Zelensky: «Non credo di aver sbagliato, ma Trump con chi sta? Perché dice che l’Ucraina è distrutta?». L’intervista di Fox News cerca di incastrare il leader ucraino, che dà lezioni di civiltà a tutti

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Zelensky merita tutta la nostra solidarietà. Mai si era visto un attacco del genere alla Casa Bianca. Le risposte che ha dato alla successiva intervista a Fox News lo hanno reso un gigante, accanto a Trump. Ma ricostruiamo. Dopo poche ore dalla lite senza precedenti che ha visto scontrarsi, davanti alle telecamere, da una parte il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il suo vice J.D. Vance e dall’altra il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, e dopo la cacciata degli americani, il sostegno incassato dai leader europei, gli insulti dei russi e la richiesta di ulteriori scuse chieste dal team di Trump (il segretario di Stato, Marco Rubio, alla Cnn ha detto: «Il leader ucraino dovrebbe scusarsi per averci fatto perdere tempo in un incontro che è finito in questo modo»), Zelensky ha spiegato quello che è successo in un’intervista con Bret Baier, il capo della redazione politica di Fox News, rete conservatrice.

Guardarla è un buon modo per capire che cosa è successo dal punto di vista di Zelensky, che nella rissa è quello che ha parlato meno, mentre Vance e Trump alzavano la voce e gli impedivano di replicare. Spoiler: è rimasto calmo anche stavolta. Che cosa ha detto? Ecco le risposte chiave, a delle domande molto orientate a metterlo in difficoltà.

Pensa di aver mancato di rispetto a Trump, a Vance e al popolo americano, come ha detto il presidente?

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Zelensky ringrazia per avere la possibilità di spiegarsi in questa intervista poi ringrazia subito l’America – cosa che gli era stata rinfacciata da Vance, durante l’incontro con la stampa, anche se Zelensky ha sempre ringraziano l’aiuto degli Usa in questi anni. «Ringrazio il popolo americano e ringrazio il Presidente. Ringrazio per tutto il supporto di questi tre anni dopo l’invasione russa, ringrazio gli Usa che sono nostri sostenitori». Dopodiché il presidente ucraino spiega che «bisogna essere onesti e diretti», apprezza che il presidente Trump ribadisca che vuole finire la guerra ma si toglie l’etichetta di «dittatore» e «guerrafondaio», spiegano che «siamo noi quelli che vogliono, per primi, finire la guerra, perché siamo noi in guerra, stiamo lottando noi per la nostra libertà e le nostre vite». Poi ha sottolineato che Trump deve uscire dall’ambiguità: «Penso che dobbiamo essere dalla stessa parte, il presidente deve essere dalla stessa parte in cui siamo noi, perché è importarte fermare Putin». In pratica Zelensky vuole, come ha fatto nella sala ovale, far capire che l’Ucraina è il Paese aggredito, che la persona pericolosa (per tutti) è Putin, non lui. Ribadisce il concetto, che aveva fatto scattare la reazione alterata del vicepresidente Vance, che il cessate il fuoco non si può concedere senza garanzie di sicurezza: «La pace, come diceva il presidente Reagan, non è una semplice assenza di pace. Serve una pace solida e duratura, con diritti civili e libertà garantita. Vladimir Putin ha violato il cessate il fuoco 25 volte dal 2014, non ci si può fidare».

Pensa di dovere delle scuse al Presidente Trump?

Baier lo incalza, Zelensky risponde: «No, rispetto il presidente e gli americani, ma non so, penso che dobbiamo essere onesti. Non credo di aver fatto qualcosa di sbagliato. Certo, ci sono delle cose da discutere, ma forse è meglio farlo non davanti ai media – con tutto il rispetto per la democrazia e la stampa libera». Il succo: Zelensky non si scusa perché non ha mancato di rispetto, ma vuole che sia chiara la posizione dell’Ucraina e sono cose di cui si discute in diplomazia a porte chiuse. Non tutto è uno show.

Lei ha chiesto delle garanzie di sicurezza prima di firmare l’accordo per le terre rare con gli Usa, è corretto?

Zelensky annuisce e spiega ancora: «Siamo pronti a firmare ma per noi è molto importante che ci siano delle garanzie. Magari non so delle cose, per questo volevo parlare con il presidente dei dettagli, in separata sede, per poter capire. Magari ha un suo piano per fermare Putin. Le garanzie sono un tema molto sensibile per la mia gente, perché siamo stati tre anni in guerra e la sola cosa che vogliamo sentirci dire è che è finita e che gli Stati Uniti stanno dalla nostra parte, insieme ai partner europei e insieme alla Nato».

Pensa che la lite davanti ai media abbia aiutato la sua gente?

Zelensky mantiene la calma e dice che lo spettacolo non ha fatto bene né all’Ucraina né all’America. Tuttavia spiega che «non posso cambiare quello che pensano gli ucraini dei russi: per loro sono dei killer. Gli Usa e l’Europa sono i nostri migliori amici mentre Putin è il nemico. Non è che non voglio la pace ma bisogna raccontare la realtà. La situazione reale».

Il presidente è convinto che non firmerà mai un accordo di pace con Vladimir Putin. È vero?

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Zelensky nega questa possibilità ma ribadisce di voler fare delle negoziazioni sedendosi al tavolo con la Russia affiancato da Usa e Europa, un tavolo in cui l’Ucraina abbia una posizione forte: «Siamo stati molto forti per tre anni». Alla domanda successiva se l’Ucraina potrebbe vincere la guerra senza l’aiuto degli Usa, Zelensky ammette: «Sarebbe molto difficile per noi. Ecco perché sono venuto negli Usa e perché l’accordo sulle terre rare era solo il primo passo per arrivare alla pace, ma non possiamo cancellare tutte le immagini che la nostra gente ha visto, i russi sono entrati nelle loro case, non possiamo dire che Putin è un”bravo ragazzo”. Non possiamo dimenticare i primi giorni di guerra, l’invasione, non vogliamo che succeda di nuovo che ritornino. Io ho ceduto sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato, ma allora chiedo: qual è la nostra garanzia di pace? Non voglio fare pressioni, sto solo chiedendo».

Prende in considerazione di dimettersi?

«Credo che lo possa decidere solo la gente ucraina. Gli Stati Uniti decidono il loro presidente, gli europei i loro, anche noi facciamo lo stesso». Incalzato sul fatto se le dimissioni potrebbero arrivare per facilitare l’accordo di pace – la narrazione trumpiana da tempo sostiene, come Putin, che sia Zelensky l’ostacolo alla pace – Zelensky resta calmo e ribadisce quanto già detto: «Se gli Usa confermano il sostegno alla Nato io sono pronto a dimettermi perché avrò ritenuto di avere fatto il massimo per il mio Paese».

Crede che quello che è successo nella sala ovale fosse un’imboscata?

«Non lo so», schiva la trappola Zelensky, dopo che Baier ha letto un post su X di un senatore democratico che scriveva: «Quello che è appena successo nella sala ovale è un’imboscata pianificata per aiutare un brutale dittatore russo». Il conduttore incalza: «Non lo sa? Forse lo è stata?». Zelensky nega vigorosamente, «è stata una situazione difficile, perché siamo stati molto diretti». Che cosa l’ha fatta arrabbiare? Incalza ancora Baier. Zelensky ha quindi modo di raccontare la sua frustrazione: «Quando sei negli Stati Uniti, e ad esempio il presidente, o il vice, o dei senatori, o comunque dei grossi politici dicono che l’Ucraina è praticamente distrutta, che i nostri soldati sono scappati, che non sono eroi, che l’Ucraina ha perso milioni di civili, che il loro presidente è un dittatore: qual è la reazione? Non si tratta di me, ma viene da chiedersi: dov’è l’amicizia tra Usa e Ucraina? Ho chiesto molte volte, per telefono, in altre occasioni, di fare attenzione con i numeri, se dici che abbiamo un milione di morti non è vero, parli di vite umane, sono persone, padri… se parli di territori quando sono case… I buoni partner non dicono questo, i buoni partner sono amici».

Pensa che il presidente sia il «cagnolino» di Putin?

Zelensky con diplomazia risponde che Trump non dovrebbe interpretare il suo ruolo di negoziatore come equidistante, e «stare nel mezzo», come aveva detto lo stesso presidente nello Studio Ovale. Per me dovrebbe stare «più dalla parte dell’Ucraina» e ha spiegato perché. «È la Russia che ci ha portato la guerra in casa, che ha causato tutto, siamo stati aggrediti ed è per questo che nelle trattative dobbiamo essere la parte forte». Ucraina e Russia, dice Zelensky, non possono essere messe sullo stesso piano, anche se bisogna mediare.

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Molti si chiedono dove siano finiti i soldi che vi abbiamo dato.

Zelensky risponde con i numeri, spiegando che parte dei soldi ricevuti dagli Usa in tre anni sono arrivati sotto forma di armi passate attraverso confini e registrate e un’altra parte arrivata come finanziamento al budget è totalmente rendicontata e consultabile pubblicamente, respingendo anche un’insinuazione di Baier circa la corruzione in Ucraina. Pensa che il vostro rapporto sarà incrinato ormai dopo oggi? Chiede infine Baier. Zelensky risponde che la questione riguarda due Paesi amici storicamente e non due presidenti.





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