Ora i pedofili usano l’Intelligenza artificiale: arresti in tutta Italia

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L’Intelligenza artificiale usata per produrre immagini pedopornografiche. L’ultima frontiera della perversione è stata scoperta dall’Europol, che ieri ha arrestato 25 persone con l’operazione Cumberland, lanciata su scala planetaria. Le indagini – 273 i sospettati e 173 i sequestri effettuati – sono state guidate dalla polizia danese, che ha potuto contare sui colleghi di altri Paesi Ue, ma anche di Gran Bretagna, Canada e Nuova Zelanda. Il blitz è scattato dopo l’arresto, lo scorso novembre, di un cittadino danese: l’uomo gestiva una piattaforma online su cui distribuiva il materiale che lui stesso produceva utilizzando l’AI.

«Queste immagini generate artificialmente sono così facili da creare che possono essere prodotte da individui con intenzioni criminali, anche senza conoscenze tecniche approfondite – ha affermato Catherine De Bolle, direttore esecutivo di Europol – e questo contribuisce all’aumento dei contenuti di abusi sessuali su minorenni e, man mano che il volume aumenta, diventa sempre più difficile per gli investigatori identificare gli autori o le vittime». L’acceso ai file avveniva «dopo un simbolico pagamento online» e così «utenti da tutto il mondo hanno potuto ottenere una password per accedere alla piattaforma e assistere agli abusi sui minori». La sensazione è che sia solo l’inizio dell’ennesima, turpe storia: l’Europol ha annunciato che le indagini proseguono e che sono previsti ulteriori arresti. Non sono mancate le difficoltà: la fantasia malata dei pedofili ha spiazzato persino il legislatore, visto che nessuno ha ancora emanato norme specifiche per reprimere crimini virtuali. «Bisognerà sviluppare nuovi metodi e strumenti investigativi per affrontare queste nuove sfide» ha spiegato l’Europol.

Ma le brutte notizie sono arrivate anche dall’Italia: la Polizia postale, coordinata dalla Dda di Catania, ha arrestato 34 persone. I destinatari del provvedimento emesso dal gip sono persone di varia estrazione sociale, che hanno un’età compresa tra i 21 e i 59 anni. Due arrestati avevano immagini e video autoprodotti con abusi su minorenni. Gli agenti sono riusciti ad identificare le vittime.

«Abbiamo aperto un vaso di Pandora» ha commentato il procuratore Francesco Curcio, sottolineando l’urgenza di contrastare un fenomeno in triste e preoccupante crescita. L’identificazione degli utenti ha richiesto un lungo lavoro di approfondimento, anche con attività investigative condotte all’estero. Non è stato semplice, perché la gran parte degli indagati faceva ricorso a sofisticati sistemi di crittografia e all’archiviazione in cloud, nel tentativo di sfuggire alla lente delle forze dell’ordine. Gli arrestati risiedono nelle province di Catania, Siracusa, Agrigento, Napoli, Pescara, Foggia, Roma, Latina, Milano, Brescia, Firenze, Reggio Calabria, Cosenza, Pordenone, Lecce, Viterbo, Avellino, Barletta-Andria- Trani, Frosinone, Varese, Vicenza, Cagliari. Le perquisizioni sono state effettuate in una trentina di città: la rete insomma era diffusa in tutta la Pensiola. Per arginare questa piaga, ha insistito Curcio, è più che mai necessario introdurre «misure più incisive di carattere restrittivo nei confronti delle persone che fanno questo ignobile commercio».

I dettagli emersi sono raccapriccianti. L’indagine ha svelato la presenza di “stanze” virtuali con chat pedopornografiche all’interno di un social network, fortunatamente non tra i più diffusi. «Alcune di queste – ha rivelato il procuratore – erano frequentate da persone che avevano nick name come “niño con animales” e “niño primeros da zero a sei anni”», a conferma che gli orchi non risparmiano nemmeno i più piccoli. Curcio ha parlato di «fatti enormemente gravi, con migliaia di bambini che resteranno segnati da questi abusi. Ci sono vittime in tutto il mondo e tenteremo di individuale per dare loro il sostegno necessario».

Quello della pedopornografia è un business osceno e molto redditizio. A tirarne le fila, inevitabilmente , è l’artiglio delle mafie. «È un commercio – ha sottolineato il direttore della Polizia postale, Ivano Gabrielli – che produce miliardi di euro in tutto il mondo. Dobbiamo pensare a questo come un fenomeno criminale che si nutre evidentemente di devianze e di criminalità individuale, ma che dietro prevede anche la presenza di organizzazioni criminali in tutto il mondo».

Save The Children rimarca l’importanza di «rafforzare la rete di prevenzione, promuovere attività di contrasto, aumentare canali di segnalazione ed emersione precoce di potenziali abusi». Una sfida difficile, che deve coinvolgere anche le famiglie. Secondo la ong occorre valorizzare «il ruolo educativo dei genitori, che vanno sostenuti nell’accompagnare i figli nell’uso più consapevole, competente e sicuro di Internet e delle tecnologie digitali».

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