l’errore madornale di Zelensky mette nei guai anche Trump

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Brutta scena alla Casa Bianca, grande amarezza. Ma purtroppo, e lo diciamo con la morte nel cuore, bisogna dire che Zelensky ci ha messo del suo. La tensione, la stanchezza… Chissà.

Innanzitutto, come premessa, non ci si può limitare ai 7-8 minuti del battibecco per farsi un’idea completa e obiettiva dell’accaduto. Per oltre mezz’ora la conferenza stampa era filata via liscia, nessun clima da “agguato” e un accordo pronto da firmare sul tavolo. Trump aveva anche chiarito che gli Stati Uniti avrebbero continuato a fornire aiuti militari a Kiev, una delle maggiori richieste di chiarimento avanzate più volte da Zelensky.

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Come è iniziato

Con il passare dei minuti però traspariva in modo sempre più evidente lo scetticismo del presidente ucraino sul negoziato in sé. Legittimo, ma non opportuno considerando la posta in gioco. Comunque, l’incontro con la stampa stava procedendo con calma, ciascuno esponeva le sue argomentazioni ai giornalisti, quando Zelensky ha chiesto la parola per porre una domanda direttamente al vicepresidente Vance, il quale stava parlando del “percorso di pace” e criticando Biden. Stava semplicemente dicendo: abbiamo provato la via di Biden, ora proviamo la via diplomatica. Fino a questo momento, nessun attacco al presidente ucraino.

Zelensky, dopo aver ricordato che Putin ha già violato un cessate il fuoco e altri accordi in passato, chiaramente sottintendendo ancora una volta che il negoziato sia inutile, l’ha chiusa in modo sprezzante: “di che tipo di diplomazia stai parlando J.D.?”

Ora, stai per firmare un importante accordo quadro che impegna gli Usa in Ucraina a lungo termine (e che anche molti sostenitori di Kiev hanno giudicato positivamente), sai che Trump vuole provare a porre fine al conflitto – è suo diritto, è stato appena eletto con un mandato molto chiaro – e ti presenti in casa sua, a favore di telecamere, sostenendo che siccome la diplomazia ha fallito in passato, non funzionerà nemmeno stavolta.

Questo è ciò che ha detto Zelensky, con toni anche abbastanza polemici, ha liquidato come inutile lo sforzo diplomatico dell’amministrazione Trump, in faccia al presidente e al suo vice: come si può pensare che avrebbero dovuto incassare senza reagire? In quale mondo?

Gli errori di Zelensky

A prescindere dal fatto che le condizioni potrebbero anche essere cambiate – e in effetti sono cambiate, per merito di molti: ucraini, americani ed europei – che Putin potrebbe desiderare di fermarsi (improbabile quanto si vuole, ma non si può escludere), o che Trump potrebbe avere argomenti migliori dei suoi predecessori; e a prescindere dal merito della questione (che, stringendo, si riassume nella domanda: si può tentare di trovare un accordo con Putin, oppure con Putin non si può trattare perché non rispetterà alcun accordo?), qui ci sono diversi errori di grammatica politica, di metodo.

Primo, hai perplessità, preoccupazioni, disaccordi? Ne discuti in privato, non a favore di telecamere, nello Studio Ovale. Puoi fare una battuta ma poi ci dai un taglio. Come, per fare due esempi recenti, hanno fatto sia Macron che Starmer. Che pur essendo in disaccordo con Trump su molti aspetti, la prima cosa che hanno fatto è stata esprimere apprezzamento per i suoi sforzi di pace. Che ci credano o no, hanno fatto capire di voler remare nella stessa direzione, di non mettersi di traverso.

Qui sta la più grave sgrammaticatura di Zelensky ieri. Con tutto lo scetticismo del caso, intanto fai vedere di essere pronto a salire a bordo di questo treno, che sta partendo ora. Ti siedi al tavolo, vai a vedere le carte. Invece Zelensky stava negando alla radice qualsiasi chance al negoziato stesso. Di fatto stava sabotando in diretta tv la politica dell’amministrazione Trump a pochi minuti dalla firma di un importante accordo. Attenzione: non un trattato di pace, non concessioni territoriali, non un cessate il fuoco. Ma un accordo quadro che avrebbe impegnato a lungo termine l’alleato più importante, rafforzando la posizione di Kiev.

Puoi anche pensare che con Putin non si può trattare perché è un criminale e non rispetterà alcun accordo, ma non puoi pretendere di sfidare pubblicamente il presidente degli Stati Uniti in casa sua, se questo invece vuole avere la sua occasione. C’è anche una diversità di status nei rapporti internazionali di cui, piaccia o meno, va tenuto conto. Come va tenuto conto del fatto che non puoi fare a meno degli Usa, né in guerra, né in pace.

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La rottura

In quel momento, quando Zelensky ha liquidato la via diplomatica in quanto tale, la discussione ha cominciato a prendere una brutta piega. Trump gli ha ricordato che lui non è Obama, non è Biden. Ma poi, la rottura si è consumata brutalmente quando Zelensky ha avuto un’uscita persino peggiore, dettata probabilmente dalla frustrazione. “In guerra tutti hanno problemi, anche voi. Ma voi avete un bell’oceano in mezzo e non la sentite ora, ma la sentirete in futuroGod bless you will not having war“. Praticamente, una sorta di “domani toccherà a voi”, che comprensibilmente ha fatto andare su tutte le furie Trump, fino a quel momento rimasto calmo.

Ingenuità fatale

Zelensky ha commesso una ingenuità probabilmente fatale, dovuta forse a incompetenza, forse a instabilità emotiva, forse ad entrambe, non perché abbia necessariamente torto nel merito, ma perché non era quella la sede per convincere i suoi interlocutori.

Avrebbe dovuto lasciare che fossero i fatti a dargli ragione, visto che non si può escludere – anzi ne siamo abbastanza convinti – che al dunque sarebbe stato Putin a frapporre gli ostacoli maggiori. Per esempio, opponendosi alle garanzie di sicurezza per l’Ucraina. A conferma della nostra lettura, lo sconcerto dei funzionari Usa, citati dalla corrispondente della CBS: “pensavano che i negoziati sarebbero stati molto più difficili con Putin, quindi oggi non riuscivano a credere che fosse stato Zelensky a essere più difficile”.

Invece, a quanto pare il presidente russo è stato più astuto e appena eletto Trump si è fatto trovare ben disposto, anche se con i peggiori retropensieri. Così avrebbe dovuto fare anche Zelensky. Una volta firmato l’accordo che era pronto sul tavolo ieri, si sarebbe trovato in una posizione più forte, come lo stesso Trump ha cercato di spiegargli alla fine della drammatica conferenza stampa.

Il risultato del battibecco di ieri – e infatti Trump non era nemmeno troppo dispiaciuto che si fosse tenuto a favore di telecamere – è che il pubblico americano ha avuto plastica dimostrazione che Zelensky non è predisposto al negoziato, “non è pronto alla pace“, come ha concluso Trump in una sua nota successiva.

Moralmente si può essere al fianco di Zelensky, e noi lo siamo. Si può ritenere che abbia ragione nel merito, e potrebbe averne. Ma politicamente ieri ha commesso un gigantesco errore. Di cui probabilmente si è reso conto già pochi minuti dopo, quando su X ha postato i suoi ringraziamenti all’America e al presidente Trump, assicurando che sta “lavorando per una pace giusta e duratura”. Troppo tardi.

Scaricato dal senatore Graham

Un drammatico errore, se a ritenerlo tale è persino il senatore Lindsey Graham, uno dei più ferventi sostenitori dell’Ucraina negli Usa, che ha dichiarato a Fox News:

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Saldo e stralcio

 

Ho incontrato Zelensky questa mattina. L’ho esortato a restare sul messaggio, essere grato, parleremo dopo dei dettagli delle garanzie di sicurezza, restiamo ottimisti, positivi. Disastro totale. La domanda per me è se è rimediabile agli occhi degli americani. La maggior parte degli americani che hanno assistito a ciò che hanno visto oggi non vorrebbe che Zelensky fosse il loro partner commerciale, me incluso. E sono stato in Ucraina nove volte da quando la guerra è iniziata. Ho parlato al presidente Trump la scorsa notte, era positivo riguardo l’accordo. Non sono mai stato più orgoglioso di Trump per aver mostrato al popolo americano e al mondo che non si scherza con quest’uomo. Era molto positivo, molto ottimista. Voleva un cessate il fuoco, vuole porre fine alla guerra e Zelensky invece ha sentito la necessità di dibattere con Trump nello Studio Ovale.

Ancora più duro pochi minuti dopo davanti ai giornalisti: “è stato terribile durante l’incontro, ha reso quasi impossibile convincere il popolo americano che è un buon investimento, deve dimettersi o cambiare“.

Posizione difficile anche per Trump

Impossibile prevedere come andrà a finire, difficile che Zelensky possa ripresentarsi molto presto alla Casa Bianca per firmare l’accordo, o anche solo restare al suo posto.

Più tardi Trump è tornato così sull’incontro, “non è andato così bene”: Zelensky deve dire “voglio fare la pace”. Ha “sopravvalutato le sue carte”, “cerchiamo la pace, non qualcuno che non fa la pace perché si sente incoraggiato, è quello che ho visto”. “La mia impressione è che stia cercando qualcosa che io non sto cercando. Sta cercando di andare avanti e combattere”, ma “sta giocando con carte molto deboli”. “Vuole che firmiamo l’accordo e continuare a combattere, ma non è quello che vogliamo noi“.

Di certo quanto è accaduto mette anche il presidente Trump in una posizione molto difficile: vede allontanarsi l’obiettivo di porre fine al conflitto mentre non può permettersi nemmeno di abbandonare l’Ucraina ripetendo lo sciagurato ritiro dall’Afghanistan che ha segnato la presidenza Biden.

Le garanzie di sicurezza, di nuovo, al centro: Zelensky le vuole prima di sedersi al tavolo. Trump invece vuole prima che si impegni in buona fede per la pace, mentre sembra non credere nel negoziato. L’accordo sulle risorse sembrava un buon inizio.

Fonti di alto livello dell’amministrazione hanno riferito a Jennifer Jacobs della CBS che “la Casa Bianca ora non è certa di riuscire a far smettere di combattere russi e ucraini perché questo episodio con Zelensky ha sollevato dubbi sulla sua capacità di procedere verso un accordo di pace. Solleva anche domande sulla possibilità che gli Stati Uniti sospendano gli aiuti all’Ucraina. Ma Trump non sta cercando un cambio di regime in Ucraina. Nessuna discussione in corso su chi potrebbe essere un leader migliore di Zelensky”.

Conto e carta

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Funzionari ucraini, riferisce sempre Jacobs, hanno contattato nel pomeriggio alti funzionari della Casa Bianca, cercando disperatamente di rimettere in carreggiata l’accordo. Ma “non accadrà oggi. Trump non è disposto a parlare ulteriormente con Zelensky oggi”. Il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Waltz ha detto a Zelensky che ha commesso un “tremendo errore”, un “grave danno all’Ucraina e agli americani, entrambi“.

Anche per questo è ridicolo pensare ad una premeditazione nei confronti di Zelensky. I funzionari Usa citati si sono detti “increduli” che alcuni media abbiano potuto suggerire una lettura simile. “I team stavano già lavorando per arrivare ad un livello di accordo più dettagliato per l’Ucraina dopo l’accordo di oggi, ma il danno fatto nello Studio Ovale è stato grave”.

Chiudiamo con il saggio post di Boris Johnson, un altro instancabile sostenitore dell’Ucraina:

È tempo di mantenere la calma e di ricordare che Stati Uniti e Ucraina sono dalla stessa parte. Zelensky ha guidato eroicamente il suo popolo per tre anni contro un’aggressione russa del tutto immotivata. Il coraggio degli ucraini è stato incredibile. La loro sofferenza è stata spaventosa. Sono loro che meritano il nostro sostegno e che, sinceramente, meritano il nostro rispetto. Il modo migliore per procedere ora è che l’accordo sui minerali venga firmato il prima possibile. C’è ancora una via per la pace.



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