Leggo frequentemente articoli o incappo su video di esperti di vino e cibo dove si fa un uso spropositato dell’inglese. I titoli dei giornali riportano spesso parole in inglese, che il più dei lettori nemmeno sa cosa significhino. È un fenomeno diffuso, che tocca purtroppo tutti i settori: l’anglismo viene utilizzato a discapito del termine italiano, creando anche un disagio nel fruitore. Le confortevoli tavole calde dal sapore di casa e dalle facce conosciute, sono state soppiantate da anonimi self service; la degustazione itinerante di vino (o presso i banchi di assaggio) è diventata un asettico walk around wine tasting; l’enofilo, l’enoappassionato è definito uno spicciolo wine lover; il seminario, la degustazione guidata, o la lezione su determinati vini sono ridotti ad un generico masterclass. Molto di moda lo street food… perché “cibo di strada” o “cibo da passeggio” non è abbastanza elegante? Si parla di wine&food, quando si potrebbe dire semplicemente dire vino e cibo o meglio ancora enogastronomia. Per l’evento si riceve un safe the date al posto del preinvito (l’italiano ha il vocabolo, l’inglese no) per la riunione un reminder, invece di un promemoria. Il banchetto o buffet (dal francese) è diventato finger food, riferito agli stuzzichini. Il paradosso è che spesso l’utilizzo del vocabolo inglese è improprio o scorretto: ad esempio la location dell’evento, nella lingua d’origine significa ubicazione, localizzazione, mentre il luogo dell’evento è venue. Anche lo smart work non esiste: il lavoro agile per chi vive a Londra o a New York si chiama work from home (lavoro da casa). La cosa non è sfuggita nemmeno al Financial Times che in un articolo recente ha criticato gli italiani per l’uso esagerato ed errato dell’inglese. Ai giovanissimi piace (fa cool) usare l’inglese, se non ti piace sei un boomer. La lingua di Dante, patria della cultura mondiale dell’enogastronomia, schiacciata dall’imperare di anglismi. Un depauperamento che porta alla perdita del nostro linguaggio e della nostra capacità di ragionare, se si pensa che per ogni vocabolo straniero, in media 4 sinonimi italiani vanno in disuso: ad es. la parola meeting può indicare riunione, assemblea, incontro, appuntamento, adunanza, congresso, ricevimento, festa, tavola rotonda. Ancora più grotteschi sono i termini inglesi italianizzato: macciare (da to match) al posto di abbinare o accostare il cibo al vino, svicciare (da to switch) invece di cambiare, svoltare, passare. L’impoverimento del linguaggio porta inevitabilmente anche ad un impoverimento della cultura e della mente. Italo Calvino forse si riferiva anche a questo quando scriveva nelle Lezioni Americane: “Alle volte mi sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l’espressione sulle formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze”. Sotto riporto alcuni termini che ho raccolto e che stanno soppiantando la nostra lingua, un omaggio e un tentativo disperato per salvarla e per far riflettere le persone. Voi quali altri vocaboli avete trovato?
ELENCO DELLE PAROLE A RISCHIO DI ESTINZIONE
Boost: incremento, potenziamento, rafforzamento, consolidamento, aumento (o per vaccino richiamo)
Call: riunione video, ma ancora più bello teleriunione o riunione telematica
Case history: il caso, la storia
Check up: controllo, verifica
Comfort food: cibo consolatorio, cibo per l’anima
Cover: custodia, copertina (che poi in inglese sarebbe case – phone case!)
Data Base: archivio, registro, catalogo
Dropstop: Salvagoccia
Engagement: coinvolgimento, partecipazione, interessamento, implicazione.
Fine Dinning: cucina raffinata
Fine Wine: vini pregiati
Finger food: stuzzichini, spuntini, tartine
Food truck: bancarella, chiosco ambulante, chiosco a 4 ruote, furgoncino del cibo.
Food: cibo, alimento, vitto, piatto, pietanza, vivande, vettovaglie, portata
Health warning: avvertenze sanitarie
Location: luogo, sede, posto, spazio espositivo
Masterclass: seminario, corso di formazione, degustazione guidata, approfondimento, lezione
Match: abbinamento, accostamento, combinazione
Meeting: riunione, incontro, appuntamento, raduno, congresso, ricevimento, festa, tavola rotonda, adunanza, assemblea
Pairing: abbinamento, accostamento, combinazione
Recap: riassunto, sunto
Reminder: promemoria, appunto, nota, richiamo
Smart Work: lavoro da casa, lavoro agile, telelavoro, lavoro da remoto
Switch: cambiamento, cambio, variazione, mutamento, modifica, passaggio, trasformazione
Save the date: preinvito
Screening: controllo, verifica, esame, analisi
Self service: tavola calda
Street food (inteso come evento): evento enogastronomico, festa o fiera gastronomica (inteso come cibo): cibo di strada, cibo da passeggio
Take away: da asporto
Team: gruppo, squadra, formazione, compagnia, unione, categoria
Topping (per le torte): guarnizione, copertura, glassa
Walk around wine tasting: degustazione itinerante/ degustazione ai banchi di assaggio
Wine Lover: appassionato, enoappassionato, enofilo
Zoom: video riunione o riunione telematica
STEFANIA TACCONI
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