in appello bisogna rivedere le condizioni?

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Corte di Cassazione -sez. I pen.- sentenza n. 6075 del 12-12-2024

1. La questione: violazione di legge e vizio di motivazione per avere il Tribunale del riesame disatteso l’appello ex art. 310 cod. proc. pen.


Il Tribunale del riesame di Catanzaro rigettava un appello presentato, ai sensi dell’art. 310 cod. proc. pen., avverso un provvedimento con cui il Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale della stessa città aveva respinto un’istanza di revoca della misura cautelare della custodia in carcere applicata ad un indagato per il delitto di associazione mafiosa.
Ciò posto, avverso questo provvedimento proponeva ricorso per Cassazione il difensore che, con un unico motivo, deduceva violazione di legge e vizio di motivazione per avere il Tribunale del riesame disatteso l’appello ex art. 310 cod. proc. pen.. Per restare sempre aggiornato sulle evoluzioni della giustizia penale: Come cambia il processo penale – Dall’abrograzione dell’abuso d’ufficio al decreto giustizia

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2. La soluzione adottata dalla Cassazione


La Suprema Corte riteneva il ricorso suesposto infondato.
In particolare, tra le argomentazioni che inducevano i giudici di piazza Cavour ad addivenire a siffatto esito decisorio, era richiamato quell’orientamento nomofilattico secondo il quale, in sede di appello avverso l’ordinanza di rigetto della richiesta di revoca o sostituzione di misura cautelare personale, il Tribunale, in ragione dell’effetto devolutivo dell’impugnazione e della natura autonoma della decisione appellata, non è tenuto a rivalutare la sussistenza delle condizioni legittimanti il provvedimento restrittivo, dovendosi limitare al controllo che l’ordinanza gravata sia giuridicamente corretta e adeguatamente motivata in ordine agli allegati fatti nuovi, preesistenti o sopravvenuti, idonei a modificare apprezzabilmente il quadro indiziario o stricto sensu cautelare (Sez. 2, n. 18130 del 13/04/2016; Sez. 3, n. 43112 del 07/04/2015).

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3. Conclusioni: nel caso di appello contro il rigetto della richiesta di revoca o sostituzione della misura cautelare, il Tribunale non è tenuto a rivalutare le condizioni legittimanti il provvedimento


La decisione in esame desta un certo interesse essendo ivi chiarito se, in sede di appello avverso l’ordinanza di rigetto della richiesta di revoca o sostituzione di misura cautelare personale, il Tribunale, in ragione dell’effetto devolutivo dell’impugnazione e della natura autonoma della decisione appellata, sia tenuto a rivalutare la sussistenza delle condizioni legittimanti il provvedimento restrittivo.
Si fornisce difatti in tale pronuncia una risposta negativa a siffatto quesito sulla scorta di un indirizzo interpretativo con cui è stato per l’appunto postulato che, nell’ipotesi di appello contro il rigetto della richiesta di revoca o sostituzione della misura cautelare, il Tribunale non deve rivalutare le condizioni legittimanti il provvedimento, ma verificare la correttezza giuridica e la motivazione dell’ordinanza, considerando fatti nuovi o rilevanti che possano modificare il quadro indiziario o cautelare.
Ove dunque questa rivalutazione non sia stata fatta, è sconsigliabile, perlomeno alla stregua di codesto approdo ermeneutico, contestare una decisione in cui sia assente siffatta riconsiderazione.
Ad ogni modo, il giudizio in ordine a quanto statuito in codesta sentenza, poiché prova a fare chiarezza su tale tematica procedurale sotto il versante giurisprudenziale, non può che essere positivo.



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