La ricerca e l’industria farmaceutica spingono sull’acceleratore della medicina di genere. Ad oggi sono 1.200, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità i farmaci in sviluppo clinico nel mondo per le donne: 95 per patologie ginecologiche, 190 per tumore all’utero, 83 per tumore alle tube di Falloppio, 558 per tumore al seno, 251 per tumore alle ovaie, 22 per condizioni legate a gravidanza e parto. I numeri sono stati rilanciati da Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, in occasione del convegno tenuto a Roma, dal titolo “La Scienza per la differenza. La via multidisciplinare alla medicina di genere”.
L’impegno delle industrie
In Italia, nonostante nove studi clinici su dieci siano aperti sia a uomini sia a donne, in alcune aree terapeutiche la presenza femminile è significativamente inferiore a quella maschile.
“L’impegno dell’industria farmaceutica nella medicina genere-specifica – spiega Cattani – è crescente. Le imprese auspicano un maggior numero di donne arruolate negli studi per ridurre il gap che oggi esiste. Per facilitare la partecipazione delle donne andrebbero implementati il più possibile strumenti come gli studi clinici decentralizzati (DCT) che permettono di prendere parte alle sperimentazioni restando a casa, grazie a servizi come la consegna e la somministrazione del farmaco a domicilio, il telemonitoraggio da remoto dei parametri, le televisite di controllo, che riducono gli spostamenti verso i centri”.
Le nuove tecnologie
Anche l’intelligenza artificiale (IA), lo sviluppo tecnologico e la digitalizzazione dei dati sanitari hanno permesso di migliorare la diagnosi, il trattamento, la personalizzazione della ricerca nella medicina genere-specifica. L’intelligenza artificiale in particolare mostra risultati più veloci e più precisi permetteranno anche un incremento di trattamenti personalizzati, aprendo ampi scenari ricchi di incredibili opportunità.
L’uso degli algoritmi ha fatto registrare una crescita del 400% sull’identificazione di molecole in sviluppo tra il 2020 e il 2023 e un tasso di successo di quelle nella prima fase di sperimentazione clinica tra l’80 e il 90%. E che riduce del 40% i tempi di ricerca preclinica. Oggi gli investimenti nel mondo in nuovi progetti di ricerca e sviluppo con l’IA sono di 13 miliardi di euro.
Collaborazione con gli altri attori
L’industria farmaceutica intende rafforzare la collaborazione virtuosa tra Istituzioni, università, ricerca e industria sulla medicina genere-specifica, riconosciuta da una legge del 2018 e da una recente dichiarazione del Comitato Nazionale di Bioetica.
“Si può fare ancora tanto – conclude Cattani –. A partire dalla promozione di una maggiore trasversalità e multidisciplinarietà nella formazione dei professionisti della salute, nello sviluppo delle competenze necessarie, nella ricerca scientifica e nell’uso efficace delle tecnologie digitali. Insieme si possono raggiungere traguardi incredibili”.
I progressi della cultura scientifica
“L’intento di questo ciclo di incontri iniziato ormai dieci anni fa”, secondo Enrica Giorgetti, direttore generale di Farmindustria, “è sempre stato quello di andare oltre il perimetro specifico delle nostre competenze, indirizzando gli obiettivi di genere alla originalità di ciascuna persona, alle differenze da considerare per conquistare uguaglianza sostanziale.Un percorso inaugurato proprio dalla medicina di genere per considerare poi la crisi demografica e l’invecchiamento della popolazione, il ruolo della donna come fondamentale caregiver della famiglia, la conciliazione tra natalità, cura dei figli e carriera attraverso il nostro primario modello di welfare, fino alla infertilità maschile, frequente causa della impossibilità di avere dei figli. L’evento di oggi torna al tema della prima edizione, la medicina di genere, o meglio della medicina ‘genere-specifica’ per valutare i progressi soprattutto dal punto di vista della cultura scientifica e di quella che si è prodotta più generalmente nella società nei dieci anni trascorsi che hanno portato straordinari cambiamenti nella ricerca, nella demografia e nel contesto geoeconomico e sociale”, conclude Giorgetti.
Le donne nel settore
Nell’industria farmaceutica, le donne sono 70mila, pari al 45% degli occupati, di cui 7mila nella ricerca e sviluppo (il 53% del totale). Il 47% di quadri e dirigenti è donna e il 56,3% delle impiegate under35 sono quadri e dirigenti sul totale. Nel periodo 2018-2023, l’occupazione femminile è cresciuta del 14% (+22% quella di under 35 e +9% quella totale nel farmaceutico). Il gender gap, ovvero la differenza di retribuzione fra uomini e donne, è del -0,5%, praticamente inesistente, nella fascia 30-49 anni, a fronte di un -11,6% della media manifatturiera. E -6,9% totale, rispetto al -14,5% della media manifatturiera.
Parità di genere
La maggior parte delle aziende ha ottenuto la certificazione della Parità di Genere e sta implementando iniziative per contrastare la violenza di genere e promuovere una cultura aziendale inclusiva. Le imprese si dimostrano all’avanguardia anche in termini di welfare, con una vasta gamma di benefit pensati per conciliare lavoro e vita privata. Flessibilità di orario, supporto alla genitorialità e servizi per la salute fisica e mentale sono solo alcuni degli strumenti messi a disposizione dei dipendenti.
Il 71% delle aziende farmaceutiche ha già ottenuto la Certificazione della Parità di Genere, e un ulteriore 22% ha avviato o sta per avviare l’iter. Oltre a garantire pari opportunità di carriera e retribuzioni eque, le aziende si impegnano attivamente nella lotta alla violenza di genere, con campagne di sensibilizzazione, formazione e collaborazioni con associazioni no-profit.
Il 91% delle aziende offre flessibilità di orario, con opzioni come smart working, part-time e permessi. Il 58% prevede asili nido aziendali o rimborsi per le spese di istruzione e assistenza domestica. Non mancano poi iniziative per la salute e il benessere, come counseling psicologico, programmi di fitness e consulenza nutrizionale.
Tasso di natalità
Questo impegno per la creazione di un ambiente di lavoro inclusivo e attento al benessere dei dipendenti si traduce in risultati concreti. Nelle aziende farmaceutiche, il tasso di natalità è superiore del 45% rispetto alla media nazionale, a dimostrazione che investire nelle persone porta benefici a tutti i livelli.
Il settore farmaceutico si conferma quindi un esempio virtuoso, dimostrando che è possibile coniugare successo aziendale e attenzione al benessere dei propri dipendenti.
Formazione continua
L’industria farmaceutica è anche il primo settore per erogazione di formazione continua, aggiuntiva a quella obbligatoria. E dedica grande attenzione a progetti ad hoc di orientamento e formazione per gli studenti di istituti tecnici, dei licei, dell’Università. Soprattutto oggi che sono richieste competenze specifiche, tecnologiche e STEM per le nuove figure professionali. Un esempio è il Campus ITS Pharma Academy, con 250 giovani formati negli ultimi 5 anni e un placement del 100% e il modello di partnership insieme al ministero dell’Università e della Ricerca sviluppato nel Protocollo del luglio scorso.
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