Casa fantasma e laurea in Albania, a processo l’ex governatore Solinas

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Rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione. Alla sbarra ci sarà l’ex presidente della Sardegna, il sardista-leghista Christian Solinas. Ieri infatti il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Cagliari, Giorgio Altieri, ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio per Solinas e altri sette imputati, presentata dal pubblico ministero Giangiacomo Pilia. Le indagini riguardano due diversi filoni: il primo è inerente alla compravendita di un immobile (una porzione di una vecchia abazia ormai in pezzi) di Solinas all’imprenditore Roberto Zedda; il secondo concerne un presunto scambio tra una nomina a una carica regionale e una laurea honoris causa dall’università di Medicina di Tirana, Albania, e di alcuni corsi di docenza alla Link University di Roma.

Le caparre fantasma

Nel primo caso si tratta dei ruderi di un’ex abbazia nel comune di Capoterra (Cagliari) venduti da Solinas all’imprenditore Zedda per 550mila euro, dei quali 375mila effettivamente versati. Secondo le perizie della Procura, però, il reale valore dell’immobile non supererebbe i 72mila euro.

Da quanto ricostruito, Zedda avrebbe versato, in forza di un preliminare d’acquisto, una serie di caparre a Solinas pari a 350.000 euro, senza che però la vendita (sovrastimata, secondo i pm) si formalizzasse mai. Quindi, sostengono i magistrati, la differenza tra il prezzo reale e quello pattuito costituirebbe una tangente mascherata, mentre la tecnica del preliminare mai diventato un rogito vero e proprio, il mezzo con il quale l’imprenditore aveva fatto arrivare i soldi all’ex-governatore.

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In cambio, Zedda avrebbe ottenuto ricchi appalti con Regione Sardegna, a partire dalla fornitura di una partita di termoscanner per tutte le sedi di Regione Sardegna. La difesa di Solinas ha prodotto due consulenze per provare che il presupposto dei magistrati è sbagliato, e cioè che l’ex abbazia vale davvero mezzo milione. A fare da tramite, sempre secondo i magistrati, l’ex braccio destro di Solinas, l’allora consigliere regionale sardista Nanni Lancioni, anch’egli rinviato a giudizio.

Il precedente

A rendere più che scomoda la posizione di Solinas, un precedente molto simile, risalente agli anni in cui aveva appena terminato la sua esperienza da assessore regionale alla Mobilità. Anche allora vendette un terreno a uno dei principali imprenditori dei trasporti della Sardegna, o meglio, sottoscrisse un preliminare, intascando una ricca caparra, senza che quel preliminare si trasformasse mai in un contratto di vendita definitivo.

Solo molti anni dopo – quando scoppiò lo scandalo dell’abbazia e dopo la morte dell’imprenditore – Solinas restituì la caparra incamerata. Inoltre, la vendita del rudere coincise con l’acquisto, da parte di Solinas, di una mega-villa a Cagliari, del valore di oltre 1 milione di euro. Per pagarla, oltre ai soldi ottenuti da Zedda, l’ex governatore ottenne anche un mutuo dal Banco di Sardegna di oltre 800mila euro, senza alcuna garanzia, oltre alla villa stessa. Da sottolineare il fatto che proprio quando Solinas ottenne quel mutuo, Regione Sardegna e Banco di Sardegna stavano negoziando il contratto per i servizi di tesoreria.

La nomina in cambio della laurea

Nel secondo filone, invece, l’allora governatore avrebbe promesso la nomina del manager Roberto Raimondi alla direzione generale dell’Autorità di gestione del programma Eni-Cbc bacino del Mediterraneo, in cambio di una laurea ad honorem rilasciata dalla facoltà di medicina di Tirana e di alcuni corsi che Solinas avrebbe dovuto tenere per l’università telematica Link-Campus di Roma.

Tutto questo – sempre secondo gli inquirenti – con la complicità del consulente Christian Stevelli, del rettore albanese Arben Gjata e di Alfonso Lovito (E-Campus), tutti rinviati a giudizio.

Prosciolto dall’accusa di turbata libertà degli incanti, dopo che la contestazione è stata derubricata in abuso d’ufficio – fatto non più previsto dalla legge come reato -, il commercialista Aldo Cadau, all’epoca dei fatti commissario della Zona economica speciale: aveva fatto vincere un bando alla moglie di Raimondi, Melissa Mencarelli. E proprio per la Mencarelli il giudice ha disposto una proroga di indagini, perché sospettata di falso. La donna è stata invece prosciolta dalla turbata libertà degli incanti con la stessa formula del marito. La prima udienza è fissata per il 5 giugno prossimo.



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