Quale futuro per il settore eolico sotto la presidenza Trump?

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Nel primo giorno del suo secondo mandato alla Casa Bianca, Donald Trump ha sospeso il leasing e i permessi per i nuovi progetti eolici, lasciando gli sviluppatori in un limbo

Se l’amministrazione di Joe Biden voleva riempire i panorami americani di pale rotanti, il neo presidente USA Donald Trump sembra invece del tutto contrario all’eolico. Nel primo giorno del suo secondo mandato alla Casa Bianca, Trump ha infatti sospeso il leasing e i permessi per i nuovi progetti eolici, lasciando gli sviluppatori in un limbo.

Secondo il Wall Street Journal, i giganti dell’eolico offshore e onshore – tra cui Shell, TotalEnergies e Orsted – stanno improvvisamente fissando svalutazioni da miliardi di dollari e si chiedono che ne sarà dei loro investimenti. “Non faremo la cosa dell’eolico”, ha dichiarato Trump ad un comizio all’inizio dell’anno, liquidando le turbine come “dei grossi e brutti mulini a vento che rovinano i nostri quartieri”.

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IL BLOCCO DEI PERMESSI SULL’EOLICO (E LE CONSEGUENZE)

Le conseguenze immediate sono un blocco normativo: l’Army Corps of Engineers, la Federal Aviation Administration e il Bureau of Land Management stanno tutti rivalutando i loro ruoli nel rilascio dei permessi eolici. Gli sviluppatori ora stanno vivendo una fase di attesa ad alto rischio: non si tratta solo di perdere i crediti d’imposta dell’Inflation Reduction Act del 2022 di Biden – che Trump ha etichettato come “una truffa” -, ma della capacità del settore di pianificare a lungo termine. Secondo David Hindman di AlixPartners, “tutte le parti – sviluppatori, finanziatori e altri – vorranno avere più certezze di quelle che abbiamo ora”. Ma la certezza scarseggia.

LA FILOSOFIA TRUMPIANA DEL “PRIMA I COMBUSTIBILI FOSSILI”

Trump – scrive Julianne Geiger su Oilprice – non sta solo mettendo in pausa l’energia eolica, sta accelerando i combustibili fossili. Non a caso, la sua prima mossa è stata ritirarsi dall’accordo di Parigi. Di nuovo. “Mi ritiro immediatamente dall’ingiusta e unilaterale truffa dell’accordo sul clima di Parigi”, ha annunciato. La seconda mossa è stata invertire le restrizioni di Biden sulle trivellazioni offshore di petrolio e gas.

La filosofia di Trump è semplice: più trivellazioni, più esportazioni e dominio energetico. “L’America tornerà ad essere una nazione manifatturiera. Abbiamo qualcosa che nessun altro Paese manifatturiero avrà mai: la più grande quantità di petrolio e gas di qualsiasi altro Paese sulla Terra”.

L’amministrazione Trump ha promesso di riempire la riserva strategica di petrolio, abbassare i prezzi dell’energia e aumentare le esportazioni statunitensi, ignorando al contempo l’eolico e il solare. L’industria energetica, però, collaborerà? I produttori di petrolio hanno già segnalato di apprezzare l’ambiente normativo più amichevole, ma è improbabile che torneranno di colpo alla modalità “drill, baby, drill”, a meno che le condizioni di mercato non lo richiedano. Trump può superare gli ostacoli burocratici, ma non può costringere le aziende private a inondare il mercato di petrolio.

TRUMP COLPISCE UN SETTORE – L’EOLICO – CHE ERA GIÀ IN DIFFICOLTÀ

Ad onor del vero, l’industria eolica era già in difficoltà prima delle decisioni di Trump. L’aumento dei costi, i problemi nella catena di fornitura e gli alti tassi di interesse avevano già messo i progetti in seria difficoltà. L’eolico offshore, in particolare, è stato un costoso esempio di pazienza. La più grande utility tedesca, RWE, di recente ha sottolineato che l’eolico offshore negli Stati Uniti costa il 30% in più che in Europa. E, con i tassi di interesse ancora in rialzo, gli investitori sono meno propensi ad investire denaro in progetti con lunghi periodi di ammortamento.

Biden aveva degli obiettivi ambiziosi per l’eolico offshore: fino a 12 aste di locazione entro il 2028, con una visione per una rete a zero emissioni entro il 2035. Anche con i crediti d’imposta e il sostegno federale, però, gli sviluppatori stavano annullando progetti a tutto spiano a causa dei costi eccessivi. Ora, con Trump che congela il sostegno federale, questi annullamenti potrebbero trasformarsi in un esodo di tutto il settore.

LA FINE DELL’EOLICO NEGLI STATI UNITI?

Anche se Trump smantellasse gli incentivi federali, l’energia eolica ha ancora presa a livello statale. Il Texas e l’Iowa – entrambi Stati profondamente repubblicani – sono diventati silenziosamente delle potenze eoliche grazie ad un’economia favorevole. E, mentre l’eolico offshore potrebbe subire un colpo, l’eolico e il solare onshore potrebbero continuare a crescere, soprattutto se le compagnie elettriche continueranno a spingere per le energie rinnovabili come protezione contro la volatilità dei combustibili fossili.

Per ora, però, il settore è bloccato in un purgatorio: nessuna nuova locazione federale, nessuna chiarezza sui permessi e l’incombente minaccia di annullamento dei crediti d’imposta significano che gli sviluppatori dovranno procedere con cautela. Trump ha chiarito la sua posizione: i combustibili fossili sono sovrani e il vento è una piaga per gli occhi.

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Il congelamento dei permessi ha lasciato l’industria eolica statunitense in uno stato di paralisi e, a meno che gli Stati non prendano in mano la situazione, i nuovi progetti rischiano di bloccarsi. Nel frattempo, petrolio e gas sono tornati in auge, almeno per ora. Se questo rappresenti un duro colpo per l’eolico statunitense o solo un altro ostacolo politico dipenderà da cosa avverrà nei tribunali, a Wall Street e, naturalmente, alle prossime elezioni americane del 2028.



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