Trump e le tariffe contro l’Ue, come rispondere senza farsi male secondo Demarais

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Le nuove tariffe statunitensi rappresentano una sfida per diversi Paesi europei, ma la risposta non deve necessariamente passare per una guerra commerciale. Secondo Demarais (Ecfr), una strategia più efficace potrebbe consistere nel rafforzare il mercato unico europeo e nell’espandere le opportunità commerciali con altri partner globali

01/03/2025

Donald Trump sta per imporre nuove tariffe sulle importazioni europee. Alcuni Paesi dell’Ue ne risentiranno più di altri, ma una risposta diretta potrebbe rivelarsi controproducente. Piuttosto che reagire con misure analoghe, l’Europa potrebbe rafforzare la propria posizione riducendo le barriere interne al commercio e cercando nuovi accordi con partner internazionali. È questa la lettura di Agathe Demarais, senior fellow dell’Ecfr.

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L’Ue nel mirino di Trump

Sin dall’inizio, l’Unione Europea è stata tra i principali obiettivi della politica commerciale di Trump. Il presidente americano ha più volte preso di mira le economie con un surplus commerciale verso gli Stati Uniti, come Messico, Canada, Cina e UE. Oltre a questo, è alla ricerca di successi immediati sul piano interno e probabilmente ritiene che l’Europa possa essere disponibile a fare concessioni per evitare uno scontro commerciale.

Secondo Demarais, tuttavia il livello medio delle tariffe europee non giustificherebbe un approccio particolarmente aggressivo da parte di Washington. L’aliquota media ponderata dell’UE è del 2,7%, un livello paragonabile a quello degli Stati Uniti (2,2%) e inferiore a quello di altri partner commerciali come il Regno Unito (3,3%), il Canada (3,4%) e la Corea del Sud (8,4%).

L’impatto delle tariffe sull’economia Usa

Oltre a creare tensioni con l’Europa, le nuove tariffe potrebbero avere conseguenze anche per gli Stati Uniti. Per l’esperta del think tank paneuropeo, misure di questo tipo finiscono per funzionare come una tassa aggiuntiva per aziende e consumatori americani. Le tariffe imposte nel 2018 hanno comportato una perdita netta stimata in 7,2 miliardi di dollari per l’economia statunitense, nonostante l’aumento delle entrate fiscali e alcuni vantaggi per settori specifici, come quello dell’acciaio.

Chi sarà più colpito in Europa?

L’impatto delle tariffe non sarà uniforme tra i Paesi dell’UE. Austria, Finlandia, Germania, Irlanda, Italia, Portogallo e Svezia esportano in misura significativa verso gli Stati Uniti e potrebbero essere tra le economie più esposte a un dazio del 25%.

Anche una possibile ritorsione dell’Ue avrebbe effetti diversi tra i Paesi membri. Demarais spiega che l’imposizione di tariffe sui prodotti statunitensi rischierebbe di aumentare i costi per le aziende europee in un momento già segnato da prezzi dell’energia elevati e da una crescente concorrenza cinese. Inoltre, ciò comporterebbe un aggravio per i consumatori, contribuendo ad alimentare l’inflazione in un periodo in cui il costo della vita resta una delle principali preoccupazioni della popolazione.

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I Paesi più dipendenti dalle importazioni dagli Stati Uniti – tra cui Belgio, Francia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo e Paesi Bassi – sarebbero quelli più colpiti da eventuali contromisure europee, con un ulteriore aumento dei prezzi interni.

Quale strategia per l’Ue?

“Per mitigare l’impatto delle misure commerciali di Trump, i paesi dell’Ue potrebbero essere ben ispirati a dare uno sguardo al’’interno e affrontare le proprie debolezze commerciali”, spiega Demarais, secondo cui i costi e le barriere commerciali all’interno dell’Ue sono così elevati che equivalgono a una tariffa del 44% sulle spedizioni di merci (esclusa l’agricoltura) e del 110% per gli scambi di servizi tra gli Stati membri dell’Ue — e  molto più di qualsiasi tariffa che Trump imporrà mai.

Inoltre, l’Ue potrebbe accelerare la firma di nuovi accordi commerciali con economie emergenti, come il Mercosur, per diversificare le proprie esportazioni e ridurre la dipendenza dal mercato statunitense.

In definitiva. le nuove tariffe statunitensi rappresentano una sfida per diversi Paesi europei, ma la risposta non deve necessariamente passare per una guerra commerciale. Secondo Demarais, una strategia più efficace potrebbe consistere nel rafforzare il mercato unico europeo e nell’espandere le opportunità commerciali con altri partner globali. Evitare una reazione impulsiva potrebbe limitare i danni economici, mentre una maggiore integrazione interna e una politica commerciale più dinamica potrebbero garantire all’Ue maggiore resilienza nel lungo periodo.



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