Com’è cambiato dal 2000 il turismo nel savonese: alberghi e agriturismi resistono all’assalto delle case vacanze

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Riviera. I numeri spesso parlano da soli e indicano chiaramente il cambiamento strutturale dell’offerta ricettiva: nel 2008 in provincia di Savona erano presenti 504 alberghi, nel 2024, secondo i dati più aggiornati, ne sono rimasti 368. Guardando ad una analisi più complessiva delle strutture alberghiere (comprese locande ed Rta – Residenze turistiche alberghiere) si è passati da 612 a 472, con un saldo negativo di 12.937 posti letto e 5.178 camere disponibili per i visitatori.

Non c’è che dire, abbiamo vissuto un periodo nel quale si sono verificati numerosi processi di trasformazione alberghiera in quasi tutte le località turistiche della riviera, un mutamento evidente sull’incoming turistico che ha fatto, invece, aumentare il numero di Bed&breakfast (nel 2008 erano 82, oggi sono 300), così come il boom degli affittacamere, da 59 a 256. Emerge, inoltre, un sostanziale incremento degli stessi agriturismi, trainati dal filone “green” e da quello outdoor (da 59 a 151 realtà presenti nel territorio provinciale).

Rimanendo ancora sull’aspetto dei dati, il quadro vede un aumento delle strutture extralberghiere di 587 unità, con un conseguente aumento delle camere e dei posti letto: una fotografia che inquadra la sostanziale trasformazione dell’offerta ricettiva della provincia di Savona.

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Il tutto, senza contare il fenomeno che sta maggiormente incidendo sulla ricettività: gli apparentamenti ad uso turistico (nel savonese risultano oltre 10 mila), che da quest’anno saranno calcolati nei dati dei flussi turistici grazie all’istituzione del codice CIN.

Non per questo, tuttavia, bisogna pensare ad un calo nella qualità dei servizi e dell’accoglienza, sulla quale puntano con forza gli operatori del settore, che hanno negli anni intercettato i mutamenti del mercato e le richieste dei turisti e degli ospiti presenti nel nostro territorio: tra questi, ad esempio, l’attrattività ambientale e naturalistica, così come lo stesso turismo sportivo, nella speranza di traguardare un processo di destagionalizzazione che ancora deve maturare nella sua completezza per dare garanzie ad un comparto economico essenziale per tutto il savonese, sul quale si giocano migliaia di posti di lavoro.

Siamo andati a chiedere a tre rappresentanti di categoria, che negli anni hanno vissuto in prima persona, da imprenditori e operatori turistici, i processi di cambiamento nella ricettività, di come si sono trasformati i flussi turistici nella domanda e offerta di soggiorno. E, perché no, con qualche aneddoto curioso e simpatico da raccontare, ricordi paradigmatici di un turismo alberghiero (e non) che fu e che ora si presenta con un nuovo, e diverso, look.

“E’ chiaro che il cambiamento dell’offerta ricettiva nel nostro territorio è evidente e ricalca, inoltre, un modo diverso di soggiorno richiesto dai turisti e dai visitatori – afferma il direttore provinciale dell’Upa (Unione provinciale albergatori) Carlo Scrivano -. Viviamo in una provincia nella quale ad oggi sono presenti e operativi tantissimi appartamenti a uso turistico, una tendenza che si è amplificata in particolare con il Covid e nell’immediato periodo post pandemico”.

“Gli alberghi si sono ridotti? Certamente, anche perché sono mutate alcune condizioni strutturali, come ad esempio l’aumento dei costi gestionali delle strutture, che ha costretto a rivedere anche i prezzi e quindi i valori complessivi dell’offerta. Tra gli aspetti critici il fatto che l’ambito alberghiero è maggiormente soggetto rispetto ad altre realtà di obblighi burocratici e fiscali”.

“Nonostante questo, resta, però, un dato inconvertibile, ovvero l’incremento qualitativo dei servizi, un sistema di accoglienza più ricercato e particolareggiato, che risulta apprezzato dalla clientela, come quella straniera. Meno quantità ma più qualità, insomma” conclude Scrivano.

“La foltissima presenza degli appartamenti affittati per finalità turistiche è sempre esistito, ma prima di quest’anno non c’era uno strumento statistico che ne tenesse conto. È facile pensare che da quest’anno i dati di arrivi e presenze subiranno un significante cambiamento anche nei rapporti tra località. Il 2025 segnerà davvero un cambio di passo nei rapporti numerici?” si chiede il presidente provinciale di Federalberghi Andrea Valle.

“Per quanto riguarda gli alberghi è mutata sensibilmente l’offerta rispetto al 2008. Al di là dei numeri e del relativo enorme calo di aziende e di posti letto, allora era impensabile che un albergo della nostra riviera non offrisse i classici trattamenti di pensione con i servizi di ristorazione. Oggi il sistema è cambiato: sono sempre di più gli alberghi che offrono il solo trattamento di pernottamento e colazione, lasciando i clienti liberi di scegliere dove, quando e come mangiare. Una tendenza che incide, quindi, prima di tutto sulla tipologia di clientela: meno famiglie con bambini e meno clienti appartenenti a fasce di età più anziane, con la conseguenza di soggiorni sensibilmente più corti” conclude Valle.

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“Gli agriturismi hanno senz’altro retto all’invasione degli Airbnb, in quanto “durante il periodo Covid c’è stata una riscoperta della campagna e dell’entroterra, un filone ‘green’ che ha salvato il comparto” ha evidenziato Davide Moirano, responsabile Cia Savona del settore.

“Negli ultimi tempi si assiste ad una sostanziale stabilità, non ci sono nuove aperture, spesso per criticità legate a costi gestionali e/o aspetti burocratici. La nota positiva è che le strutture agrituristiche aperte da tanti anni stanno continuando a mantenere una forte sinergia con il territorio e fidelizzare la clientela, in particolare con le attrattive enogastronomiche e dei prodotti tipici dell’agroalimentare, inseriti in una offerta integrata a natura e sport”.





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