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Care lettrici, cari lettori
La settima della giustizia ha avuto al centro lo sciopero dei magistrati del 27 febbraio contro la riforma costituzionale della separazione delle carriere. L’evento ha avuto una grande adesione, con l’80 per cento delle toghe. La prossima tappa ora sarà il 5 marzo, quando la premier Giorgia Meloni e il ministro Carlo Nordio incontreranno l’Anm e anche le Camere penali. L’ipotesi è quella di una apertura per temperare il sorteggio dei membri del Csm, ma il testo della riforma costituzionale è considerato blindato.
Sui contenuti della riforma, segnalo l’esito del questionario sulla riforma fatto qui tra i lettori di In contraddittorio, che ha dato risultati interessanti.
Sul fronte dei contributi, l’avvocato Luigi Viola e il magistrato Luca Caputo riflettono sulle nuove linee guida in materia di intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione.
Lo sciopero
Costituzione in mano, coccarda tricolore al bavero e toga sopra i cappotti: a Roma il sole è quasi primaverile, ma fa freddo all’ombra del Palazzaccio di piazza Cavour. I magistrati si sono dati appuntamento sui gradoni davanti alla Cassazione circondata dalle impalcature per dare il via allo sciopero proclamato dall’Associazione nazionale magistrati contro la riforma costituzionale della giustizia voluta dal governo Meloni.
Il presidente dell’Associazione Cesare Parodi, espressione dei conservatori di Magistratura indipendente, ha ribadito le ragioni delle toghe: «Non è uno sciopero contro qualcuno ma a difesa di una serie di principi della Costituzione in cui fermamente crediamo e che sono fondamentali per i cittadini. E’ tutto fuorchè una difesa di casta. Noi non difendiamo nessun privilegio», e ancora «in molti avvertiamo il rischio concreto che il pubblico ministero possa essere condizionabile e condizionato dall’Esecutivo e dai poteri forti». La linea del presidente, tuttavia, è di tenere aperta la porta del dialogo, in particolare in vista dell’incontro del 5 marzo già calendarizzato con la premier Giorgia Meloni e con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che in quella giornata incontreranno anche gli avvocati delle Camere penali. «Dobbiamo parlare con tutti, essere credibili, far capire che la nostra battaglia è davvero in favore dei cittadini», è il ragionamento di Parodi.
Il segretario dell’Anm Rocco Maruotti ha dato il numero definitivo: «L’adesione allo sciopero è intorno all’80 per cento».
Il sentimento finale è quello del successo raggiunto grazie alla buona volontà di tutti: tutti i gruppi associativi insieme, infatti, hanno lavorato per far riuscire l’iniziativa unitaria – la prima sotto la guida del neo presidente Parodi – e dare un segnale di solidità agli interlocutori istituzionali in vista del 5 marzo.
Nella stessa giornata si è tenuto anche un vertice di governo proprio sulla riforma costituzionale della giustizia. Da palazzo Chigi è trapelato un messaggio dai toni decisamente diversi rispetto alle ultime settimane, ma in linea con il prudente ammorbidimento dopo la nomina di Parodi alla guida dell’Anm.
«Disponibilità a un confronto costruttivo» con l’Anm, perché la riforma «non è concepita contro i magistrati, ma nell’interesse dei cittadini». L’interrogativo, però, è su che cosa ci si possa confrontare, visto che la riforma è già stata approvata in prima lettura e corre veloce, forte del fatto di essere l’unica condivisa dentro la maggioranza. «Il testo è blindato», confermano fonti di governo, tuttavia «si più discutere su come scrivere le leggi ordinarie che le daranno attuazione». In altre parole, nulla da fare sulla separazione delle carriere ma ci saranno aperture per “temperare” il sorteggio nei due Csm sia per i laici che per i togati, con attenzione anche per le quote rosa.
Le toghe del Csm
«Noi magistrati componenti del Consiglio superiore della magistratura manifestiamo l’adesione alle ragioni dello sciopero dell’Associazione Nazionale Magistrati. Invero si tratta di uno sciopero che la magistratura associata ha indetto non per tutelare interessi di categoria, ma per porre con forza all’attenzione dell’opinione pubblica il tema della garanzia dell’autonomia e indipendenza dell’ordine giudiziario e, dunque, della tutela dei diritti di tutti», si legge nel comunicato stampa di adesione allo sciopero del’Anm firmato da 19 togati su 20, quindi da tutti i gruppi associativi.
Unico a non sottoscriverlo è stato l’indipendente Andrea Mirenda, che ha spiegato: «Diversamente dagli altri togati, non aderirò alle ragioni dello sciopero, pur nella ferma contrarietà al progetto sull’Alta Corte. A fronte, difatti, dell’assoluta mancanza di volontà dell’Anm di affrontare veramente la questione morale, facendosi promotrice di riforme capaci di far cessare il nominificio consiliare praticato dalle sue correnti, non si può aderire ad una agitazione promossa da chi, a mio avviso, è responsabile del degrado deontologico della vita consiliare». E ancora «Solo il sorteggio, almeno fino a quando non si darà ingresso alla auspicata rotazione negli incarichi direttivi, può assicurare un argine allo strapotere correntizio, prima minaccia interna all’indipendenza della magistratura. Ed è chiaro che lo sciopero, per come congegnato, ha come primo obiettivo proprio quello di impedirlo».
Ocf e Camere penali contro lo sciopero
L’Organismo Congressuale Forense prende atto dello sciopero proclamato dall’Anm ma rigetta con fermezza l’idea che tale iniziativa difenda la Costituzione. «E’ bene essere chiari: questa protesta non è per i cittadini. Non si tratta di una battaglia per la terzietà e l’imparzialità della magistratura, bensì di un disperato tentativo di blindare un sistema correntizio che per decenni ha caratterizzato la giustizia italiana. Un sistema che è venuto a galla in tutta la sua opacità con il cosiddetto ‘caso Palamara’, rivelando agli italiani il vero volto di una gestione del potere interna alle toghe, con dinamiche lontane anni luce dall’interesse pubblico.
La verità è che i magistrati scioperano non contro un attacco alla Costituzione, ma contro una riforma che finalmente prova ad attuarla, rendendo effettivo il principio sancito dall’art. 111: il diritto di ogni cittadino a essere giudicato da un giudice davvero terzo e imparziale».
Anche l’Unione camere penali italiane ha preso posizione: «Errata nel merito e nei modi la protesta organizzata dalla Anm la riforma costituzionale della separazione delle carriere. Separare le carriere significa infatti rendere la giustizia penale più moderna, aderente al modello processuale vigente e rendere finalmente ‘terzo’ il giudice come vuole l’articolo 111 della stessa Costituzione. Avere due consigli superiori uno per i giudici ed uno per i pubblici ministeri significa garantire ad entrambe le magistrature, giudicante e requirente, con piena indipendenza ed autonomia, ma al tempo stesso garantire i magistrati dai condizionamenti che derivano inevitabilmente dall’avere un governo comune che ne amministra le carriere e la disciplina», i legge in una nota della giunta. «Scioperi, gadget, coccarde ed assemblee, invasione dei social con discutibili inserti recitati da professionisti, atti giudiziari inviati dalle cancellerie utilizzati come veicolo di messaggi di tipo politico e sindacale – per avversare la legittima (ma non gradita) attività del potere legislativo – mostrano il volto di una magistratura distante da quella sobrietà ed imparzialità che i cittadini si attendono».
La posizione peculiare di Anf
Il segretario generale dell’Anf (Associazione nazionale forense) Giampaolo Di Marco, in occasione dello sciopero indetto dall’Associazione nazionale magistrati, ha detto che «La separazione delle carriere fra magistratura giudicante e requirente è una storica rivendicazione dell’avvocatura e anche della nostra associazione» tuttavia «il disegno di legge costituzionale non ci convince e ci pare che contenga una serie di elementi pericolosi, che possono porsi in contrasto con un principio cardine del nostro ordinamento democratico, quello di piena autonomia e indipendenza della magistratura, sia giudicante sia requirente». Secondo l’Anf, «per realizzare la separazione delle carriere sarebbe stato sufficiente un intervento molto più ridotto, che non mettesse mano a struttura, funzioni e composizione del Consiglio superiore della magistratura». In particolare, prosegue il segretario generale dell’Anf, «non ci trova concordi la proposta di adottare il metodo del sorteggio per la composizione del Csm».
La posizione opposta di Gratteri
Il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, ha la posizione esattamente opposta rispetto a quella di Anf e comunque diversa rispetto ai colleghi dell’Anm. «So che non piacerà a molti magistrati, ma dico che sono favorevole al sorteggio dei componenti del CSM e anche al sorteggio dei componenti del CSM da parte del Parlamento» ha detto, «Si divide l’Italia in macro aree, come ad esempio per l’elezione del Parlamento europeo, si rispettano le proporzioni tra pm e giudice, e non si sorteggiano i magistrati che hanno procedimenti disciplinari, penali, ritardo nel deposito delle sentenze o nelle indagini. Stessa cosa vale per i laici nominati dal Parlamento e cioè si escludono dalle iscrizioni all’albo degli avvocati o professori universitari in materia giuridica che hanno precedenti penali o disciplinari». Invece «Non riteniamo sia proporzionato – ha aggiunto Gratteri – dover toccare la Costituzione per quattro magistrati l’anno che da pm chiedono di diventare giudice, mi pare sia qualcosa di davvero sproporzionato e quindi per noi è normale, ed è ovvio, che questa riforma sottenda a qualcos’altro».
Mozione di sfiducia a Nordio
Il seguito dell’esame cominciato in settimana e il voto sulla mozione di sfiducia nei confronti del Guardasigilli Carlo Nordio promossa dal Movimento 5 Stelle per la vicenda Almasri si svolgerà il 4 marzo o, in alternativa, il 13 marzo: la data esatta dipenderà dall’andamento dei lavori della Camera.
Il Csm nomina il nuovo pg di Cassazione
Pietro Gaeta è stato nominato dal Csm, alla presenza del presidente Sergio Mattarella, nuovo procuratore generale di Cassazione.
Gaeta ha ottenuto 20 voti contro le 9 preferenze ottenute da Pasquale Fimiani da parte dei cinque laici di centrodestra Claudia Eccher, Felice Giuffré, Enrico Aimi, Isabella Bertollini e Daniela Bianchini, oltre a quattro consiglieri di MI, Bernadette Nicotra, Maria Luisa Mazzola, Dario Scaletta e Maria Vittoria Marchianò. Astenuto il vicepresidente Fabio Pinelli.
Magistratura indipendente si è spaccata su questa nomina, con tre componenti che hanno sostenuto Gaeta.
«Peccato che la maggioranza dei togati abbia fatto scelte diverse, preferendogli il dottor Pietro Gaeta che per quasi un decennio è stato lontano dalle aule di giustizia ricoprendo l’incarico fuori ruolo di assistente di un giudice della Corte costituzionale», ha scritto in nota Eccher, «Non vorrei che, a parte le polemiche apparse sui giornali in questi giorni, il voto dei togati sia stato condizionato dalle solite dinamiche che caratterizzano le correnti della magistratura».
Con l’occasione della nomina è intervenuto anche il presidente: «Vorrei rinnovare al Consiglio l’augurio di procedere con impegno nella sua attività di così alto valore costituzionale, provvedendo con tempestività ad assumere le sue decisioni, concorrendo, attraverso il governo autonomo della magistratura, ad assicurare la irrinunziabile indipendenza dell’ordine giudiziario e di contribuire alla serenità della vita istituzionale», ha detto al plenum.
le associazioni specialistiche
Si è svolto oggi a Firenze il primo convegno organizzato dal Coordinamento delle Associazioni Forensi Specialistiche maggiormente rappresentative.
Il convegno, dal titolo “Specializzazioni: presente e futuro dell’Avvocatura – Strumenti di eccellenza per gli Avvocati di oggi e di domani”, si propone di affrontare il tema della formazione specialistica nell’ambito forense, in un contesto giuridico sempre più complesso e in continua evoluzione.
L’iniziativa, organizzata da tutte le associazioni specialistiche, intende mettere in luce il ruolo cruciale della specializzazione nella professione forense e l’importanza della formazione degli avvocati nella tutela dei diritti. L’iniziativa ha poi, un rilevante significato per il messaggio di unità fra tutte le associazioni forensi che va al di là della stessa finalità del convegno.
Nuovo Consiglio nazionale del notariato
Si sono conclusi gli scrutini delle elezioni per il rinnovo dei componenti del Consiglio Nazionale del Notariato per il triennio 2025-2027. Sono stati eletti Consiglieri Nazionali i notai: Gustavo Gili e Ivo Grosso – Piemonte e Valle d’Aosta; Rosaria Bono – Liguria; Carmelo Di Marco e Carlo Munafò – Lombardia; Andrea Busato e Marco Silva – Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia; Flavia Fiocchi – Emilia-Romagna; Claudio Calderoni – Toscana; Francesco Gerbo e Giuseppe Trapani – Lazio; Manlio Pitzorno – Sardegna; Pietro Ciarletta – Marche e Umbria; Giovanni Vitolo – Campania (con esclusione della corte di appello di Salerno); Francesco della Rocca – Abruzzo e Molise; Roberto Vinci – Puglia; Vito Pace – Basilicata (con l’aggiunta della corte di appello di Salerno); Rocco Guglielmo – Calabria; Andrea Grasso e Giovanni Liotta – Sicilia.
Sono stati eletti a comporre il Collegio dei revisori dei conti i notai: Michelangelo la Cava – Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto; Filippo Clericò – Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Molise, Sardegna, Toscana e Umbria; Tommaso Gaeta – Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.
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