Bce, inflazione in calo: pronto il nuovo taglio. Ma è l’ultima riunione ‘facile’

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A febbraio i prezzi dell’Area sono arretrati al 2,4%. In frenata anche l’indice core e quello dei servizi. Per gli analisti, giovedì è scontata un’altra sforbiciata, ma sul dopo regna l’incertezza

L’inflazione dell’Area euro continua ad arretrare, anche se un po’ meno delle attese, e cala anche nella sua componente core, rassicurando i mercati sul fatto che giovedì la Baca centrale europea procederà con il sesto taglio dei tassi. A febbraio, infatti, l’indice dei prezzi del blocco ha rallentato al 2,4% dal 2,5% di gennaio, appena sopra le aspettative del 2,3%, segnando un altro passo verso l’obiettivo del 2%. Anche il dato che esclude i prezzi più volatili come cibo ed energia ha registrato un decremento, passando al 2,6% dal 2,5%. E quello dei servizi, sorvegliato speciale dei policymaker, pur rimanendo elevato ha finalmente iniziato a scendere (al 3,7% dal 3,9%).

Taglio scontato

Dal carovita arriva dunque un quadro per ora rassicurante che, unito alla sostanziale stagnazione dell’economia dell’Area, non lascia dubbi sulle decisioni di politica monetaria del 6 marzo. E che fa aumentare le speranze degli investitori su ulteriori allentamenti nei prossimi mesi. Tuttavia sono molti gli analisti titubanti sul percorso che Lagarde e colleghi sceglieranno di seguire. Pesano infatti i dazi di Donald Trump, le elevate tensioni geopolitiche e soprattutto alcune dichiarazioni dei falchi di Francoforte (prime fra tutte quelle della tedesca Isabel Schnabel) che continuano a temere la componente dei servizi, ancora troppo elevata e in grado di far ripartire i prezzi se si i freni venissero allentati troppo presto. Inoltre, su base mensile l’inflazione di febbraio ha segnato un aumento dello 0,5%: il più marcato dall’aprile dello scorso anno.

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L’economia resta al palo

L’attività dell’Eurozona resta però preoccupante, nonostante alcuni segnali di ripresa. A febbraio l’indice Pmi manifatturiero del blocco è salito a 47,6 punti, superando la stima preliminare di 47,3 ma restando comunque sotto la soglia di 50 che separa la crescita dalla contrazione. L’indicatore dei nuovi ordini, una misura della domanda, è però rimbalzato a 47,7 punti da 45,4. Uno spiraglio di luce è arrivato anche dalla buia Germania, il cui Pmi manifatturiero Hcob, elaborato da S&P Global, è cresciuto ai massimi da 25 mesi, superando le attese e toccando quota 46,5 rispetto ai 45 punti di gennaio. La flessione del settore si è allentata poi in Francia, dove l’indicatore è salito a 45,8 punti dai precedenti 45,0, e in Italia, dove è passato da 46,3 a 47,4 punti. Male invece la Spagna, la cui attività manifatturiera a febbraio si è contratta per la prima volta da oltre un anno. Il Pmi è infatti sceso a 49,7 punti, da 50,9, registrando il primo calo al di sotto della soglia di 50 da gennaio 2024.

Ultima riunione ‘facile’

Ne deriva che quella di giovedì sarà per Francoforte l’ultima riunione ‘facile’. “La Bce si prepara a tagliare i tassi di 25 pb questa settimana, ma una pausa ad aprile resta lo scenario base, con divergenze crescenti tra i policymaker”, afferma Massimo De Palma, head of multi asset team di Gam (Italia) Sgr. Anche per Ulrike Kastens, senior economist di Dws, lo spazio per ulteriori sforbiciate rapide sembra diminuire. “Le opinioni all’interno del board sono sempre più divise su quante riduzioni ci si possa aspettare nei prossimi mesi, con quale rapidità verranno attuate e se la politica monetaria attuale sia già restrittiva”, spiega. Aggiungendo che i futuri sviluppi dipenderanno dalle nuove previsioni di crescita e inflazione.

Anche per Konstantin Veit, portfolio manager di Pimco, il costo del denaro continuerà probabilmente a scendere con prudenza, data l’incertezza riguardo all’intervallo di neutralità e l’inflazione interna ancora elevata. “I mercati stanno attualmente valutando un tasso terminale di circa l’1,9%, che rimane sostanzialmente coerente con le nostre stime”, chiarisce. Tuttavia, l’esperto vede ulteriori rischi al ribasso per la crescita dell’Eurozona dopo le elezioni Usa e la possibilità di tassi terminali più bassi di quelli attualmente prezzati. “L’attuale contesto di elevata incertezza non lascia spazio alla forward guidance e ci aspettiamo che la Bce continui a sottolineare che le decisioni verranno prese riunione per riunione”, precisa. Ribadendo che i dati dei prossimi mesi determineranno la velocità e la portata dell’allentamento.

Più ottimista Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, secondo cui anche se il carovita complessivo appare persistente, i dettagli sono migliori del previsto e danno il via libera a ulteriori sforbiciate. “Gli indicatori prospettici dell’inflazione dei servizi suggeriscono che la disinflazione continuerà”, spiega. Evidenziando che, a medio termine, è l’inflazione salariale il più importante fattore predittivo per quella dei servizi. “Il tracker delle retribuzioni di gennaio per l’Area è sceso al 2,6%, in forte calo rispetto al 2024. Ciò è in linea con molte informazioni che indicano che le pressioni salariali nell’area euro stanno diminuendo rapidamente”, assicura.

Per questo Wieladek è convinto che l’Eurotower continuerà a tagliare, con un tasso terminale dell’1,5% quest’anno. “Sebbene la crescita nel primo trimestre sarà resiliente a causa dell’anticipazione degli investimenti in questa fase, prima che i dazi statunitensi vengano implementati, in realtà è solo una quantità di domanda presa in prestito dal futuro”, osserva. Chiarendo che quindi l’espansione per il resto dell’anno potrebbe essere più debole del previsto. Inoltre, a suo parere, un accordo di pace europeo e i rinnovati flussi di gas russo potrebbero portare a una significativa disinflazione. “Infine, permane il rischio di una forte interruzione dell’attività a causa dei dazi statunitensi. Insieme alla disinflazione interna osservata oggi, le circostanze avverse nella seconda metà dell’anno indurranno la Bce a portare i tassi all’1,5% entro la fine dell’anno”, conclude.

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