“Necessarie nuove tutele per affrontare le transizioni”: intervista a Luca Caretti

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Il segretario generale della Cisl Piemonte, Luca Caretti, parla del Piemonte, dei rapporti con la Regione, con Cgil e Uil e del congresso regionale Cisl che si celebra a maggio

Luca Caretti, classe 1969, guida la Cisl Piemonte da quasi due anni, esattamente dal 29 giugno del 2023, quando ha raccolto il testimone da Alessio Ferraris. Verbanese, amante della montagna, Caretti, padre di tre figli, approdato in Cisl agli inizi degli anni Novanta, è stato dal 2013 al 2019, anno del suo ingresso nella segreteria regionale Cisl, segretario generale Cisl del Piemonte Orientale, Unione territoriale che raggruppa le province di Novara, Biella, Vercelli e Verbania. Lo affiacano attualmente in segreteria regionale Bruna Tomasi Cont e Gianni Baratta. “Puntiamo – aveva detto il numero uno della Cisl piemontese al momento del suo insediamento – a mantenere saldi i rapporti con le istituzioni, il mondo delle imprese e con Cgil e Uil. Oltre a combattere il lavoro povero e precario e a ottenere maggiori tutele per giovani e donne, continueremo il confronto con la Giunta regionale per dipanare matasse importanti come la sanità, la sicurezza nei luoghi di lavoro e lo sviluppo del Piemonte”.

Segretario Caretti, riprendendo il titolo di un celebre film “qualcosa è cambiato…” dalla sua elezione?

“Sì, qualcosa è cambiato rispetto a quasi due anni fa quando ho assunto la guida della Cisl regionale, soprattutto nel rapporto con Cgil e Uil, ma di certo non l’impegno per l’affermazione di un sindacato sempre più vicino alle persone, ai lavoratori e ai deboli”.

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Partiamo dal rapporto con la Regione. Soddisfatto?

“Siamo moderatamente soddisfatti delle relazioni con la Giunta regionale di Alberto Cirio, anche se ultimamente, soprattutto sul tema della sanità, che è complesso e spinoso come sappiamo, registriamo un minor coinvolgimento delle parti sociali e una maggiore tendenza a giocare sull’effetto annuncio. Eppure siamo partiti con il piede giusto, stipulando accordi anche innovativi e interessanti, come quello sulle duemila assunzioni in sanità e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, dove tra l’altro, c’è un grande riconoscimento alle parti sociali. Mi auguro che la Regione aggiusti il tiro quanto prima”.      

Che cosa non le va giù?

“Sono mesi che la Cisl chiede di fare il punto sui principali temi della sanità regionale come il problema degli organici, del nuovo piano sanitario, della riduzione delle liste di attesa, del progetto del nuovo cup (centro unico prenotazioni) e dell’avvio della medicina territoriale e proprio pochi giorni fa il presidente della regione e l’assessore alla sanità hanno presentato il nuovo piano sulla riduzione delle liste di attesa senza dirci nulla”.

Ma il nuovo piano sulla riduzione delle liste di attesa vi soddisfa? 

“Sì, il piano per le prestazioni aggiuntive serali e nei fine settimana, messo a punto dalla regione Piemonte per ridurre le liste di attesa in sanità entro giugno, va nella direzione da noi auspicata, ma  occorre però creare le condizioni necessarie affinché il piano possa realizzarsi concretamente. Infatti, senza la rapida sottoscrizione di accordi sindacali che regolamentino in modo chiaro e trasparente la partecipazione del personale alle prestazioni aggiuntive serali e nei weekend non sarà possibile dare gambe al piano regionale per la riduzione delle liste di attesa e passare quindi alla fase operativa, andando incontro alle esigenze sacrosante per quanto riguarda la salute dei cittadini piemontesi. In questi casi, la collaborazione tra aziende e personale sanitario è fondamentale. Personale sanitario, è bene ricordarlo, il cui contratto nazionale di lavoro è scaduto dal 2021 e non è stato ancora rinnovato grazie soprattutto alla scelta di non firmare da parte di Cgil, Uil e Nursing Up”.

Al di là di qualche incomprensione e disattenzione, fino ad ora però i rapporti con la Regione sono stati proficui. Avete sottoscritto accordi importanti come quello su salute e sicurezza e poche settimane fa una intesa innovativa sul sostegno al reddito dei lavoratori di aziende in crisi che potrebbe fare scuola. Che cosa ne pensa?

“Sono d’accordo e anche soddisfatto di questi importanti risultati portati a casa e che vanno soprattutto incontro alle esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori  schiacciati dalla crisi industriale che sta colpendo i nostri territori e che pongono allo stesso tempo il Piemonte come regione pilota nella contrattazione e sperimentazione di nuove forme di tutela”.

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In quest’ultimo accordo la giunta regionale ha stanziato 20 milioni di euro per integrare il reddito dei lavoratori di aziende in crisi in cassa integrazione previa partecipazione a corsi di formazione. Come commenta l’accordo?    

“Il nostro giudizio sull’intesa è assolutamente positivo perché inizialmente le risorse destinate per questa misura erano 10 milioni di euro e riguardavano solo i lavoratori dell’automotive. La Giunta regionale ha raddoppiato lo stanziamento a 20 milioni di euro e ha esteso la misura di integrazione salariale a tutti lavoratori delle aziende in crisi, sia dell’automotive sia di altri settori industriali in crisi, da coinvolgere in percorsi formativi”.

Basterà a risollevare le sorti di un Piemonte che sta vivendo una crisi industriale davvero profonda? 

“Ovviamente no. In questa fase di profonda trasformazione, attraversata da diverse transizioni, aiutare i lavoratori e nello stesso tempo non disperdere un patrimonio enorme di competenze e figure professionali, è fondamentale. Serve, e l’ho detto anche nella seduta aperta del Consiglio regionale dell’11 febbraio scorso dedicato a Stellantis e alla crisi dell’auto, un piano regionale sull’industria con la regia della Giunta Cirio, condiviso con tutti i soggetti coinvolti per affrontare le transizioni e soprattutto per costruire il futuro. Da Stellantis ci aspettiamo una maggiore attenzione al nostro territorio e impegni precisi su Mirafiori. Per questo va rivitalizzato il confronto con l’azienda anche a livello territoriale, aprendo una nuova fase di relazioni industriali e istituzionali”.

Come se la passa in questo momento il Piemonte?

“Il Pil è cresciuto negli ultimi tempi  e da qualche mese ha superato la media nazionale, ma la crisi industriale è pesante e si fa sentire in modo particolare nel settore dell’automotive, nel siderurgico e tessile. Occorre, però, valorizzare i segnali positivi che arrivano dal settore aerospaziale e dei microchipp con il nuovo l’insediamento di Slicon Box che avverrà nei prossimi anni a Novara. Secondo noi questo è l’esempio che va replicato. Su quel modello si sta lavorando da anni, perché se ha vinto in quel territorio rispetto al Veneto è perché dal punto di vista soprattutto delle infrastrutture, logistica e collegamenti si sono create le condizioni per fare arrivare l’investimento. E la Cisl in questo caso ha svolto un ruolo importante. Dobbiamo essere più attrattivi. Ma resta il tema dell’energia che è un problema generale del Paese”.

E come sono i rapporti con Cgil e Uil in regione?

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“Sulla vertenze nazionali marciamo separati, mentre su alcune partite locali come la sanità e gli ammortizzatori la Cgil balla da sola. Con il sindacato di Landini abbiamo proprio due modelli diversi. Il nostro modello partecipativo è un modello diverso dal conflitto sociale, conflitto che loro stanno cercando di attuare in tutte le occasioni. Quello che sta avvenendo anche in Piemonte con la Cgil che sta preparando un referendum su una legge regionale in Sanità conferma che la strategia non è più una strategia sindacale. Con molta chiarezza noi abbiamo detto che non entriamo in un comitato che mischia politica e sindacato”.

Sul fronte della sicurezza del lavoro il Piemonte ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane negli ultimi anni. Come vi state muovendo su questo fronte?

“Il tema della sicurezza sul lavoro è uno dei temi centrali della nostra agenda sindacale. Dopo le tragedie di Brandizzo nel 2024, del crollo della gru di via Genova, a Torino, e della caduta della funivia del Mottarone, a Verbania, entrambi nel 2021, abbiamo cercato di fare qualcosa come sindacato. Circa un anno fa abbiamo condiviso un Piano regionale su salute e sicurezza. La Regione ha stanziato 14 milioni di euro nell’arco del triennio su investimenti relativi al potenziamento del personale, in particolar modo per quanto riguarda gli Spresal (Servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro). Risorse che servono anche per la formazione e l’aggiornamento delle figure professionali preposte alla sicurezza negli ambienti di lavoro”.

Come sta la Cisl piemontese che il 21 e 22 maggio celebrerà il suo XIV congresso?

“La Cisl Piemonte è in salute. Ha chiuso il tesseramento 2024 con 3100 iscritti in più rispetto al 2023, attestandosi a quota 260.885. Cresciamo soprattutto nelle federazioni degli attivi, in particolar modo nella Scuola e nel Pubblico impiego, ma anche nel Commercio e negli Edili. Nonostante la fase congiunturale negativa, tengono le federazioni dell’industria. È il mio primo congresso da segretario generale. La nostra è una Cisl che si è molto rinnovata in questi ultimi anni e che punta molto sui giovani. Sono certo che faremo un bel dibattito e confronto sui temi che ci stanno a cuore”. (Da Conquiste del Lavoro del 28 febbraio 2025)

Rocco Zagaria

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