Regionali in Campania, Manfredi schiera la sua lista: «È il modello Napoli»

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In campo come federatore e regista del tavolo politico per le regionali d’autunno, un mandato che ha avuto in via definitiva dai vertici del suo campo politico: Pd, M5s, sinistra e moderati. Che ha incontrato e sentito nei giorni scorsi. In campo anche con una lista che porterà il suo nome o identificabile in lui. Alla sua porta già c’è la fila di transfughi deluchiani, ex grillini pentiti, socialisti a caccia di una rinascita per chiudere le tante eterne diaspore interne. Dovrà essere il garante di chi non ha più una casa politica dopo l’uscente Vincenzo De Luca che comunque vada non correrà con la bandiera dei progressisti. A chiedere spazio, luce e visibilità è la società civile, sono i professionisti napoletani, pezzi del ceto intellettuale.

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Lo scenario 

È molto attivo il sindaco Gaetano Manfredi, al di là del suo impegno a livello amministrativo per la città che resta quello primario, ce n’è un altro altrettanto forte ed è politico. Il sindaco è pienamente in campo per le regionali, sta prendendo sempre più confidenza con il ruolo di leader della coalizione di centrosinistra. Sulla scorta del “modello Napoli” che tre anni fa lo ha portato a indossare la fascia tricolore e a vincere al primo turno. Dentro quella coalizione ci finirono tutti: dalla sinistra ai moderati passando per Matteo Renzi e il M5s. Il rapporto tra i due leader Renzi e Giuseppe Conte, non idilliaco, mina la chance di essere uniti, per quello che riguarda i progressisti, alla conquista della Regione.

Scenario politico complesso e difficile ed è esattamente il palcoscenico su cui Manfredi riesce meglio a esternare le sue doti di facilitatore: con questo metodo è diventato presidente dell’Anci a discapito dei sindaci piddini del nord – e lui non ha nessuna tessera di partito – catapultato alla guida dei Comuni direttamente dalla segretaria Elly Schlein.

Il tavolo

Frenetica la settimana che sta finendo: tra Roma, Palazzo San Giacomo e interminabili call quotidiane Manfredi ha sentito e visto i vertici del Pd, cioè la Schlein, del M5s e dei moderati. Avs è stata a Napoli sette giorni fa per i suoi stati generali, una due giorni che ha trascorso insieme a Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Che hanno chiuso la kermesse all’unisono: «No al terzo mandato alla Regione» che significa no a De Luca. A tutti i soggetti politici Manfredi ha chiesto di accelerare sulla convocazione del tavolo per le regionali. Tanto, al netto dell’esito del ricorso alla Corte Costituzionale fatto del Governo contro la legge della Campania per far fare a De Luca il terzo mandato, il dato politico è tratto da tempo: la Schlein ha dichiarato che l’ex sindaco di Salerno se vuole può dare una mano al suo partito ma non sarà il candidato dei dem.

Il risiko

Si vota in autunno, sul tavolo c’è almeno un candidato ed è l’ex presidente della Camera Roberto Fico del M5s. Che poi sarà veramente lui a sfidare il centrodestra è tutto un altro discorso, ma a oggi le cose stanno così. Anche se il pressing sull’ex rettore per farlo scendere in campo quale candidato persiste. Manfredi ieri ha incontrato il commissario regionale del Pd Antonio Misiani – uno di quelli in pressing – che sarà prorogato e ne ha discusso pure con lui. Misiani prorogato significa che i dem non faranno il congresso regionale prima del voto e quindi il nuovo segretario ci sarà solo dopo le elezioni. Insomma, ci sarà continuità anche in Campania sul no al terzo mandato e la volontà di unire Conte e Renzi. Manfredi ci sta lavorando, forte degli ottimi rapporti che ha con entrambi gli ex premier dove Renzi sostanzialmente ha sciolto il sodalizio con De Luca. Quanto a Conte Manfredi deve rassicurare che essere alleati in Campania non darebbe nessun automatismo per un’alleanza nazionale.

L’accelerata 

Perché fare al più presto il tavolo? Per invitare anche i deluchiani, un invito non solo di facciata ma che salva la forma e si sa che “la forma è sostanza” e in politica questo vale più che in altri campi. L’accelerazione servirà però anche a capire se davvero la candidatura di Fico è ritenuta la migliore possibile da tutto il tavolo. Non solo, il Pd, per esempio, al di là della stima per l’ex terza carica dello Stato, con Fico alla Regione avrebbe il terreno spianato per piazzare un suo candidato a Napoli alle prossime amministrative. Manfredi, infatti, ha in animo di fare il secondo mandato «però – trapela – se ci sono le giuste condizioni». Nel 2027 si dovrebbe votare anche per le politiche e anche qui «se ci sono le condizioni giuste» Manfredi potrebbe farci un pensierino.





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