Genova. Continua a sbriciolarsi il versante che sovrasta via Posalunga, nel quartiere genovese di Borgoratti, dove una frana aveva sventrato un appartamento al primo piano alla vigilia di Natale del 2022. Sabato scorso un nuovo smottamento ha turbato la quiete dei residenti del civico 46, gli stessi che due anni fa furono costretti a lasciare le loro abitazioni per diversi giorni. E soprattutto ha riaperto una profonda ferita per Claudio Galia, il proprietario dell’immobile devastato dall’enorme pietrone, appena rientrato in quella casa dopo un lungo calvario.
“Sono caduti altri massi nella parte di montagna che non hanno ancora messo in sicurezza – racconta -. Nessuno ci ha mandato via stavolta, ma abbiamo troppa paura dopo quello che è capitato quel giorno. Io non riesco a stare tranquillo in questa casa, quindi ce ne siamo andati di nuovo. È un incubo interminabile, non è giusto vivere così. Vorrei solo una casa tranquilla, visto che ho ancora 22 anni di mutuo davanti e ho perso tutto in questa storia“.
Claudio Galia, 43 anni, rappresentante di elettrodomestici, viveva in via Posalunga con la compagna e un cane. Ora la famiglia si è allargata e c’è anche una bimba di un anno e mezzo. In questi anni non solo ha dovuto sostenere 850 euro al mese per l’affitto di un altro appartamento, ma ha pure continuato a pagare le rate del mutuo, circa 500 euro ciascuna, oltre alle spese d’amministrazione. Nel frattempo, prima di fuggire la seconda volta col cuore in gola qualche giorno fa, aveva ordinato i mobili nuovi. Contando anche l’investimento iniziale per rifare il giardino, ormai una decina d’anni fa, aveva stimato danni per quasi 150mila euro.
Danni che nessuno finora gli ha mai risarcito: “Non ho mai visto un euro”, conferma. Sui condomini di via Posalunga, oltre al dissesto idrogeologico, pende infatti un lungo contenzioso tra l’Agenzia del demanio e la cooperativa La Quercia, che nel 1990 aveva acquistato la parte di terreno alle spalle del palazzo per costruire dei box. Al catasto le particelle risultano di proprietà del Demanio in forza di un atto di rinuncia abdicativa registrato nel 2015, ma l’avvocatura dello Stato non ne riconosce la validità e sostiene che la competenza sia ancora privata. Finché la questione non sarà risolta in tribunale, insomma, nessuno sembra intenzionato a pagare.
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Via Posalunga, la frana si muove ancora: dopo due anni regna ancora la paura
Negli ultimi tempi gli allarmi per frane e smottamenti si sono moltiplicati da parte dei cittadini, ma hanno avuto poco o nessun seguito. Un muraglione di contenimento era stato costruito alle pendici della scarpata proprio per evitare che i massi potessero danneggiare l’edificio, ma l’episodio del 24 dicembre 2022, a sua volta anticipato da avvisaglie nei giorni precedenti, ha avuto origine da un’altra zona del versante, e così il materiale sceso a valle ha centrato il salotto di Galia, con conseguenze potenzialmente tragiche se fosse successo in un altro momento della giornata. Anche per questo la Procura aveva aperto un’inchiesta per disastro colposo e frana colposa, ma le indagini non hanno sortito effetto.
Sabato scorso, dopo le piogge degli ultimi mesi, il nuovo distacco. “Ho sentito tremare il letto – racconta una residente che preferisce restare anonima – perciò non ci dicano che le nostre case sono sicure. La nostra sensazione è che il Demanio aspetti di avere ragione per non fare più nulla”.
In realtà l’Agenzia, pur “non ritenendosi responsabile o corresponsabile” dell’accaduto, era intervenuta in somma urgenza dopo la frana del 24 dicembre per mettere in sicurezza il fronte franoso e consentire il rientro degli sfollati. Ora la direzione regionale della Liguria fa sapere di aver provveduto alla progettazione degli “interventi di mitigazione del rischio”: ad oggi, secondo quanto riferito, sono state già realizzate il 30% delle opere e sono in corso di assegnazione le rimanenti. Inoltre, per le opere già realizzate è stato attivato un contratto di manutenzione e reperibilità tecnica. “Posso assicurare che l’Agenzia del demanio si è impegnata a procedere con la messa in sicurezza – spiega il vicesindaco reggente Pietro Piciocchi -. A marzo è già stato calendarizzato un incontro insieme all’amministrazione del condominio per fare il punto della situazione”.
Ma lo scenario che appare salendo da via Posalunga dà il senso della precarietà che si respira a più di due anni da quel Natale infernale. Le reti da cantiere circondano i palazzoni. Gli abitanti del civico 46 accedono attraverso un varco aperto in uno dei box (nella foto sopra) perché il portone si trova in zona rossa e non è considerato sicuro. Gli altri garage e i locali nei fondi sono tutti inaccessibili, con ulteriori danni per i rispettivi proprietari. “La preoccupazione c’è, le case valgono sempre meno – chiosa l’anonima abitante -. Qualcuno è già riuscito a vendere a poco, c’è anche gente che compra per rivendere a prezzo maggiorato”. Storie ordinarie in una città edificata a dispetto di ogni ragionevole cautela.
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