Anche su Autonomia differenziata vale il “follow the money”

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Fatta la tara sul dilagante gigantismo rappresentativo secondo il quale per la riuscita di un convegno è necessario fra precedere il suo svolgersi da una sequela imponente di saluti istituzionali, questo su “Autonomia Differenziata: Sussidiarietà, Solidarietà e Bene Comune” organizzato dal Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC) di Catanzaro-Squillace alla Camera di Commercio è risultato oltremodo interessante, per il tema, la qualità dei relatori, la loro efficacia espositiva. Si trattava di intavolare una riflessione sulla sentenza n. 192/2024 della Corte costituzionale e sulla sua interpretazione alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, costruita sui contributi accademici di Luigi D’Andrea presidente nazionale del MEIC e ordinario di Diritto costituzionale a Messina, di Luigi Mariano Guzzo associato di diritto ecclesiastico a Pisa, di Francesco Aiello ordinario di Politica economia a Cosenza, di Alberto Scerbo ordinario di Filosofia del diritto a Catanzaro.

Il tutto moderato dal giornalista ex Rai Cesare Pucci (figlio dell’onorevole Ernesto) e introdotto da Luigi Bulotta, avvocato professore a contratto all’Unical e presidente della sezione Meic catanzarese. Il Meic, già Movimento laureati di Azione cattolica, è l’associazione di laici cattolici testimoni del Vangelo nel mondo della cultura, nelle professioni, nelle realtà formative e accademiche. A marzo 2025 trattare il tema dell’autonomia differenziata significa poterlo fare con animo più distaccato rispetto ai convulsi mesi del 2023 e del 2024 quando l’urgenza legislativa di parte del Parlamento, della sua maggioranza elettoralmente costituita, aveva impresso un’accelerazione all’approvazione della legge Calderoli pur difronte ai diffusi dubbi e alle tante perplessità presenti in larghi strati della popolazione italiana dei quali si era in qualche modo fatta interprete a marzo di un anno fa la Conferenza episcopale calabrese, in concordanza con tutti i vescovi italiani, con un documento molto critico sulla costruzione e sugli esiti della legge.

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È intanto intervenuta la Corte costituzionale che, prima con la sentenza numero 192 con il ridimensionamento dell’oggetto dei possibili trasferimenti alle regioni (solo specifiche funzioni e non già materie), nonché la paralisi dell’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) concernenti diritti civili o sociali e, successivamente, con la sentenza n. 10 del 7 febbraio 2025 che ha dichiarato non ammissibile il referendum per l’abrogazione della legge numero 86 del 2024, giudicando come obiettivamente oscuro l’oggetto del quesito privo di chiarezza quanto alla sua finalità.

Su questo filo dottrinale e interpretativo che lega i due momenti si è dipanato il confronto iniziato con la disamina della sentenza 192/24 che Luigi D’Andrea ha definito un piccolo ma esemplare trattato di diritto regionale nel quadro della forma di Stato delineata dalla Costituzione secondo cui il regionalismo non può che essere subordinato ai principi dell’unità e indivisibilità della Repubblica (articolo 5 Cost), dell’unicità della rappresentanza politica che risiede nel Parlamento, dell’unità giuridica ed economica della Repubblica, dell’uguaglianza formale e sostanziale dei cittadini nel godimento dei diritti e nell’effettiva garanzia dei Livelli essenziali delle prestazioni.

La pretesa delle tre Regioni di accaparrarsi la titolarità su tutte le 23 possibili materie non regge sul piano del principio, ma neanche ai fini pratici ai quali ha rivolto la sua attenzione Francesco Aiello che ricordiamo candidato per il Movimento 5 Stelle alle regionali del 2020 e già in precedenza fondatore di OpenCalabria.com, lo spazio digitale dedicato ai temi di “Economia e politica dello sviluppo” della Calabria: Prima di addentrarsi nel tema, Aiello ha ricordato la figura di Vittorio Daniele, l’economista dell’Umg recentemente scomparso, che sul tema dell’autonomia e del meridionalismo ha dedicato tutta la sua ricerca, così come ha ricordato di fare parte del Dipartimento di Economia di Unica intitolato a un latro economista catanzarese, Giovanni Anania.

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Ci sono certo ragioni teoriche e dottrinali che non quadrano nella legge Calderoli, ma il primum movens è essenzialmente economico e finanziario, derivando tutto dall’uso del residuo fiscale che, qualora attuato secondo i desiderata delle tre regioni “forti” – Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna – comporterebbe, da proiezioni Bankitalia, una diminuzione della disponibilità finanziaria dello Stato, da utilizzare anche in funzione di coesione territoriale, del 33 per cento.

Da notare, come Aiello ha fatto notare, come il Calderoli della legge 2024 sia opposto al Calderoli della legge 2009 sul federalismo fiscale rimasta inattuata che, all’opposto della successiva, introduceva meccanismi perequativi totalmente condivisibili anche a Sud di Roma.

Sulla liceità della Chiesa e della sua Dottrina sociale di intervenire in tema di autonomia differenziata, nel rispetto della norma concordataria, ha trattato Lugi Guzzo, mettendo in fila una sequela di richiami documentali a partire da Leone XIII della Rerum Novarum, per continuare con Paolo VI della Gaudium et spese, con Giovanni Paolo II delle esortazioni pubbliche a Catanzaro e Reggio Calabria, per terminare con l’arcivescovo Antonio Cantisani dell’intervento all’Assemblea dei vescovi italiani del 1988, un richiamo originale e inedito al pensiero meridiano come via pastorale all’eguaglianza e alla solidarietà cristiana.

Sui concetti di solidarietà e sussidiarietà, sul loro indissolubile legame si sono concentrate le conclusioni di Alberto Scerbo che ha inquadrato storicamente l’affermarsi del federalismo e del regionalismo, che storicamente ha oscillato dall’essere dominante prima a Sud, in un periodo compreso tra Unità d’Italia e fine diciannovesimo secolo, e poi trasferito a Nord man mano che si spostava l’asse produttivo e finanziario del Paese. È vitale, per le sorti delle regioni meridionali, ha terminato Scerbo, convincersi che il futuro di tutti cammina sulle spalle di ciascuno, e tutti devono farsi protagonisti di una volontà solidale indirizzata al bene comune.

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Prima dello svolgersi ordinato delle relazioni, il numeroso ha compostamente seguito il dipanarsi dei saluti istituzionali portati con in successione da Claudio Maniago arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Nicola Fiorita sindaco di Catanzaro, Amedeo Mormile presidente dell’Amministrazione provinciale (via lettera), Vincenza Matacera presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati, Pietro Falbo presidente della Camera di Commercio interprovinciale, Franco Rubino, direttore del Dipartimento di Scienze aziendali e giuridiche di Unical e Vicepresidente ANDAF (Associazione nazionale direttori amministrativi e Finanziari Campania e Calabria); Elisabetta Chiriano avvocato e vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici di Catanzaro.

 





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