Viene contestata anche “l’assoluta mancanza di partecipazione e coinvolgimento della cittadinanza”. Per “ridare respiro al tessuto urbano”, Ucic scrive che “il punto di partenza è fermare le speculazioni e i nuovi parcheggi, recuperare spazi verdi, sociali e di servizi. Vogliamo fermare la realizzazione di nuovi supermercati e incentivare invece il piccolo commercio di prossimità e il mercato rionale. A fronte dei fondi vuoti e della speculazione sulle abitazioni, vogliamo invece favorire affitti equi di case e fondi commerciali. E’ centrale anche un nuovo ragionamento sul patrimonio culturale: servono tutela e liberazione delle piazze dalle auto, percorsi culturali per valorizzare il quartiere. Necessario corollario di tutto questo è la reimpostazione della mobilità, che deve essere dolce e ciclabile, e deve prevedere trasporto pubblico a misura di quartiere, zone 30 e strade scolastiche”.
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