“Stop alle multe nel 2025”

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Il passo avanti c’è, anche se forse non lungo quanto necessario. L’Unione Europea si fa un pochino meno verde, o forse solo più pragmatica. Ursula von der Leyen ha annunciato che la Commissione Europea proporrà un “emendamento mirato” alle norme sulle emissioni delle auto “inquinanti”, cioè a diesel e benzina, in modo da dare più tempo alle case automobilistiche di adeguarsi.

Chi segue questa Zuppa sa qual è il nocciolo della questione. Le case automobilistiche quest’anno sono chiamate a rispettare degli standard di emissione di C02 per le auto vendute: in sintesi, più auto a batteria vendi meno il tuo parco di mezzi prodotti inquina. Solo che, stante la difficoltà del mercato elettrico a decollare, le basse immatricolazioni di elettriche costringeranno di fatto i costruttori a costruire meno auto con motori a combustione solo per rientrare nei parametri stabiliti dai burocrati Ue. Una follia senza senso in un settore già in grossa difficoltà e che, come denunciato dall’Associazione di costruttori, rischia di lasciare senza lavoro milioni di persone.

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Ursula, la stessa che negli ultimi 5 anni ha sposato le follie verdi di Frans Timmermans, sembra essere rinsavita e ha riconosciuto che “c’è una chiara richiesta di maggiore flessibilità sugli obiettivi di Co2“. Questo non vuol dire che verranno rivisti gli obiettivi concordati, purtroppo, ma che verranno ascoltate “le voci e le parti interessate, che chiedono più pragmatismo, in questi tempi difficili, e neutralità tecnologica, specialmente se parliamo degli obiettivi del 2025 e delle relative sanzioni in caso di non conformità”. Ed ecco che “per affrontare il problema in modo equilibrato, proporrò questo mese un emendamento mirato al regolamento sugli standard Co2: invece del rispetto annuale, le aziende avranno tre anni”.

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Una nota negativa dunque (“Gli obiettivi rimangono gli stessi, vanno rispettati) e una positiva (l’allungamento dei tempi per adeguarsi). Il che ovviamente “significa più respiro per l’industria“. Piuttosto che niente, meglio piuttosto. Però per approvare la modifica serve il via libera del Parlamento e del Consiglio Europeo: si spera, dunque, che le lungaggini burocratiche di Bruxelles non porti i decisori a rimandare sine die l’approvazione dell’emendamento che ha senso “solo se viene concordato rapidamente”. Cioè entro fine 2025. Anche perché l’industria automotive deve programmare e per programmare la produzione serve tempo.

Allo stesso tempo, è la promessa di Ursula fatta al termine del secondo meeting che si è tenuto oggi a Bruxelles nell’ambito del Dialogo strategico sul futuro dell’industria automotive europea, la Commissione sta lavorando anche per “accelerare il lavoro sulla revisione 2035 con la piena neutralità tecnologica come principio fondamentale”. Il ribaltone segue la scia di tanti gruppi parlamentari, in particolare Ppe e conservatori, che hanno chiesto all’Ue di mettere un freno alla folle corsa dell’Europa contro il muro dell’elettrico a tutti i costi. “Multe evitate, ci hanno ascoltato con grave ritardo – scrive in una nota la Lega – Adesso occorre azzerare la follia della messa al bando dei motori benzina e diesel dal 2035”.

In realtà da questo orecchio l’Europa ci sente solo a metà. Vero: c’è l’annuncio sulla neutralità tecnologica che fa esultare anche il ministro Adolfo Urso (“Salvata l’industria auto europea, la Commissione dà ragione all’Italia”), ma il parco delle e-car resta ancora il sogno europeo. E se le auto elettriche non vendono e le batterie europee costano troppo, la grande idea di Bruxelles è la più classica di sempre: spendiamo soldi pubblici. Per evitare “una dipendenza” dal mercato di Pechino, Ursula sta infatti valutando di “fornire un sostegno diretto ai produttori di batterie Ue”. “Introdurremo gradualmente requisiti di contenuto europeo per le celle e i componenti delle batterie – ha spiegato Von der Leyen – E naturalmente continueremo a ridurre la burocrazia”. Come nel caso del decreto omnibus, presentato in pompa magna dal commissario Valdis Dombrovskis, lo stesso che pochi anni fa aveva prodotto la babele di norme Ue che oggi si vantano di cancellare.

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