“L’Università di Pisa per la pace? Ipocriti, si interrompano gli accordi con le università israeliane e Leonardo che produce armi”

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Una nuova mobilitazione attraversa l’Università di Pisa. Gli studenti del collettivo Studentxlapalestina Pisa hanno lanciato una campagna di boicottaggio contro Leonardo S.p.A., denunciando i rapporti dell’ateneo con l’industria militare. Secondo il collettivo, l’università dimostrerebbe un’ipocrisia di fondo: da un lato, ha recentemente modificato il proprio Statuto in nome dei principi di pace, ma dall’altro continua a intrattenere accordi con aziende belliche e università israeliane. “Unipi si proclama paladina della pace dopo avere più volte rifiutato la richiesta” degli studenti e delle studentesse “di rescindere gli accordi con le università israeliane e con Leonardo S.p.A, industria produttrice di armi impiegate in tutti i contesti di conflitto e oppressione”, si legge in un comunicato diffuso sui canali social del collettivo. Al centro della protesta, in particolare, c’è il rapporto tra UniPi e Leonardo S.p.A., azienda leader nella produzione di armamenti, con cui l’ateneo collabora attraverso progetti di ricerca, tirocini e spin-off. Gli studenti denunciano che, sebbene ufficialmente classificati come civili, molti di questi progetti rientrano nella logica del dual use, ovvero tecnologie che possono essere impiegate anche in ambito militare. “Nel 2024, Leonardo S.p.A. ha vantato una crescita del fatturato del 17,6%, raggiungendo 12,07 miliardi di euro. Ma dietro questi numeri si nasconde una realtà inaccettabile: Leonardo fornisce a Israele radar, aerei, elicotteri e altri sistemi militari che alimentano il genocidio e la sofferenza del popolo palestinese”, accusano gli studenti.

Oltre a Leonardo, il collettivo ha accusato l’università di “legami con aziende del settore, come la Pietro Beretta, la MBDA (specializzata in missili e tecnologie per la difesa) e GE Aviation”. In un dossier stilato dagli studenti vengono contestati anche “accordi quadro, consorzi, laboratori e progetti europei legati all’industria militare”. Le contestazioni contro la presenza di Leonardo in UniPi non sono nuove. Già in passato, gli studenti avevano protestato contro l’azienda durante eventi come il JobMeeting e per la presenza di ingegneri della società in incontri ufficiali organizzati dall’università. La richiesta al rettore Riccardo Zucchi è chiara: interrompere ogni legame con Leonardo e con tutte le aziende coinvolte nella produzione di armamenti. L’università ha risposto difendendo la propria posizione. Il rettore Zucchi ha ribadito al fattoquotidiano.it che l’ateneo non partecipa alla ricerca finalizzata alla creazione di armi, ma ha anche sottolineato le difficoltà nel definire rigidamente i confini delle collaborazioni: “Il rifiuto di collaborare allo sviluppo di armi è chiaro e inequivocabile. Tuttavia, quando si parla di tecnologie con applicazioni multiple, è difficile dare una delimitazione a priori: dobbiamo valutare caso per caso”, ha dichiarato. Sui rapporti con Leonardo, Zucchi ha aggiunto al fattoquotidiano.it: “La proscrizione a priori, aziende buone, aziende cattive, per ora non l’abbiamo fatta, io ho qualche difficoltà, perché tutti pensano a Leonardo ma ci sono aziende come Google e Microsoft che fanno attività enormi in questi ambiti qui”.

Gli studenti, però, contestano questa posizione, sottolineando come l’università tragga vantaggio economico dalle collaborazioni con il settore militare. “Le clausole civili non risolvono il problema, perché permettono comunque di stringere accordi con aziende belliche, fintanto che i progetti sono dichiarati a uso civile”, ribatte Giacomo, del gruppo Studentxlapalestina. Al momento nessuna clausola o organo di controllo che possa verificare l’uso bellico o meno della ricerca. “Non c’è scritto niente su quali sono le precauzioni che un UniPi mette in atto e non c’è scritto nulla nemmeno sull’impegno di UniPi effettivo o concreto nell’ impedire, nel fare in modo che la ricerca bellica in università non ci sia”, conclude Giacomo. Durante le ultime mobilitazioni, gli studenti hanno ribadito il loro rifiuto della militarizzazione dell’università e il sostegno alla resistenza palestinese. “Non ci basta una dichiarazione di intenti – concludono – vogliamo un ateneo libero da ogni legame con la macchina della guerra”.

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