Giustizia, Cantone: «Sarebbe un referendum pro o contro i magistrati. Rischiamo di perderlo di brutto»

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Il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, è stato intervistato dal direttore di UmbriaTv, Giacomo Marinelli Andreoli. Una interessante conversazione che condividiamo nel nostro sito.

Siamo ai titoli di coda, procuratore Cantone?
Credo sia trascorso un tempo sufficiente perché ci sia la valutazione di lasciare Perugia, che non è basata su ragioni di lavoro. Sono entusiasta di questa esperienza perugina ma sta diventando molto pesante dividere il mio tempo fra Perugia e Napoli. Del resto la mia è stata una carriera atipica, ho cominciato a Napoli e poi sono andato fuori. Ora è il momento di tornare, ho bisogno di recuperare un po’ del mio tempo e dei miei spazi. Ho fatto domanda a Napoli Nord, a Benevento e alla Procura generale della Cassazione come sostituto. Ovviamente dipenderà dal Consiglio Superiore. Una cosa è certa: fino all’ultimo giorno che sarò a Perugia il mio ufficio resta Perugia.

Cosa le mancherà di Perugia?
L’ambiente tranquillo. Ho vissuto periodi difficili alla Procura di Napoli, anche per le indagini di cui mi occupavo. Qui ho ottimi rapporti con i colleghi, la stampa, gli avvocati e le forze di polizia. Sotto questo profilo credo che sia un’esperienza irripetibile

Covid, Suarez, Prospero. Sono stati cinque anni tosti…
Non solo. Non era proprio del tutto completata la vicenda Palamara, la storia della Loggia Ungheria. Con Suarez abbiamo vissuto un momento di grande difficoltà perché a un certo punto ci fu una fuga di notizie pesantissima ma poi abbiamo comunque completato le indagini in grande silenzio, nessuno aveva saputo che era venuto Andrea Agnelli a Perugia per essere sentito. La vicenda Prospero mi ha lasciato una sensazione molto strana, di grande tristezza, sulla quale io mi auguro riusciremo a dare come Procura tutte le risposte che è giusto dare. Il caso non è chiuso, vogliamo capire tutto quello che è avvenuto, nell’interesse della città, della famiglia, ma anche in generale di chi, come me, fa anche il mestiere di genitore. È una vicenda dai contorni umani particolarmente delicati, lo faremo con grande impegno come abbiamo sempre fatto.

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Le fughe di di notizie però fanno parte del gioco, soprattutto in casi di grande pressione mediatica. Il giornalista, però, deve fare il suo lavoro.
Il giornalista deve fare il suo mestiere. Con l’indagine sui presunti dossieraggi ci siamo trovati in imbarazzo quando si è trattato di decidere se inquisire o no i giornalisti. Abbiamo seguito questo criterio: il giornalista che riceve la notizia la può certamente utilizzare. Ben diverso però è il giornalista che ricerca la notizia sapendo, o volendo, che vengano utilizzati strumenti non leciti.

Siamo così vulnerabili, i nostri conti correnti, le nostre informazioni, sono un mercato?
Sono già un mercato. Le informazioni sulle persone hanno un valore economico rilevantissimo. Credo che se un merito questa indagine l’ha avuto, è stato quello di evidenziare il rischio enorme che c’è nel non operare i controlli doverosi sulle banche dati.

In quelle banche dati si andava da Crosetto a Cristiano Ronaldo…
C’è stato un uso indebito di queste banche dati. Quelle banche dati non sono state fatte per consentire ai giornalisti di sapere.

Cambiamo argomento: le infiltrazioni della malavita. Non è solo una questione di droga. La sinergia tra le istituzioni ha funzionato?
Il livello di informazione ha funzionato nel senso che ha consentito a volte di avere informazioni utili. Qui non ci sono clan stanziali, ci sono però una serie di fenomeni di possibile riciclaggio, cioè di soggetti che personalmente o per conto dei clan vengono a fare investimenti e operazioni illecite.

Il suo collega Gratteri ha lanciato l’allarme informatico e ha detto che alla Giustizia servono non solo magistrati ma anche ingegneri informatici perché la mafia ormai si è quasi tutta trasferita su sul web.
Ci servono esperti informatici sicuramente. Ormai anche all’interno delle forze di polizia ci sono sempre più esperti informatici. Abbiamo bisogno di ottimi investigatori informatici perché le comunicazioni avvengono sempre più attraverso piattaforme che non sono quelle ordinarie. Anche per comprendere il mercato delle criptovalute.

Commissione antimafia in Regione. Quanto è importante che la politica prenda questo impegno?
La politica, rispetto al passato, ovviamente non si divide più sul tema mafia, si divide sul tema della corruzione. Questi organismi politici svolgono un ruolo importante dal punto di vista conoscitivo ed educativo. L’approccio peggiore è quello di voler assolutamente cercare la mafia lì dove non c’è, l’approccio peggiore – al contrario – è anche quello di non vedere i rischi e, comunque, le presenze inquietanti. La coscienza collettiva è fondamentale, sulla mafia è molto più facile riuscire a parlare ai giovani perché è identificabile col sangue, i morti, gli attentati, le stragi. La corruzione invece non lascia traccia, ci sono anche dei gentiluomini o delle gentildonne. La corruzione danneggia il merito, quindi il tentativo di parlare ai giovani e la corruzione è molto meno semplice.

Cosa mi dice dello sciopero dell’Anm?
Ho convintamente aderito pur senza partecipare a manifestazioni, non è nel mio stile.

Questa riforma indebolirà l’ordine giudiziario?
Questa è una riforma che può avere anche un senso ma che non ha niente a che vedere con l’efficienza. Del resto basterebbe vedere come viene evocata poi nelle vicende più disparate: se c’è un giudice che dà ragione al pubblico ministero viene evocata la separazione delle carriere, se c’è un giudice che dà torto al pm assolvendo viene evocata. Mi sembra un po’ la storia del lupo e dell’agnello. Se arriveremo al referendum rischieremmo di perderlo di brutto, lo perderà il sistema ma perché sarà un referendum pro o contro i magistrati, e in questo momento la magistratura non gode di buona stampa. Questa riforma molto probabilmente passerà, io mi auguro di essere smentito. Il vero organo che esce assolutamente rafforzato è il pubblico ministero, non so perché gli avvocati sponsorizzano con tanto entusiasmo questa riforma, con argomenti a volte del tipo ‘ci diamo del tu con i giudici’. Basterebbe vedere quante volte i giudici ci danno torto. Si dà per scontato il fatto che ci possa essere un rapporto personale e questo possa incidere sulle decisioni, lo trovo un argomento assolutamente puerile. Il vero grande problema è che il pubblico ministero da questa riforma uscirà particolarmente rafforzato e si porrà il problema di stabilire come debba essere in qualche modo controllato.

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Sull’abuso d’ufficio lei ha preso fermamente posizione.
Il diritto penale è una materia che dovrebbe essere curata con grande attenzione. L’abrogazione dell’abuso d’ufficio è un brutto segnale per il Paese. Si dà per scontato che non sia più reato il comportamento del pubblico ufficiale che, abusando, danneggia qualcuno volontariamente. Non credo che questo sia utile per uno Stato liberale. Quella norma aveva un suo valore simbolico.

L’impressione è stata che la pubblica amministrazione fosse in qualche modo paralizzata dall’abuso dell’abuso d’ufficio.
I fatti purtroppo dimostreranno che questa è un’affermazione falsa, ormai l’abuso d’ufficio è stato eliminato da sei mesi ma non mi pare che la pubblica amministrazione abbia cambiato la velocità.

Il calcio, come dice lei, è lo sport più amato dalle mafie.
Avevamo previsto la presenza delle organizzazioni criminali nelle curve perché il calcio è uno strumento che mette insieme le persone più disparate. Lo spaccio nelle curve sono un affare clamoroso ma dietro il calcio c’è un meccanismo di controllo del consenso che fa moltissimo gola alle mafie. Il calcio è una grande passione popolare e le mafie dal calcio trovano consenso. C’è stata una grande disattenzione al fatto che in curve di stadi importanti ci fossero personaggi davvero incredibili.

È diversa la Perugia che ha trovato nel 2020 da quella che si appresta a salutare nel 2025?
È una città in cui non sono semplici i rapporti personali perché le persone sosno miolto riservate. Questo porta con sé aspetti positivi e negativi. Se da una parte ciò consente di fare anche squadra, sono sempre rimasto molto stupito che a Perugia non ci sono denunce per usura. Come si spiega? Credo che si possa spiegare anche proprio dalla capacità che di trovare delle reazioni all’interno, questa non è necessariamente una cosa positiva. A volte però questa chiusura si riverbera nella scarsissima disponibilità a denunciare. Ho visto tantissime denunce anonime, tantissime, alcune anche molto ben scritte e utili. Noi abbiamo fatto indagini importanti sulle denunce anonime, che non valgono nulla, ma sono uno spunto. Molto meno denunce che riguardavano fenomeni di cattiva amministrazione firmate. E in un contesto nel quale l’omertà non c’è, questo lascia un po’ perplessi, frutto non di omertà, perché qui non c’è l’omertà, ma forse di quella chiusura di chi pensa ‘Ma, tutto sommato, mi faccio i fatti miei’.

Scriverà un libro su Perugia?
Non ne sarei capace. Ci sono tantissime cose, ho preso tanti appunti su questa esperienza di Perugia che ho conservato su tante vicende, note e meno note. Non avrei la capacità di dire che ho conosciuto Perugia, Perugia non è una città che si offre.

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