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Diciamo la verità, di notizie attorno a Tao Geoghegan Hart non ce ne sono state sin qui. Dell’inglese non si sapeva molto, né del suo calendario e né del suo stato di forma. Ma a venirci in soccorso è stato Josu Larrazzabal. Il tecnico spagnolo, a capo della performance della Lidl-Trek, con la sua consueta gentilezza ci ha chiarito un bel po’ di cose circa l’ex maglia rosa.
Quel che possiamo dire è che in Portogallo hanno iniziato la stagione non solo Vingegaard e Roglic, di cui vi abbiamo raccontato, ma anche Tao Geoghegan Hart. E anche lui come i suoi illustri colleghi tutto sommato se l’è cavata bene. Alla fine ha chiuso nono nella generale a 54″ dallo stesso Vingegaard e appena un secondo dietro a Roglic.
Josu, Tao ha iniziato la stagione in Algarve. Come lo hai visto?
E’ andata molto bene, ci aspettavamo un attimo in più nella crono per come lo vedevamo, come si sentiva e come andava in allenamento. Il primo arrivo in salita a Foia ha confermato le nostre aspettative, ma sulla salita finale ha pagato un po’ l’entusiasmo di voler fare bene. Ha interpretato lo sforzo con troppa intensità e alla fine ha ceduto qualcosa, ma un piazzamento in top 10 è un bel punto di partenza considerando da dove veniamo.
“Da dove veniamo”: quanto è stato importante per lui aver portato a termine la Vuelta lo scorso anno?
Ha integrato e capito quanto fosse difficile il processo di recupero in cui si trovava. L’anno scorso, all’Algarve, aveva chiuso quindicesimo e pensava di essere già più avanti. Poi alla Tirreno ha capito che c’era ancora tanto lavoro da fare. Abbiamo dovuto rifare il programma, saltare il Catalunya, e sfruttare i Paesi Baschi per preparare il Romandia, dove ha fatto una top 10 e si era un po’ ripreso.
E poi di nuovo la caduta al Delfinato…
Esatto, con la frattura delle costole, il Tour saltato, un’altra caduta a Burgos, e infine la Vuelta iniziata con problemi fisici. Ma finirla è stato essenziale per lui e per questa stagione. Anche se non l’ha finita da protagonista. E per un corridore del suo livello, affrontare un grande Giro senza incidere è difficile da accettare, ma ha capito l’importanza del processo che la Vuelta significava. L’anno scorso il suo inverno era stato di riabilitazione, quest’anno è stato un inverno da ciclista e la differenza è enorme.
Il tuo ruolo non è solo legato ai numeri e alle tabelle. Quanto conta l’aspetto mentale con Tao?
Assolutamente tanto. L’anno scorso ci sono state delle discussioni con lui. Noi cercavamo di fargli capire che ci voleva tempo, ma lui voleva subito il risultato. Noi ovviamente vogliamo che ottenga risultati, ma sappiamo anche che i processi di recupero richiedono tempo. Tao non era sempre d’accordo con questo messaggio, ma il tempo ci ha dato ragione… purtroppo. Sarebbe stato bello se avesse potuto subito ottenere grandi risultati, ma infortuni come il suo richiedono pazienza. Adesso siamo in una situazione completamente diversa, sia fisicamente che mentalmente. E quando un corridore come lui sta bene, i risultati arrivano, anche se non sempre (e non subito) sono vittorie.
Se dovessi dare una percentuale, quanto sta meglio rispetto all’anno scorso?
Possiamo dire che ha già pareggiato i migliori valori dello scorso anno, appena partito: numeri che lo scorso anno aveva toccato al Romandia e prima della caduta al Delfinato. Questo è un riferimento che dà fiducia. Non ho il dato esatto per dire se è un 5 o un 10 per cento meglio, rispetto a 12 mesi fa, ma appunto aver già toccato quei picchi a febbraio è stato molto, molto importante.
Qual è il suo programma per i prossimi mesi? Lo vedremo al Giro d’Italia o al Tour?
L’obiettivo di Tao è il Tour de France, con un programma simile a quello dell’anno scorso. Ieri ha corso l’Ardeche Classic (si è ritirato per un problema meccanico mentre esplodeva la corsa e ha finito di vedere la gara dal bus, ndr), una novità rispetto al 2023 quando preparava la Tirreno. Quest’anno non farà la Corsa dei Due Mari, ma il Catalunya e successivamente il Romandia. Abbiamo parlato con lui di lasciare aperta una porta per il Tour of the Alps, una corsa che gli piace e che ha già vinto, ma per ora resta solo un’opzione. Dopo il Romandia farà una pausa, andrà in quota e poi seguirà il classico percorso con il Delfinato, ancora un periodo in altura e infine il Tour.
Non avete mai pensato di mandarlo al Giro? Il percorso sembrava adatto alle sue caratteristiche
Tao ama il Giro d’Italia e lo guarda sempre con la coda dell’occhio. Ovviamente con lui è un discorso che si può sempre aprire, ma la Lidl-Trek gli ha dato la possibilità di fare lo step che non aveva potuto fare alla Ineos Grenadiers, ovvero preparare il Tour da leader. Questo è il piano originale e per il momento è quello su cui siamo concentrati. Lui ha un legame forte con il Giro, ma direi con l’Italia in generale. Ha vinto tante da voi e ha un ottimo feeling con il pubblico italiano, ma al momento il focus è sul Tour.
Josu, visto che prima abbiamo parlato di aspetti mentali: come lo vedi dal punto di vista della determinazione? Ha voglia di tornare più forte di prima ora che sta bene?
L’ho visto sempre cattivo. Lo era anche l’anno scorso quando le cose non andavano bene. E appunto da qui nascevano le discussioni… Adesso però lo è ancora di più, perché non gli è piaciuto avere un anno difficile e senza vittorie. Non gli piace non essere stato protagonista. Anche il piccolo errore commesso nella crono dell’Algarve è forse una conseguenza di questa voglia di fare, di dimostrare. Noi siamo qui per supportarlo e fargli capire che tutto arriva, basta aspettare il momento giusto.
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