La proposta di Michele Serra, in piazza per l’Europa, “Qui si fa l’Europa o si muore”, avanzata sulle pagine de “La Repubblica”, di organizzare una manifestazione a sostegno dell’Unione Europea, ha innescato un acceso dibattito nel panorama politico italiano, evidenziando tensioni all’interno del centrosinistra. L’iniziativa, prevista per il 15 marzo a Roma, si caratterizza per l’assenza di simboli di partito e la presenza esclusiva della bandiera europea, con l’obiettivo di riaffermare i valori fondamentali dell’UE in un momento storico particolarmente delicato.
Un appello per l’Europa
L’idea di una mobilitazione apartitica nasce in un contesto segnato da tensioni geopolitiche e da una crescente incertezza sul futuro dell’Europa. La guerra in Ucraina, le pressioni esterne da parte di potenze come la Russia e le recenti posizioni dell’amministrazione statunitense guidata da Donald Trump hanno messo in discussione la stabilità e l’unità dell’Unione Europea. In questo scenario, Michele Serra ha lanciato un appello per una grande manifestazione che celebri l’essenza dell’essere europei, sottolineando l’importanza di difendere la democrazia, i diritti umani e la cooperazione tra i popoli.
Le adesioni: un fronte ampio e trasversale
L’appello ha trovato riscontro in diverse forze politiche e organizzazioni della società civile, creando un fronte ampio e trasversale a sostegno dell’iniziativa.
• Partito Democratico (PD): Il presidente Stefano Bonaccini ha espresso il suo sostegno, affermando: “Condivido l’appello di Michele Serra, a favore di una manifestazione per l’Europa, senza simboli e bandiere di partito”.
• Azione: Il leader Carlo Calenda ha dichiarato: “Aderiamo con convinzione all’appello lanciato da Michele Serra per una piazza che celebri il significato profondo dell’essere europei”.
• Italia Viva (IV): Il senatore Ivan Scalfarotto ha proposto di concretizzare l’iniziativa il 15 marzo a Milano, dichiarando sui social: “Ho letto l’appello di Michele Serra per una piazza per l’Europa ‘per la sua unità e la sua libertà’, senza bandiere di partito, per dire ‘Qui si fa l’Europa o si muore’ e rilancio: facciamola a Milano, presto, il 15 marzo. Tutti in piazza per l’Europa”.
• +Europa: Riccardo Magi ha ribadito la necessità di una mobilitazione a difesa dell’Unione Europea e dei suoi valori fondanti.
Oltre ai partiti politici, numerose organizzazioni hanno aderito all’iniziativa:
• Legacoop: Ha annunciato la partecipazione alla manifestazione, sottolineando come l’appello tocchi i valori fondamentali della cooperazione italiana, tra cui il primato delle persone e il modello democratico e partecipativo.
• Auser: Ha espresso il suo sostegno, affermando la necessità di un’Europa più unita per contrastare i rischi di un oscurantismo sociale, economico e politico.
• Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (Acli): Hanno accolto con convinzione l’appello, dichiarando l’importanza di costruire un’Unione Europea più democratica, sociale e inclusiva.
• Unione Italiana Sport Per tutti (Uisp): Ha aderito all’iniziativa, riconoscendo l’importanza di riaffermare i valori su cui si fonda l’Unione Europea.
Anche il mondo sindacale ha risposto positivamente:
• CGIL, CISL e UIL: Hanno annunciato la partecipazione alla manifestazione, riconoscendo l’importanza di difendere il progetto europeo e le basi democratiche su cui si fonda.
Numerosi sindaci, rappresentanti di diverse città italiane, hanno aderito all’appello, tra cui:
• Roberto Gualtieri (Roma)
• Luigi Brugnaro (Venezia)
• Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria)
• Matteo Lepore (Bologna)
• Gaetano Manfredi (Napoli)
• Beppe Sala (Milano)
• Stefano Lo Russo (Torino)
• Vito Leccese (Bari)
Questa partecipazione trasversale evidenzia l’importanza attribuita all’iniziativa da parte delle amministrazioni locali nel sostenere i valori europei.
Le divisioni interne al centrosinistra: AVS e M5S
Nonostante le numerose adesioni, emergono fratture all’interno del centrosinistra riguardo alla partecipazione alla manifestazione.
• Alleanza Verdi e Sinistra (AVS): Ha espresso il suo sostegno all’iniziativa, ma con alcune precisazioni. Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni hanno dichiarato di aderire all’appello per la piazza, sottolineando però la necessità di rimarcare la loro posizione: no a spendere in armi, sì alla spesa sociale.
• L’ambiguità del M5S: una distanza non casuale Il Movimento 5 Stelle si è tenuto alla larga dall’iniziativa, evitando di dare un chiaro segnale di adesione. Il leader Giuseppe Conte ha scelto una posizione di prudente distanza, spiegando che «non bisogna confondere le piazze» e ribadendo che la questione europea non può essere affrontata con un generico europeismo, ma richiede una discussione su quale tipo di Europa si vuole costruire.
Dietro questa scelta, si intravede la strategia del M5S di non allinearsi in modo netto al fronte progressista europeista, mantenendo una posizione critica verso le istituzioni europee, in particolare sulle politiche economiche e sull’atteggiamento dell’UE nei confronti della guerra in Ucraina. Conte, infatti, ha spesso espresso riserve sulla politica di invio di armi a Kyiv e ha chiesto un’Europa più attenta alle questioni sociali e al ruolo degli Stati nazionali.
L’assenza del Movimento dalla manifestazione riflette quindi una distanza ideologica e strategica, in linea con il suo storico euroscetticismo moderato e con il tentativo di rappresentare un’area politica che non si riconosce nell’Europa delle élite e dell’austerità. Tuttavia, questa scelta rischia di isolarlo ulteriormente dalle forze progressiste, specialmente in vista delle elezioni europee, dove la partita dell’alleanza con il centrosinistra sarà cruciale.
La reazione della destra e degli euroscettici: tra critica e indifferenza
Se da un lato l’iniziativa di Michele Serra ha raccolto un ampio consenso tra le forze progressiste, dall’altro ha suscitato reazioni fredde o apertamente critiche nel campo del centrodestra e tra gli esponenti euroscettici. La manifestazione del 15 marzo viene infatti percepita da alcuni come un’iniziativa ideologica che non affronta le contraddizioni dell’Unione Europea e ignora le preoccupazioni reali di cittadini e imprese.
Fratelli d’Italia e Lega: una visione critica dell’Europa
Il partito di Giorgia Meloni, pur non schierandosi apertamente contro la manifestazione, ha sottolineato che il problema non è l’Unione Europea in sé, ma il modo in cui è governata. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani (Forza Italia) ha dichiarato che “l’Europa va sostenuta, ma con riforme concrete, non con eventi simbolici”. Più netta la posizione di alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, che vedono l’iniziativa come una risposta tardiva e superficiale alle sfide che l’UE deve affrontare. Il senatore Guido Crosetto ha commentato: “Non basta sventolare una bandiera per rendere l’Europa più forte. Servono politiche serie su difesa comune, energia e industria”.
Matteo Salvini, segretario della Lega, ha invece scelto una linea più polemica, criticando apertamente l’iniziativa. “Mentre qualcuno fa le manifestazioni con le bandierine, noi lavoriamo per cambiare questa Europa, che oggi schiaccia lavoratori, agricoltori e imprenditori con regole assurde”, ha dichiarato il vicepremier, facendo riferimento alle proteste del settore agricolo contro le politiche europee. La Lega, da sempre scettica sull’integrazione europea, con antichi rapporti con Mosca che non si sa davvero se si siano allentati e sostenitrice di Trump che vuole dividere l’Europa anziché unirla perché la percepisce come un potenziale concorrente e non come alleato, continua a promuovere una visione più sovranista dell’UE, basata sul primato degli Stati nazionali, il che significa essere contro un’ulteriore integrazione europea.
L’estrema destra e i movimenti euroscettici
L’iniziativa pro-UE ha attirato anche le critiche della galassia dell’estrema destra, dove il sentimento euroscettico è più radicale. Alcuni gruppi vicini a movimenti nazionalisti, come quelli ispirati a Marine Le Pen e Viktor Orbán, hanno definito la manifestazione come una “celebrazione di un’Europa delle élite”, distante dai problemi quotidiani dei cittadini. In ambienti vicini a Identità e Democrazia, il gruppo europeo che raccoglie partiti sovranisti, si parla di un evento inutile, “l’ennesima parata di chi difende un’Unione Europea che ha fallito sulle crisi migratorie, energetiche e geopolitiche”.
Una contro-manifestazione in vista?
Al momento non ci sono segnali di una mobilitazione alternativa promossa dal centrodestra, ma alcune voci all’interno della Lega stanno discutendo la possibilità di organizzare un evento in chiave critica verso le politiche europee. L’idea sarebbe quella di un incontro pubblico per rilanciare un’Europa “dei popoli” e non “delle burocrazie”, con l’obiettivo di proporre una riforma dell’Unione che limiti il potere di Bruxelles e rafforzi la sovranità nazionale. Sarebbe un modo per bloccare l’integrazione europea e renderla sempre più debole e insignificante, erodendo il suo modello di democrazia per approdare a un’Europa degli oligarchi, sullo stile di Mosca e ora anche di Washington.
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