Cava de’ Tirreni, le anime perse nel civismo metelliano

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Quest’oggi il nostro giornale ha pubblicato l’intervista ad un’altra interessante e significativa espressione della società civile cavese, il dottore Antonello Barretta.

Il nostro è stato, nelle sue risposte, molto asciutto ma non per questo meno puntuale. Insomma, niente fronzoli, bensì secche e precise frustrate. Nel commentare questa intervista, cercheremo di fare altrettanto, sforzandoci così di essere stringati e incisivi.

La prima impressione che si ricava dalla lettura dell’intervista, è che il Antonello Barretta si conferma come il cantore del civismo e della società civile. Attenzione, però, è un cantore, non un sognatore. Esalta, infatti, il ruolo della società civile e il contributo che essa può dare alla politica, ma non si nasconde i limiti di cui è afflitta, così come gli equivoci e le contraddizioni che segnano l’attuale civismo metelliano.

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Procediamo con ordine.

Barretta è drastico quando ai partiti e alle associazioni civiche chiede un rinnovamento integrale della classe dirigente, che a vario titolo ha partecipato alla gestione della cosa pubblica. Dove per integrale forse non si intende solo un profondo cambiamento della classe politica, ma più ancora un diverso modo di approcciarsi alla gestione della cosa pubblica. Non è solo questione di uomini, ma di metodo e, immaginiamo, di etica. In sintesi, serve una vera e proprio palingenesi.

Non a caso, insiste sulla competenza. Lo chiede per il futuro sindaco: assoluta novità e competenza. E’ questo il binomio vincente per Barretta. Per poi aggiungere che occorre una figura in grado di unire la città e le sue diverse componenti, liberandola dalle tante corporazioni elettorali esistenti, che hanno condizionato negativamente le diverse Amministrazioni che si sono susseguite. Insomma, un sindaco-leader capace di sconfiggere i diversi potentati elettorali che ingessano da tempo la vita politica cittadina. Magari. Sarebbe come la liberazione da quella specie di camicia di forza che da anni paralizza la corretta dinamica politica cittadina.

La domanda, a questo punto, è scontata: ma in città l’abbiamo una simile personalità? In tutta onestà, pensiamo di sì. A nostro avviso, di sicuro più d’una. Anche pensando al femminile, in ragione delle tante donne capaci che vanta la nostra città. Basta volerla e cercarla.

Barretta è lapidario anche sulla società civile cavese, di cui però è un sostenitore convinto. Afferma di non aver visto finora una volontà seria di partecipazione. Indubbiamente spaventa il punto di partenza, ma a maggior ragione, guardando al futuro dei nostri figli, occorrerebbe impegnarsi. Come dargli torto? Tranne poche eccezioni, questa è la realtà. D’altronde, come lui stesso evidenzia, di sicuro non bastano qualche buona intenzione e dichiarazione di facciata. E sì, inutile dire che è facile prendersela con la politica, i politici e i partiti, stando però comodamente alla finestra a guardare senza sporcarsi le mani.

Una stoccata, infine, Barretta la riserva anche al civismo che per come si delinea e finora si declina a livello cavese, non è certo esente da esponenti politici più o meno riciclati se non addirittura compromessi a vario titolo con le ultime esperienze amministrative. Spiace dirlo, ma ad oggi, fatte le dovute eccezioni che confermano la regola, il civismo che si vede in città più che una scelta progettuale, etica e ovviamente politica, dà più l’impressione di essere un refugium peccatorum. In altre parole, un ripiego o se si preferisce un luogo, uno spazio, che raccoglie pentiti, emarginati, delusi e diffidenti rispetto ai partiti e alla politica politicante in generale.

E allora? Noi condividiamo quel che suggerisce Antonello Barretta. Tanto i partiti, che non sono la sentina di tutti i mali, quanto il civismo hanno bisogno di essere decisamente innovativi con una progettualità forte e la coraggiosa selezione dei candidati consiglieri. Per dirla tutta, il rinnovamento non sta nel nuovismo becero, magari anche solo nel giovanilismo della carta d’identità, bensì nei contenuti e nei metodi. Anche perché l’esperienza maturata sul campo, unita alle competenze, è una ricchezza non un limite se inserita in una progettualità di una certa levatura. Al civismo attuale, forse anche più degli stessi partiti, manca proprio la progettualità, una piattaforma programmatica, un’idea di città, una strategia di lungo termine. Per ora, non se ne abbia a male nessuno, il civismo di cui oggi parliamo è fatto solo di anime perse, politicamente s’intende.

Questo il quadro politico attuale. Noi, tuttavia, condividiamo appieno le conclusione di Antonello Barretta. La nostra città è giunta a quello che si può definire il punto e a capo. Questo per dire che ha bisogno di un nuovo inizio, in cui la società civile diventi protagonista e i partiti lavorino al loro rinnovamento, con il coinvolgimento delle giovani generazioni.

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Siamo infatti dell’opinione che ci sia ancora il tempo, e sia a destra che a sinistra, oltre che nello stesso frastagliato movimento civico, per operare scelte all’insegna del rinnovamento e della qualità dei contenuti e del personale politico.

Almeno questa è la speranza.



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