La scorsa settimana il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Pete Hegseth, ha ordinato al Cyber Command, l’organismo statunitense che pianifica le operazioni del cyberspazio, “per difendere e promuovere gli interessi nazionali”, di fermare le operazioni informatiche e informative offensive contro la Russia finché continueranno i negoziati sulla guerra in Ucraina.
L’ordine non si applica alla National Security Agency – la struttura del Dipartimento della difesa responsabile della sicurezza nazionale – scrive Martin Matishak di The Record che per primo ha dato la notizia venerdì 28 febbraio.
Nuove linee guida delle attività cyber Usa contro la Russia
Secondo Matishak, Hegseth avrebbe dato le istruzioni al capo del Cyber Command, il generale Timothy Haugh, che ha poi informato il direttore uscente delle operazioni dell’organizzazione, il maggiore generale dei Marines Ryan Heritage, delle nuove linee guida.
La durata esatta dell’ordine di Hegseth è sconosciuta, anche se, secondo le fonti, al Cyber Command è stato detto che le nuove disposizioni si applicheranno per il prossimo futuro.
Il New York Times ha confermato lo stand-down cibernetico, descrivendolo come un apparente sforzo per portare la Russia in “una nuova relazione con gli States”.
L’Agenzia per la sicurezza informatica e delle infrastrutture afferma che sta ancora difendendo le infrastrutture critiche degli Stati Uniti.
“Le implicazioni delle indicazioni di Hegseth sul personale del comando sono però incerte”, aggiunge Matishak. “Se si applica ai suoi guerrieri digitali che si concentrano sulla Russia, la decisione riguarderebbe solo centinaia di persone, tra cui i membri della Cyber National Mission Force e della Cyber Mission Force, forti di circa 2.000 unità.
Si tratta di un gruppo di 5.800 persone provenienti dai servizi armati e divise in squadre che conducono operazioni offensive e difensive nel cyberspazio.
Si ritiene che un quarto delle unità offensive sia concentrato sulla Russia. Tuttavia, se le indicazioni si estendono ad aree come l’intelligence e l’analisi o lo sviluppo delle capacità, il numero di persone interessate dall’editto cresce in modo significativo.
Il comando vanta circa 2.000-3.000 dipendenti, senza contare i componenti dei servizi e il personale dell’NSA che vi lavora. Le organizzazioni condividono un campus a Fort Meade, nel Maryland”.
I rischi sono globali
L’ordine potrebbe far deragliare alcune delle missioni di più alto profilo del comando che coinvolgono uno dei principali avversari digitali degli Usa, anche in Ucraina, evidenzia Matishak.
“Il comando ha inviato squadre di ‘hunt forward’ a Kiev nel periodo precedente l’assalto del Cremlino per rafforzare le proprie difese digitali.
Da allora ha prestato molta attenzione a come Mosca utilizza le sue capacità digitali, soprattutto per scopi di intelligence.
La Russia è anche un bastione per la criminalità informatica, con attori legati allo Stato e criminali che colpiscono ransomware in tutto il mondo.
Il comando è diventato un attore chiave nel contrastare le attività dannose. Inoltre, l’ordine di stand-down potrebbe esporre le entità del settore privato negli Usa e in tutto il mondo a un rischio maggiore se il comando non tiene a bada i servizi segreti e militari di Mosca, entrambi caratterizzati da noti gruppi di hacker.
Inoltre, l’ordine di stand-down potrebbe esporre le entità del settore privato negli Usa e in tutto il mondo a un rischio maggiore se il comando non tiene a bada i servizi segreti e militari di Mosca, entrambi caratterizzati da noti gruppi di hacker”.
La guerra cibernetica e il cyber disarmo
Le operazioni condotte strutturalmente dagli Stati hanno confini molto sfumati, sul lato dell’offesa e della difesa. I danni derivanti da un cyber attacci su larga scala sono noti, ma per evitarli molte volte basta la deterrenza come nel nucleare ovvero è sufficienza a impedire il lancio di cyber attacchi è la minaccia di una rappresaglia. A detenere questo potere sono gli Usa, gli unici, in Occidente, dotati di questa capacità di dissuasione.
La “guerra informatica contro la Russia” del collettivo Anonymous ha testimoniato la capacità di scatenare blackout e ostacolare le scorribande russe negli Usa.
La Nato accusa la Russia di condurre una guerra ibrida che sfrutta sabotaggi fisici, attentati e operazioni di disinformazione ed influenza.
L’ordine dell’amministrazione Trump di cyber-disarmo pone invece fine a questo capitolo, per facilitare e promuovere le trattative di Trump con Putin per la pace (si spera duratura) in Ucraina.
Ma questa cyber moratoria rischia di privare gli Usa della possibilità di ritorsione contro gli attacchi hacker.
Nel frattempo, l’Europa e l’Italia devono difendersi da massicci attacchi Ddos contro siti web di istituzioni, enti e aziende. Il cyber disarmo obbliga dunque Bruxelles a correre ai ripari, anche in termini di cyber difesa e offesa.
L’approccio “Reverse Nixon” per separare la Russia dalla Cina
Sebbene l’effettiva portata della direttiva di Hegseth rimanga poco chiara, essa rappresenta un’ulteriore prova degli sforzi della Casa Bianca per normalizzare i legami con Mosca, dopo che gli Usa e gli alleati internazionali hanno lavorato per isolare il Cremlino per l’invasione dell’Ucraina nel 2022.
Trump sta tentando un “reverse Nixon”, riporta in un post su X Extrema Ratio. “Accoccolandosi con il presidente russo Vladimir Putin, che è ovviamente molto interessato a fare accordi con gli Stati Uniti, Trump sta cercando di ‘staccare’ la Russia dalla sua relazione ‘senza limiti’ con la Cina.
D’altra parte, è stato proprio il Segretario di Stato americano Marco Rubio a confermare questa linea di politica estera della Casa Bianca.
In particolare, Rubio ha delineato una strategia per gestire le strette relazioni della Russia con la Cina, affermando che Washington vuole “diluire i legami” senza seminare divisioni tra i vicini dotati di armi nucleari.
“Non so se riusciremo mai a staccarli completamente da una relazione con i cinesi”, ha detto Rubio quando, rispondendo alla domanda se gli sforzi di Trump per porre fine alla guerra in Ucraina sono simili al famoso momento in cui Nixon si diresse in Cina per frenare l’Unione Sovietica.
“Non credo nemmeno che avere Cina e Russia l’una contro l’altra sia un bene per la stabilità globale, perché sono entrambe potenze nucleari. Ma credo che ora ci troviamo in una situazione in cui i russi sono diventati sempre più dipendenti dai cinesi e anche questo non è un buon risultato, se ci pensate”.
Per la Ue è l’occasione di una difesa comune, anche cyber
In questi termini si potrebbe forse spiegare l’incontro tra Trump e Zelensky di venerdì scorso, per firmare un accordo durante il quale, a seguito di una discussione nello Studio Ovale tra i due leader, non è stato siglato l’accordo che avrebbe dato agli Usa l’accesso alle risorse minerarie dell’Ucraina. Ma potrebbe esserci dell’altro.
Trump, come più volte annunciato in campagna elettorale anche indirettamente a mezzo di persone a lui vicine come l’attuale Sottosegretario alla Difesa Elbridge Colby, potrebbe cercare di scaricare sull’UE l’onere, anche economico, del futuro sostegno militare a Kiev in una logica di condivisione tra Ue e Usa dei compiti di contenimento delle due superpotenze, vale a dire di Russia e Cina.
Anche l’idea di Elon Musk, secondo cui gli Usa dovrebbero abbandonare la Nato, è coerente con questa interpretazione.
Si tratta di una strategia complessa con vantaggi e svantaggi. Ma per l’Ue potrebbe essere l’apertura della porta a una vera e seria autodeterminazione, anche per quanto riguarda la difesa comune, anche cyber.
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