Commissione Europea – Piano d’Azione, la prima bozza fa già temere il flop”},{“type”:”html”,”content”:”
La Commissione Europea ha inviato ai partecipanti del Dialogo Strategico per il settore automobilistico una prima bozza del Piano d’Azione che sarà presentato il 5 marzo prossimo, e le reazioni a caldo sono decisamente negative. Basta leggere un comunicato diffuso dall’Anfia, l’associazione italiana della filiera: “Con grande rammarico e stupore riscontriamo l’assenza, nel documento preliminare circolato della Commissione, delle misure ritenute essenziali per il nostro settore e degli interventi urgenti e necessari di cui da mesi discutiamo con la Commissione europea”, sbotta il presidente Roberto Vavassori. Di più: l’Anfia esplicita chiaramente la possibilità che il piano non rifletta in alcun modo le richieste avanzate dall’intero settore al tavolo di confronto voluto dal presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e soprattutto non accolga molte delle proposte del rapporto Draghi. “È incomprensibile, per la nostra filiera, che la Commissione non stia andando nella direzione necessaria all’industria, così come indicato dal Rapporto di Mario Draghi nei suoi ripetuti interventi su questo tema”, aggiunge Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti Anfia e vicepresidente Clepa. “Meglio continuare il confronto costruttivo e accogliere finalmente il contenuto minimo per mantenere il settore vitale in Europa. Non dobbiamo avere paura di cambiare la rotta tracciata dalla scorsa legislatura europea non solo perché non si è rivelata vincente, ma anche perché, nel frattempo, lo scenario mondiale è cambiato”.
I rilievi dell’associazione. Secondo l’Anfia, nella bozza non c’è “un ridisegno complessivo del percorso della transizione alla decarbonizzazione della mobilità” che “necessariamente” contempli l’adozione del principio di neutralità tecnologica invocato anche dal Rapporto Draghi” e pertanto consenta “l’utilizzo dei carburanti di origine non fossile a basso o nullo contenuto carbonico secondo il principio Lca”. Inoltre, la bozza sembra non affrontare la questione energetica: “È necessario focalizzare il piano di ricerca europeo sul tema dell’energia, anche per la mobilità, contemplando quindi nuove chimiche e sistemi costruttivi per le batterie da realizzare in Europa”, lamenta l’Anfia. A tal proposito, si evidenzia anche la necessità di “ridurre in maniera consistente il divario del costo dell’energia della nostra filiera rispetto ai concorrenti internazionali” e si chiede di “avere il coraggio di mettere mano ad un piano decennale di rinnovo del parco circolante Ue secondo i criteri di basse o nulle emissioni attraverso uno schema concreto e coordinato che consenta, entro il 2035, di ridurre in maniera sostanziale le emissioni di CO2, vero obiettivo della decarbonizzazione della mobilità”. L’Anfia ribadisce quindi altre necessità, tra cui la semplificazione della “bulimia regolatoria europea” e l’adozione di “misure di politica commerciale che evitino distorsioni o ritorsioni da parte di altri Paesi”. Questioni essenziali che la Commissione non sembra aver preso in considerazione.
Vaghezza europea. C’è da chiedersi perchè l’Anfia dato un altolà così deciso. Effettivamente, stando ad alcune ricostruzioni, la bozza non pare includere misure specifiche: per esempio, la Reuters parla vagamente di un documento che, pur riconoscendo i rischi affontati dall’industria europea nella mobilità elettrica e gli elevati costi della componentistica, includerà delle “proposte ai 27 Stati membri sulle azioni che possono intraprendere per accelerare l’adozione dei veicoli elettrici nelle flotte di auto aziendali” (ne parliamo qui) Inoltre, la Commissione avrebbe intenzione di “collaborare” con i vari governi per “valutare il modo migliore per incentivare l’acquisto di veicoli elettrici e le relative opzioni di finanziamento”. Infine, ci sarebbero indicazioni su requisti “più stringenti” sui “contenuti delle celle delle batterie e dei componenti venduti nei veicoli elettrici nell’Ue”. La stessa Commissione avrebbe anche intenzione di valutare un possibile sostegno economico ai produttori di batterie e agli impianti di riciclaggio e di offrire condizioni di favore a chiunque voglia investire in Europa, mentre non ci sarebbe una posizione chiara sul tema delle multe per lo sforamento dei limiti alle emissioni.
“Un suicidio industriale”. L’aria è tesissima anche in Lombardia. Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico (nonché presidente dell’Automotive Regions Alliance), parla di “morte dell’industria automobilistica: se saranno confermate le voci che arrivano da Bruxelles rispetto a ciò che Ursula von der Leyen presenterà mercoledì 5 marzo non ci sarà nessuna inversione. Se così fosse, potremmo dichiarare definitivamente la morte del comparto. O si cambia o è la fine, non c’è più tempo: consumatori, mercato e l’attuale contingenza economica hanno già evidenziato come l’unica strada intrapresa dalla Commissione Europea porti al ‘suicidio economico’ più grande della storia industriale. Servono radicali cambiamenti e interventi su sanzioni costruttori, flessibilità e neutralità tecnologica, come più volte proposto sia dall’intero sistema lombardo, sia dall’Automotive Regions Alliance. Il nostro è l’ennesimo appello alla ragione”.
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