Praja del Sud battaglia aperta confisca procura atto abnorme

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GALLIPOLI – E’ ancora terreno di scontro e di frizione la mancata realizzazione di un insediamento turistico all’aperto e dell’ex campeggio della Praja del Sud, sui terreni a ridosso della Baia Verde, dopo le vicende che negli anni hanno visto l’annullamento dei permessi paesaggistici e delle autorizzazioni edilizie e gli strascichi penali per abusivismo edilizio che hanno visto soccombente l’allora società privata che aveva proposto e avviato il progetto della struttura ricettiva.

La battaglia incrociata tra Comune, società Icm srl di Casarano, e Meridiem srl continua con un nuovo capitolo legato alla confisca dei terreni e l’acquisizione degli stessi al patrimonio disponibile comunale.

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Dopo un primo ridimensionamento dei circa 25 ettari inizialmente ritornati nella disponibilità dell’ente di Palazzo Balsamo (e poi dimezzati in poco più della metà dal Tribunale per l’esecuzione), insieme alle opere realizzate, e ritenute abusive, dell’area dell’ex insediamento turistico della Praja del Sud, ricadente in località li Foggi, c’è una nuova ordinanza del giudice dell’esecuzione della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce, che di fatto ha annullato il provvedimento di esecuzione adottato, il 23 ottobre del 2023, dall’allora sostituto procuratore di Lecce, Elsa Valeria Mignone.

Atto attraverso il quale la procura ha consentito al Comune di Gallipoli di effettuare la “concreta” confisca delle aree oggetto della sentenza penale divenuta definitiva nel 2017. Nel novembre del 2023 infatti proprio in forza di quel provvedimento della procura, gli agenti di polizia giudiziaria incaricati hanno provveduto a delimitare le aree oggetto della confisca, al fine di rendere le stesse inaccessibili ai non aventi diritto e consentire, invece, la piena disponibilità al Comune ionico.

La questione però si è doppiamente complicata per il Comune, che su parte di quei terreni sta già attuando il progetto della pineta multifunzionale e definendo le aree dei parcheggi estivi previsti nel piano stralcio della mobilità e della sosta del parco naturale di Punta Pizzo. 

In quanto da un lato è ancora in piedi il contenzioso civile sul regime possessorio delle aree confiscate, che nell’aprile del 2019, il Tribunale civile di Lecce, e anche il Tribunale del riesame, avevano reintegrato alla Meridiem srl, ovvero la società alla quale la Icm-Praja del Sud, già nel 2011, aveva ceduto, con contratto preliminare di vendita trascritto al registro immobiliare, anche i terreni in questione che all’epoca non erano ancora in fase di confisca o sequestro.  

Nell’ottobre del 2022 il Comune è quindi stato costretto a citare in giudizio e avviare il contenzioso anche con la Meridiem srl, con estensione anche alla Icm srl, chiedendo l’accertamento del suo diritto di proprietà e il rilascio delle aree confiscate, con richiesta di condanna della Meridiem srl al risarcimento dei danni subiti dal Comune per “l’illegittima occupazione”. La causa civile per la definizione possessoria è ancora sub judice.

Dall’altro lato c’è da valutare le ripercussioni della nuova decisione del giudice dell’esecuzione della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce, Chiara Panico, che con l’ordinanza pubblicata alla fine del gennaio scorso ha annullato, come detto, il provvedimento di esecuzione della procura, impugnato dalla Icm srl con il proprio legale Roberto Rampioni del foro di Roma (per l’analogo incidente di esecuzione da parte della Meridiem srl sullo stesso atto non si è proceduto perché il giudice ha ritenuto il provvedimento già annullato dal pronunciamento in capo alla Icm).

E la società Icm srl attende anche il responso del ricorso “per atto abnorme”, presentato sempre dall’avvocato Rampioni per lo stesso provvedimento, alla Corte di Cassazione che ha rinviato la trattazione fissata lo scorso 27 febbraio per via dello sciopero dei magistrati.

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Al momento il Comune valuterà gli esiti del nuovo fronte giudiziario, dopo aver già avviato sul piano amministrativo la revocatoria contro la Meridiem srl, e l’opposizione ad un nuovo ricorso della Icm contro la sentenza favorevole all’ente del Consiglio di stato.

Una battaglia ancora aperta dunque, atteso che non c’è stato nemmeno alcun accordo tra le parti per consentire solo il risanamento delle opere abusive e dar seguito alla cessione dei terreni alla Meridiem, visto che l’amministrazione comunale intende dare esecuzione a quanto stabilito dalla sentenza definitiva passata in giudicato e quindi vantare la confisca e il possesso delle aree.

Il tutto dopo che nel marzo del 2018 aveva cercato di entrare in possesso definitivo dei terreni invocando le motivazioni di ordine pubblico per adibirli a parcheggio per le auto già per il periodo pasquale e poi per l’estate.

Anche su quell’ordinanza si è aperto un ulteriore contenzioso in sede amministrativa generato dall’impugnazione della Icm srl con un ricorso straordinario rivolto al presidente della Repubblica e concluso nel 2022 con il decrerto di accogliemento e l’annullamento degli effetti dell’ordinanza comunale.     

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Le motivazioni del giudice       

“Considerato quanto esposto dalla difesa ed esaminato il provvedimento impugnato, il Tribunale rileva che effettivamente tale ordine di esecuzione esulava dalle competenze attribuite dalla legge alla procura della Repubblica” scrive il giudice dell’esecuzione nella sua ordinanza, “ed invero, il tribunale deve in primo luogo rilevare come la statuizione contenuta nella sentenza emessa dal Tribunale di Lecce nel 2012 e confermata dalla Corte d’Appello nel 2013, irrevocabile dal 17 luglio 2017, avesse già trovato esecuzione, avendo in effetti il giudice, già disposto in sentenza quale fosse la destinazione del bene confiscato”.

Il Comune provvedeva poi ad acquisire al proprio patrimonio i terreni e le opere realizzate, con una ordinanza sindacale. Una disponibilità che non si sarebbe però concretizzata e che aveva indotto l’amministrazione a segnalare alla procura “la presenza di persone che avevano la disponibilità del terreno e ne facevano uso improprio”. Veniva inoltre eccepito che “pur avendo il Comune acquisito tali aree, non aveva la totale e materiale disponibilità delle stesse, a causa delle azioni intraprese in sede civile da vari soggetti che avevano manifestato pretese possessorie di tali beni”. Da qui l’atto di esecuzione disposto dalla procura del 23 ottobre 2023, eseguito il 3 novembre da polizia locale, carabinieri e capitaneria di porto.                                   

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“Occorre evidenziare” esplicita l’ordinanza della giudice Panico, “che la competenza curare gli aspetti meramente esecutivi relativi a tale misura di sicurezza appartenga certamente al Tribunale e non anche all’ufficio di procura, in quanto il pubblico ministero è competente ad eseguire le misure di sicurezza diverse dalla confisca e che sia il giudice dell’esecuzione a decidere in merito all’individuazione dei beni in caso di sequestro. Per altro, nel caso di specie, il Tribunale dubita che la situazione fattuale concernesse aspetti esecutivi relativi al provvedimento di confisca: la presenza di terzi soggetti sul terreno era spiegabile stante la sussistenza di una controversia di tipo possessorio e petitorio insistente sull’area menzionata, cui la difesa ha dato conto nell’atto della sua istanza anche con produzione documentale”.

Le conclusioni della giudice per l’esecuzione stabilivano che il provvedimento adottato dalla procura deve essere annullato anche “perché emesso da soggetto privo del relativo potere”.   

L'avvocato Roberto Rampioni  in una foto di Alamy                  

Il legale della società: “Un atto abnorme”

L’avvocato difensore di Angelo Marrella, l’avvocato Roberto Rampioni, ha presentato una doppia impugnazione del provvedimento dell’ex procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone per contestare “l’abnormità dell’atto”, tanto attraverso l’incidente di esecuzione al Tribunale ordinario, quanto con il ricorso in Cassazione.

Fascicolo, quest’ultimo, per altro trasmesso alla Suprema Corte diversi mesi dopo la presentazione telematica (avvenuta a maggio del 2024) e dopo la sollecitazione da parte del collegio difensivo, come si evince dalla memoria presentata prima della trattazione in udienza del ricorso.     

“C’è da premettere che di quel provvedimento emesso dalla procura” spiega il legale della Icm srl, “è stato possibile avere effettiva conoscenza a seguito della comunicazione dell’avviso di deposito degli atti di indagine relativo al procedimento penale, singolarmente instaurato dalla procura, a carico di entrambi i legali rappresentanti delle società, Icm e Meridiem, per l’ipotesi di occupazione abusiva di area demaniale ed altro. Informazione di garanzia e avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato il 6 maggio dello scorso anno”.

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“Si tratta come da noi rilevato di un provvedimento davvero esorbitante dal quadro normativo di riferimento e che entra in conflitto, contraddicendole, con le statuizioni del giudice civile relativamente al contenzioso instaurato tra la società Meridiem nei confronti del Comune di Gallipoli circa il possesso delle aree di cui si discute” incalza l’avvocato Rampioni, “un provvedimento affetto, per tanto, da abnormità, in quanto per la stranezza e la singolarità del contenuto, si rivela avulso dall’intero ordinamento processuale e si esplica al di fuori dei casi consentiti e delle ipotesi previste, o meglio, al di fuori di ogni limite”

“Provvedimento dunque che è stato oggetto anche di un ricorso in Cassazione in quanto non esiste la norma che attribuisca al giudice il potere-dovere di assumerlo e per ciò stesso non ne è prevista una possibilità di impugnazione. Al giudice di legittimità, nel caso di specie” conclude Rampioni, “non è stata chiesta una valutazione di merito, sulla sussistenza delle condizioni necessarie per la emissione, ma in via esclusiva una valutazione sul rilievo di abnormità in ragione della estemporaneità e imprevedibilità del provvedimento chiaramente caratterizzato da una carenza astratta di potere da parte del magistrato che lo ha adottato”.

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