Capo DDPS: né Pfister né Ritter, ma ministro in carica, storico

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Keystone-SDA

“Questa volta la distribuzione dei dipartimenti (dopo l’elezione del successore di Viola Amherd in governo) non ha nulla a che fare con il ‘business as usual'”, afferma Urs Altermatt, lo storico noto per il suo libro I consiglieri federali svizzeri.

(Keystone-ATS) Il professore emerito dell’università di Friburgo, tenuto conto del mutato contesto di sicurezza in Europa e dei problemi al DDPS, auspica che le redini del Dipartimento della difesa siano assunte, almeno a medio termine, da un ministro già in carica.

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“Perché un membro esperto del Consiglio federale non può assumere la direzione del DDPS (il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport) fino al 2027? Nella storia del Consiglio federale, il collegio ha spesso risolto le difficoltà dei dipartimenti con un arrocco. E il DDPS è diventato un dipartimento chiave negli ultimi tre anni”, afferma l’82enne in un’intervista pubblicata oggi dai quotidiani dell’editore CH Media.

Il prossimo 12 marzo, l’Assemblea federale eleggerà – con ogni probabilità scegliendo tra il consigliere nazionale sangallese Markus Ritter e il consigliere di Stato zughese Martin Pfister, entrambi del Centro – un membro del governo e non un capo dipartimento. “Non è scritto da nessuna parte che il nuovo consigliere federale debba prendere il posto di quello dimissionario”, sottolinea colui che dal 1983 commenta le elezioni dei “ministri” elvetici per la radiotelevisione pubblica svizzerotedesca SRF.

Elezione tirata

Tra otto giorni la competizione tra Ritter e Pfister sarà tirata, prevede Altermatt, che non conosce personalmente il sangallese, ma ha invece conosciuto lo zughese quand’era “suo” assistente e collaboratore scientifico all’ateneo friburghese una trentina di anni or sono. L’Assemblea federale potrà compiere una scelta tra “due personalità nettamente diverse: da un lato, un uomo che si dà da fare, a volte rumoroso (Ritter), e dall’altro il politico del consenso (Pfister). Entrambi sono esperti strateghi politici.”

Colui che è considerato il decano tra gli specialisti del Consiglio federale ha anche un’idea precisa sulla dinamica dell’elezione nella sala del Consiglio nazionale di mercoledì prossimo: “Con un ticket di due persone, molto dipende dal numero di voti che un candidato riceve al primo turno di votazione (…) Gli indecisi tendono spesso a votare per il vincitore del primo turno.”

Crisi del DDPS da leggere nel contesto attuale

Lo storico si esprime anche su quello che vari media definiscono caos al DDPS. Le varie dimissioni eccellenti, a partire da quella di Amherd, e tutta la serie di problemi e scandali che hanno toccato e toccano il Dipartimento sono “probabilmente più legate agli sconvolgimenti (…) in Europa dopo l’attacco di (Vladimir) Putin all’Ucraina e il crollo del precedente ordine di pace europeo. I Paesi europei sono scivolati in una colossale crisi di sicurezza dopo il 2022 e sono alla faticosa ricerca di una comunità di difesa comune. Le numerose disavventure del DDPS riflettono i problemi della Svizzera – del Consiglio federale, del parlamento e del popolo – nel trovare il proprio posto e il ruolo del paese in Europa e nel mondo.”

La serie di rinunce illustri alla candidatura alla successione della vallesana – di cui Altermatt parla come di “spettacolare tragedia del Centro” – ha senz’altro arrecato un danno d’immagine al partito, che non sarà duraturo se la formazione politica saprà operare intelligentemente nella riconfigurazione della direzione, dopo le dimissioni a sorpresa all’Epifania del presidente Gerhard Pfister. Alla guida del Centro, ritiene il professore merito, occorre “la generazione dei 40enni” e una femminilizzazione.

Un secondo ministro nel 2027?

Un secondo seggio “centrista” dopo le elezioni federali del 2027 è un’opzione realistica per lo storico che, “speculando”, delinea due scenari. Nel primo, analogamente a quanto avvenuto nel 1959 con la creazione della cosiddetta formula magica, il Centro si avvicina al PS. “Sospetto che il Centro stia di nuovo entrando in questa modalità. Tuttavia, i liberali radicali possono salvarsi se raggiungono un ‘gentleman agreement’ con il partito”.

E questo è il secondo scenario, una formula a rotazione, che Altermatt ha già illustrato dopo le ultime elezioni federali. Il PLR e il Centro si spartirebbero tre seggi, con in alternanza una e due poltrone a una e all’altra formazione politica in occasione delle dimissioni di un “ministro”. “In caso contrario, il PLR rischia che il Centro, in un’alleanza con i socialdemocratici, appoggi i Verdi. Allora in Consiglio federale si stabilirebbe una coalizione di centro-sinistra come maggioranza.”

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