Elezioni a Sassello quando? Scasso corre, ma chi altri…

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Si dovrebbe andare al voto domenica 11 maggio

Sassello elezioni

– In Liguria ci sono tre comuni che attendono dal Ministero la data delle elezioni: Genova, Orero che è un piccolo centro di 500 abitanti facente parte della città metropolitana genovese e Sassello in provincia di Savona.

Probabile che queste elezioni amministrative non vadano a cadere nello stesso giorno dei cinque referendum sul lavoro, infatti, pare che la data più probabile, compresa nella fascia tra il 15 aprile e il 15 giugno, sia domenica 11 maggio. Data che è quella più sussurrata nei corridoi della politica.

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Il tempo c’è: le liste vanno presentate trenta giorni prima, quindi entro il 10 aprile simbolo, lista candidati, programma, raccolta firme, e presentazione. Che tradotto in tempi, significherebbe poco più di un mese da oggi per allestire una lista.

Tralasciamo per ora Orero e Genova, con i due candidati sindaci che si contenderanno lo scranno più alto già scelti e in piena campagna elettorale, e guardiamo Sassello.

Il Comune degli amaretti da metà agosto 2024 è commissariato, un’onta che la popolazione e la società civile sembrano aver accolto con particolare disagio. Dalla scorsa estate il paese si è svegliato impotente, con quel velo di tristezza tipico del ligure mugugnone e… pessimista.

In giro, per le vie, nei bar, sui social, si respira un’aria dimessa, quasi di rassegnazione.

Ma non per tutti! Il clima è rotto da un entusiastico attivismo di chi da tempo ha detto “alle prossime elezioni ci sarò e vorrei ci foste anche voi”: quel Gian Marco Scasso, sconfitto di misura alle elezioni comunali del 2023, che sta cercando di portare una ventata di ottimismo nel paese. Lo fa sintetizzando uno slogan d’orgoglio sassellese “Dobbiamo cambiare per rimanere quello che siamo”.

Fin dall’arrivo del volenteroso commissario prefettizio, il duo Scasso e Franco Orsi ha iniziato a muoversi nei 101 chilometri quadrati del territorio comunale alla costruzione di una squadra che possa competere e raccogliere il favore del difficile elettorato sassellese.

Infatti, in anticipo sui tempi consueti, ha già presentato parte della sua squadra (vedi QUI) in due incontri pubblici, di cui uno dedicato esclusivamente alle “donne del territorio Sassellese”.

Il suo “Work in progress Gian Marco Scasso Sindaco per Sassello” sta facendo proselitismo proprio per combattere quella rassegnazione di cui scrivo qui sopra, e pare ci stia riuscendo in una situazione assolutamente opposta alla candidatura 2023, quando con la lista “Noi per Sassello” non riuscì a completare il numero dei candidati e dove ne presentò alcuni poco conosciuti.

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Allora una lista elettorale è sicura. Ma sarà vero, come si sussurra nei vicoli, che potrebbe essere la sola?

Al di là di compagini fantasiose e temerarie, presentate negli ultimi decenni, sempre possibili ad ogni elezione, costruire una lista, partendo ovviamente da un candidato forte e autorevole, non è cosa facile, specie in un Comune dove le “intellighenzie” non mancano ma preferiscono curare i propri impegni o a non esporsi.

Certo, andrebbe considerata anche la lista di maggioranza che ha vinto le elezioni nel 2023 “SiAmo Sassello” o, meglio, quello che vi resta, essendosi frantumata in soli tredici mesi. Inutile fare nomi: alcuni sono in amministrazione da diverse legislature e potrebbero anche lasciare il passo, giusto per non andare ad intaccare i record amministrativi scozzarelliani; altri, facenti parte del gruppo giovane, forse troppo giovani per affrontare con serenità quei tredici mesi “politicamente tremendi” e quindi un po’ scottati dal Palazzo.

Verso fine anno, dalle voci raccolte qua e là, si parlava addirittura di tre/quattro liste, è già successo e in democrazia è lecito, ma non basta vincere le elezioni, occorre anche governare.

Vero è che presentarsi candidato sindaco in un paese quale è Sassello richiede particolari attitudini. Sono varie le componenti che spingono a proporsi: il senso civico, l’ambizione, l’interesse, la gloria, la rivalsa, il coraggio…

Quel che è certo, e lo scrivo a memoria di chi me l’aveva suggerito tanti anni fa: chi vince le elezioni ride un giorno e piange cinque anni, chi le perde piange un giorno e ride cinque anni.

A volte basta meno.

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G. D.





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