Anticipato a oggi pomeriggio il bilaterale tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il primo ministro britannico Keir Starmer, alla vigilia del vertice di una dozzina di leader europei a Londra.”Il primo ministro e il presidente Zelensky si incontreranno a Downing Street questo pomeriggio”, ha detto un funzionario, dopo che i media britannici hanno diffuso le immagini di un aereo ucraino che atterra in un aeroporto a nord di Londra.
Zelensky sfuma il tiro sui negoziati americani con Vladimir Putin, affermando di ritenere “comprensibile” che l’amministrazione di Donald Trump voglia dialogare con il leader russo del Cremlino. Lo si legge in un messaggio diffuso via X da Londra.
Il presidente ucraino ha tuttavia aggiunto che “gli Usa hanno sempre parlato di una pace” da raggiungere “attraverso la forza” E ha poi ribadito: “Insieme possiamo compiere passi forti contro Putin”.
Pronti a firmare l’accordo sui minerali
“Siamo pronti a firmare l’accordo sui minerali, e sarà il primo passo verso le garanzie di sicurezza. Ma non è abbastanza, e abbiamo bisogno di più di questo. Un cessate il fuoco senza garanzie di sicurezza è pericoloso per l’Ucraina. Stiamo combattendo da 3 anni, e il popolo ucraino deve sapere che l’America è dalla nostra parte”, scrive su X Zelensky.
“Gli Usa restano un partner strategico dell’Ucraina”
“A dispetto del dialogo duro”, gli Usa restano “un partner strategico dell’Ucraina”: lo ha affermato il presidente Volodymyr Zelensky sul suo profilo X a margine dell’arrivo a Londra dopo lo scontro di ieri alla Casa Bianca – prima del vertice paneuropeo di domani. Zelensky ha poi ribadito di essere “molto grato agli Stati Uniti per tutto il sostegno ricevuto, in particolare nei tre anni di guerra con la Russia. E ha rivolto un “grazie” a Trump. Ma ha anche insistito che occorre essere “onesti e diretti per capire i nostri obiettivi condivisi”.
Cosa succede adesso?
E adesso? Il tempo corre e la preoccupazione resta massima per il futuro dell’Ucraina, dell’Europa e dell’assetto geopolitico mondiale. Il duro scontro in diretta mondovisione video (mai visto prima) fra gli Usa e un alleato, fra Zelensky da una parte, e Trump e Vance dall’altra, è finito con il presidente americano e il suo vice che toglievano la parola a quello ucraino, aggredendolo, e invitandolo a “chiedere scusa” e “portare rispetto”. E con Zelensky che lasciava la Casa Bianca senza nemmeno essere accompagnato da Trump, a rinbadire: “A lui non devo nessuna scusa”. Poi ecco le anticipazioni del New York Times sulle intenzioni di The Donald, che dopo aver minacciato di sospendere gli aiuti diretti a Kiev (armi, uomini) ora minaccia di dire stop anche a quelli indiretti: quindi condivisione di informazioni di intelligence, uso amico di satelliti e droni. Lunedì l’Europa è attesa dal vertice sulla difesa comune.
I leader europei verso il summit
Come si fa ad affrontare quasi un milione di soldati russi ai confini se gli Usa dovessero ritirarsi dall’impegno a difesa dell’Ucraina? I conti che vanno sul tavolo del vertice Ue sulla sicurezza comune, dicono che bisognerebbe mandare sul campo almeno altri 350mila soldati da tutti i Paesi europei e spendere 250 miliardi l’anno per contenere l’aggressività di Putin. Di fronte a questo scenario, e con Musk che è pronto a spegnere o riaccendere il servizio di rete satellitare privato Starlink, così importante sul teatro bellico ucraino, a seconda di come si comportino gli alleati europei, i leader spingono in direzioni in parte divergenti. Giorgia Meloni insiste per un vertice che rinsaldi i rapporti con Washington, Macron continua ad essere netto sul non confondere “l’aggressore, la Russia, con l’aggredito, l’Ucraina”, il premier britannico Starmer che riceverà lunedì 16 leader europei più Zelensky a Lancaster House prova a fare da ago della bilancia. E’ stato fra i primissimi a dire che la spesa militare di Londra salirà fino al 3% del Pil, ricevendo il plauso di Trump, e molto attivo nel sentire sia il presidente Usa che quello Ucraino per cercare di ripristinare la comunicazione interrotta. Zelensky insiste che se ci sarà una pace deve essere “giusta” e che “l’aiuto Usa serve ma con garanzie”. Trump non si smuove dalla priorità all’accordo sulle terre rare ucraine e poi alla strada della pace come se la immagina lui, che non dà ragione a Kiev.
Cronaca di un disastro in mondovisione
“Non devo nessuna scusa a Trump”. Con il mondo sotto shock per quello che si è visto durante i 20 minuti di botta e risposta fra Volodymyr Zelensky e Donald Trump nello studio ovale della Casa Bianca, il presidente Ucraino è tornato poi sull’accaduto. E incalzato dal vicepresidente Vance e dal segretario di Stato Usa, Marco Rubio, che gli impongono di “avere rispetto” e di “scusarsi”, Zelensky ha replicato: “Ringrazio Trump per l’invito e lo rispetto ma certe conversazioni non andrebbero fatte di fronte ai media, con tutto il rispetto per la democrazia e la stampa libera”. Aggredito e per certi versi umiliato in mondovisione da Trump e Vance, Zelensky ha tentato di rispondere per quanto ha potuto, poi ha lasciato la Casa Bianca senza firmare l’accordo fra Usa e Ucraina per la gestione delle terre rare, dopo l’annullamento della conferenza stampa congiunta.
Il botta e risposta completo nello studio ovale: leggi qui
Tutti i problemi di Kiev, e dell’Ue
Zelensky, intervistato da Fox News, ammette che “senza l’aiuto americano sarà molto difficile respingere la Russia” e sottolinea più volte nel corso dell’intervista che l’Ucraina non vuole perdere la partnership con Washington. Ma ha bisogno di garanzie sulla sicurezza. “Nessuno vuole la pace più di noi”, assicura “ma una tregua senza garanzie di sicurezza dagli Stati Uniti è un tema molto delicato per la mia gente“. Quanto al rapporto di Trump con Vladimir Putin, Zelensky cerca di trovare i toni giusti per dire che preferirebbe che il presidente americano non stesse “nel mezzo”, come ha detto lo stesso tycoon nello Studio Ovale, ma “più dalla parte dell’Ucraina” perché è la Russia che “ci ha portato la guerra in casa”. Il fallimento dell’incontro fra Trump e Zelensky ha messo in subbuglio i Paesi dell’Ue Fra i più decisi a favore dell’Ucraina, il polacco Tusk e quello spagnolo Sanchez, più sfumato ma in sostanza allineato il parere del premier inglese Starmer. Decisi a fare muro contro la Russia i Paesi baltici, a cominciare dall’Estonia. Nel mentre in Italia il vicepremier Salvini va già in contrapposizione alla linea difficile ma pro sostegno Ue all’Ucraina della premier Meloni, dicendo deciso che è importante “lavorare con gli Usa per la pace”. Una posizione che sembrerebbe ochieggiare anche nella direzione di Putin e di Mosca.
Restare o no
Il presidente ucraino Zelensky ha anche toccato il tema delle sue dimissioni, chieste a gran voce dal senatore repubblicano Lindsey Graham, una volta suo grande sostenitore. “Solo gli ucraini possono decidere se io debba fare un passo indietro o no, gli americani votino il loro presidente”. Alla fine del colloquio Zelensky si è detto “certo” che il rapporto con Trump si possa ricucire. “La nostra è una relazione storica tra due popoli”.
L’insistenza di Trump: “Non vuole la pace ma non ha carte in mano”
Prima che l’intervista andasse in onda The Donald in partenza per Mar-a-Lago ha usato toni molto più duri nei confronti del suo interlocutore accusandolo di voler continuare a “lottare, lottare, lottare” e di aver “sopravvalutato le carte in suo possesso”. Per tornare al tavolo delle trattative, è stato l’avvertimento del tycoon, il presidente ucraino “deve dirmi che vuole la pace, che non vuole fare la guerra più”, ha aggiunto dicendo di voler un cessate-il-fuoco subito. Intanto un funzionario dell’amministrazione ha riferito al Washington Post che il commander-in-chief sta valutando la possibilità di interrompere tutte le spedizioni di aiuti militari in corso verso l’Ucraina. La decisione riguarderebbe miliardi di dollari di radar, veicoli, munizioni e missili in attesa di essere inviati nel Paese. E con l’uomo forte alla destra di Trump, Elon Musk a scrivere sul suo social network: “Zelensky si è distrutto in diretta” è il caso di capire che gli Usa come si erano presentati al mondo per decenni, forse sono finiti per sempre.
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