Il ritorno della foca monaca in Sicilia, un evento sempre meno raro e dal significato importante per la biodiversità

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Gli avvistamenti siciliani sono un segnale positivo, ma fragile. La foca monaca è un indicatore della salute del mare.

Negli ultimi anni, la foca monaca (Monachus monachus), uno dei mammiferi marini più elusivi e minacciati del Mediterraneo, è tornata a farsi notare nelle acque siciliane.

Avvistamenti recenti, come quello documentato nel maggio 2024 nell’area marina protetta del Plemmirio, vicino Siracusa, o quello più recente di febbraio a largo di Porticello, nel Palermitano, hanno acceso l’entusiasmo di biologi e appassionati di natura.

Perché la foca monaca è così rara?

La foca monaca è un simbolo di un Mediterraneo che non esiste più, un tempo ricco di biodiversità e coste incontaminate. Oggi è considerata uno dei mammiferi più a rischio di estinzione al mondo.

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La sua rarità deriva da una combinazione di fattori storici e ambientali che ne hanno decimato la popolazione nel corso dei secoli. In passato, la foca monaca era diffusa in tutto il Mediterraneo, dal Mar Nero alle coste atlantiche del Nord Africa, ma la pressione umana ha cambiato drasticamente il suo destino.

Fin dall’antichità, questo pinnipede è stato cacciato per la sua pelle e il suo grasso, utilizzati per cuoio e olio. Con l’avvento della pesca intensiva, soprattutto nel XX secolo, è diventata una “nemica” dei pescatori, accusata di danneggiare le reti e rubare il pescato.

A questo si è aggiunta la massiccia antropizzazione delle coste, con la cementificazione, il turismo di massa e l’inquinamento. Questo mix di elementi ha distrutto gli habitat costieri, come grotte e spiagge isolate, essenziali per la riproduzione e il riposo della specie.

Il suo carattere schivo e la tendenza a vivere in mare aperto, emergendo solo brevemente per respirare, rendono gli avvistamenti ancora più difficili.

Quanti esemplari di foca monaca sono presenti nel Mediterraneo?

Oggi, la popolazione globale della foca monaca è stimata in meno di 700 individui, un numero che, pur mostrando segni di lenta ripresa grazie agli sforzi di conservazione, la mantiene nella categoria “vulnerabile” secondo la Lista Rossa dell’IUCN.

In Italia, la specie è considerata praticamente estinta come residente stabile dagli anni ’70, e gli avvistamenti siciliani sono spesso attribuiti a individui solitari in dispersione, forse in cerca di nuovi territori o di cibo.

Le poche colonie nel Mediterraneo

A differenza del passato, quando la foca monaca formava numerose colonie lungo le coste mediterranee, oggi i nuclei riproduttivi stabili sono ridotti a poche aree isolate. Gli esperti riconoscono tre principali sottopopolazioni nel bacino del Mediterraneo e nelle acque limitrofe:

Mar Egeo (Grecia e Turchia): questa è la zona con la presenza più significativa, dove si stima vivano circa 400 individui, distribuiti in piccoli gruppi familiari tra le isole greche (come le Sporadi, le Cicladi e le Ionie) e le coste turche fino a Cipro. Qui la specie trova ancora grotte e calette riparate per riprodursi.

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Isole della Croazia Meridionale: lungo la costa dalmata meridionale, in particolare nelle isole meno antropizzate, sopravvivono piccoli nuclei di foche monache, anche se non si parla di una vera e propria colonia numerosa.

Atlantico Nord-Occidentale (Mauritania e Marocco): al di fuori del Mediterraneo, l’unica colonia consistente si trova a Cabo Blanco, tra Mauritania e Marocco, con circa 300 individui. Questa popolazione, pur vicina al Mediterraneo, è separata geograficamente dalle altre.

La foca monaca in Italia

In Italia e in Sicilia, non esistono colonie stabili documentate da decenni. Fino agli anni ’70, la Sardegna ospitava un piccolo nucleo riproduttivo nel Golfo di Orosei, ma l’intensificarsi del turismo e la mancanza di tutela hanno portato alla sua scomparsa.

Foca monaca.
Oggi, la popolazione globale della foca monaca è stimata in meno di 700 individui, un numero che, pur mostrando segni di lenta ripresa grazie agli sforzi di conservazione, la mantiene nella categoria “vulnerabile” secondo la Lista Rossa dell’IUCN.

Gli avvistamenti recenti in Sicilia, dalle Eolie alle Egadi, da Pantelleria al Plemmirio, suggeriscono che la foca monaca stia tornando a frequentare queste acque, forse spinta dalla vicinanza delle colonie ioniche greche o da un miglioramento delle condizioni ambientali in alcune aree protette. Tuttavia, si tratta ancora di individui solitari, non di una popolazione stanziale.

Un segnale di speranza

Gli avvistamenti siciliani sono un segnale positivo, ma fragile. La foca monaca è un indicatore della salute del mare. La sua presenza in aree come il Plemmirio o Porticello potrebbe riflettere una maggiore qualità delle acque e una riduzione del disturbo umano in certi tratti di costa.

Eppure, per un vero ritorno della specie in Sicilia servirebbero habitat protetti, grotte accessibili e una consapevolezza collettiva che eviti di disturbare questi animali durante i rari incontri.

La tecnologia moderna, come l’analisi del DNA ambientale, sta aiutando i ricercatori a mappare la distribuzione della foca monaca senza bisogno di avvistamenti diretti, confermando la sua presenza in zone come il Canale di Sicilia.

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