(UDINE – nostro servizio – Luca Russo) – Il migliore in campo è stato Suzuki, che a più riprese ha negato all’Udinese la rete del raddoppio che avrebbe chiuso anzitempo una partita purtroppo già indirizzata a nostro sfavore nella prima frazione di gioco dal rigore di Thauvin, il quale stavolta non ha dovuto litigare con Lucca per vedersi riconosciuta la paternità del tiro dal dischetto. I migliori sugli spalti, a mio avviso, non sono stati i tifosi di casa, organizzati e non, un po’ freddini, altrettanto silenziosi e poco trascinanti perfino nel momento migliore dei loro beniamini, ma quelli giunti da Parma per il Parma, loro sì rumorosi e costanti, nel tifo e nella partecipazione alla sfida, lungo tutto l’arco della contesa, e anche e soprattutto negli istanti di maggiore sofferenza per i Crociati.
Ci hanno creduto fino alla fine, alla rimonta dei ducali, che ahinoi non si è materializzata e gli ha portato in dote un sabato sera “avvelenato” dal timore di ripiombare in quella zona retrocessione salutata con gioia e un sospiro di sollievo grande così appena una settimana fa a margine del trionfo sul Bologna nel derby della Via Emilia (e all’intervallo i risultati della domenica pomeriggio non ci stanno arridendo, visto che stanno vincendo il Cagliari a Bologna e soprattutto l’Empoli col Genoa. Aggiornamento delle ore 17.00: nel secondo tempo una doppietta di Orsolini, il primo su rigore, ha regalato il successo in rimonta 2-1 ai felsinei sui sardi, inizialmente passati in vantaggio con Piccoli; mentre un pasticciaccio del portiere Silvestri ha consentito nel finale a Vasquez di pareggiare la rete di Grassi per il definitivo 1-1, con la squadra di D’Aversa che accorcia le distanze in classifica restando a un solo punto dal Parma).
Il migliore ai microfoni, nel dopogara, è stato indubbiamente Cristian Chivu: “Abbiamo sofferto nel primo tempo la loro fisicità, facendo fatica a uscire dal basso e giocando molto in orizzontale o all’indietro. Meglio nella ripresa, ripartirei da quello”. Chapeau di fronte a cotanta onestà intellettuale: il pensiero espresso dal neotecnico dei gialloblù ricalca integralmente quanto si è visto nei novanta minuti andati in scena sul rettangolo verde dello Stadio Friuli.
Uno “spettacolo” a fronte del quale mi tocca riconoscere, a malincuore, che la sconfitta rimediata dal Parma è assolutamente meritata. Nel primo tempo i Crociati, chissà se per scelta propria o per la necessità di contenere l’esuberanza, convinta ma non vistosa, dei friulani, sono apparsi oltremodo attendisti, compassati e rinunciatari, nell’atteggiamento come nel baricentro e nel posizionamento in campo (e non è detto che le tre cose non siano una la diretta conseguenza delle altre, anzi) e, sopra ogni altra cosa, lenti. Di idee e di manovra. Il palleggio, colpevolmente a bassa velocità, dei Ducali si è sviluppato prevalentemente tra la propria area di rigore a la propria trequarti difensiva con lunghi, ripetuti e direi inutili fraseggi tra portiere, difensori, poi ancora portiere, di nuovo difensori e infine, nel tentativo spesso fallito di neutralizzare e superare la leggera pressione degli avversari, sfera regalata ai bianconeri, i quali sono invece sembrati molto più coraggiosi e intraprendenti, trovando non a caso, e con pieno merito, dapprima l’1-0 su rigore e successivamente sfiorando a più riprese la marcatura del 2-0, che non è arrivata solo grazie ad un Suzuki che ha rimbalzato qualsiasi pericolo piovesse dalle sue parti.
Nel secondo tempo il Parma, fino ad un certo punto, ha replicato l’atteggiamento eccessivamente timido del primo, ma l’Udinese ha smarrito la convinzione e la padronanza esibite al di qua dell’intervallo. Con quale risultato? Fino a metà frazione mentre i Crociati non sono riusciti a impensierire Padelli, ad eccezione della ghiottissima occasione capitata sui piedi di Man, i friulani, pur continuando a confezionare palle gol in serie, non hanno saputo chiudere definitivamente il duello.
Superate, senza cadere ulteriormente, le sfuriate estemporanee dei padroni di casa, i Ducali sono saliti in cattedra, grazie anche ad un baricentro finalmente alto, e hanno iniziato a rendersi minacciosi con Almqvist e Pellegrino. Non è però bastato per rimettere il confronto in equilibrio. Questo successo permette ai bianconeri di tenere a portata di mano il sogno della qualificazione europea. La sconfitta fa ripiombare il Parma in quella zona retrocessione salutata appena una settimana fa dopo il trionfo sul Bologna nel Derby della Via Emilia.
Ma soprattutto ci pone due interrogativi. L’effetto della cura Chivu è già svanito? Tra la sfrontatezza della vecchia gestione e l’introversione della nuova non esiste una via di mezzo che dia ai Crociati l’aspetto di una squadra equilibrata, in grado di attaccare e difendersi con profitto a seconda del momento della gara, lontana anni luce da quella attendista, compassata e rinunciataria “ammirata” ad Udine? Lo vedremo col Torino nel secondo impegno di un mese di marzo durante il quale i Ducali si giocheranno una grossa fetta della permanenza in Serie A. Luca Russo
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