La strana politica estera del campo largo. L’opinione di Merlo

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Una comune visione sulla politica estera non solo è indispensabile per essere credibili nei confronti degli altri Paesi europei e internazionali ma, come ci ricorda la migliore cultura democratico-cristiana, la politica estera è semplicemente la proiezione della politica interna. Il commento di Giorgio Merlo

01/03/2025

Il tema viene sussurrato ma sempre con la dovuta cautela e prudenza. Ma forse è arrivato il momento per porre una semplice domanda. Ovvero, esiste una politica estera del cosiddetto “campo largo”?

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Perché su questo fronte non sono sufficienti gli insulti e le contumelie contro i nemici giurati, né gli attacchi personali e né, tantomeno, serve essere “testardamente unitari” come vuole la Schlein.

Qui è necessario, nonché indispensabile, essere coerenti e lungimiranti. E visto che la coerenza sulla politica estera diventerà sempre di più l’unico metro per misurare la credibilità e la serietà delle rispettive coalizioni a livello nazionale, ogni passo falso al riguardo sarà semplicemente imperdonabile. Nonché fatale per l’affidabilità di una alleanza poltica, se non addirittura di governo, che si presenta di fronte al voto dei cittadini. Purtroppo, e per le solite e ben note motivazioni, è “politicamente scorretto” oggi porre questa contraddizione nell’attuale sistema mediatico.

Non a caso, e anche giustamente, ci si sofferma sulle distinzioni all’interno dei partiti che compongono l’attuale maggioranza di governo ma è quasi un tabù porre la riflessione, banale e quasi scolastica, su quale sarebbe la politica estera di un governo guidato dalla sinistra radicale, massimalista e populista. Cioè dal Pd della Schlein, dal trio Fratoianni/Bonelli/Salis e dall’”avvocato del popolo” dei 5 Stelle. Su questo versante vale l’antico adagio manzoniano “troncare e sopire”. Più prosaicamente, meglio concentrarsi sulle battute del capo della Lega, prevalentemente infelici e quasi mai azzeccate, che non indagare sulle 6 o 7 posizioni che attraversano attualmente il cosiddetto “campo largo” in materia di politica estera. Eppure proprio la politica estera era, e resta, la stella polare decisiva per la costruzione di una alleanza politica e auspicabilmente di governo. Soprattutto in questa fase storica.

Quando manca questo comune denominatore – anzi, quando è del tutto assente – diventa francamente difficile dar vita ad una coalizione politica. Perché un conto sono i pregiudizi ideologici e i violenti insulti personali a cui assistiamo quotidianamente nel dibattito politico italiano – che appartengono, come noto a quasi tutti, al campo della propaganda spicciola -, altra cosa, ben altra cosa, sono i programmi comuni su come collocare un Paese come l’Italia nello scacchiere europeo e soprattutto internazionale. Ed è proprio su questo versante che emergono le profonde, radicate e quasi strutturali contraddizioni che non si possono cancellare o rimuovere con un colpo di spugna o con atteggiamenti meramente trasformistici ed opportunistici.

Anche perché, e ancora di più, una comune visione sulla politica estera non solo è indispensabile per essere credibili nei confronti degli altri Paesi europei ed internazionali ma, come ci ricorda la migliore cultura democratico-cristiana, la politica estera è semplicemente la proiezione della politica interna. Ora, e sempre su questo versante, forse le drammatiche vicende storiche che stiamo vivendo ci spingono ad individuare sempre di più nelle coordinate di una credibile, coraggiosa e coerente politica estera le ragioni essenziali e discriminanti per costruire le future alleanze nel nostro Paese. Anche perché coalizioni posticce e fragili rischiano di sciogliersi come neve al sole nel momento in cui si debbono intraprendere scelte politiche chiare e nette per la nostra sicurezza e per la nostra stessa sopravvivenza.

I pregiudizi ideologici e personali si sfarinano altrettanto facilmente di fronte a queste domande. E se l’attuale maggioranza di governo deve fare i conti principalmente con gli svolazzamenti tardo ideologici e le intemperanze populiste e demagogiche della Lega di Salvini, nel cosiddetto “campo largo” si sommano tuttora l’alfa e l’omega. Cioè tutto e il contrario di tutto. Ma una coalizione politica e di governo non è una assemblea studentesca come la immagina la simpatica Schlein dove si sostituiscono le contraddizioni interne con gli insulti e gli attacchi personali rivolti agli avversari/nemici da abbattere e da annientare al più presto. Prima o poi, anche se la domanda è “politicamente scorretta” nell’attuale panorama mediatico italiano, le contraddizioni emergono e qualcuno dovrà pur dare una risposta politica seria e convincente.



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