Mentre il volume d’affari del settore continua pericolosamente a crescere, aumenta anche la preoccupazione per la chiusura dell’Osservatorio presso il Ministero della Salute, la soppressione del Fondo per il contrasto, l’assenza di una regolazione dell’azzardo online e la bozza di riforma dell’azzardo fisico
Il volume d’affari del settore dell’azzardo ormai arriva a cifre superiori sia alle risorse destinate al Ssn sia alla spesa alimentare complessiva degli italiani: infatti, la raccolta nel periodo gennaio-luglio 2024 è stata di 90 miliardi di euro e si prevede che a fine anno si supereranno i 160 miliardi, con un incremento dell’8,8% rispetto all’anno precedente. Un settore che poi impatta in modo rilevante sull’economia del Paese, ma non genera benessere per le famiglie, bensì sovraindebitamento, usura, povertà e dipendenze. Ne parliamo con il sociologo Maurizio Fiasco, presidente di Alea.
Ci sono molte preoccupazioni oggi per il gioco dell’azzardo?
Le preoccupazioni riguardano il gioco d’azzardo, ma coinvolgono anche il destino del trattamento delle altre dipendenze. Mi spiego meglio. La dipendenza da gioco d’azzardo, con le sue conseguenze sociali, rappresenta l’unico caso di un problema sociale sanitario al quale lo Stato ha dedicato un’attenzione strutturata, permanente e ben ordinata. Non troviamo qualcosa di analogo per le altre grandi dipendenze: i disturbi alcol correlati, il tabagismo che è in ripresa galoppante, i disturbi alimentari, le nuove dipendenze legate all’impiego delle tecnologie digitali. Per la stessa droga non abbiamo un Piano nazionale con un fondo ministeriale che obblighi le regioni ad una programmazione, un finanziamento stabile ogni anno, non abbiamo uno strumento di valutazione e di monitoraggio dei servizi e delle pratiche di presa in carico, di trattamento e di accompagnamento. Invece per il gioco d’azzardo abbiamo un Piano di prevenzione della dipendenza dal gioco d’azzardo e un Piano regionale tipico, con l’impegno ormai arrivato a regime in tutte le regioni a rendere disponibile un Livello essenziale di assistenza. Tutto è partito nel 2012 con un decreto dell’allora ministro della Salute Balduzzi che ha richiesto diversi anni per essere attuato. Mentre eravamo arrivati a stabilizzare questo modello, che sarebbe stato utile anche per le altre dipendenze, sono stati soppressi l’Osservatorio per il contrasto al gioco d’azzardo e il Fondo nazionale. In realtà, gli stanziamenti sono stati anche aumentati ma non sono stati strutturati in modo tale da avere la garanzia di un Piano nazionale per le dipendenze gestito dal Ministero della Salute.
Cosa comporta tutto questo?
Di fatto il Piano ministeriale sul gioco d’azzardo e l’Osservatorio erano espressione di un intervento del Ministero della Salute. L’Osservatorio, tra l’altro, aveva definito anche le linee tecniche di presa in carico, di cura, di riabilitazione, di prevenzione del gioco d’azzardo. Con l’art. 66 dell’ultima Legge di Bilancio l’Osservatorio viene soppresso, per poi trasferire la competenza a un ente esterno al Servizio sanitario nazionale qual è il Dipartimento delle politiche antidroga con oneri a carico dello Stato, con il rischio serio che la dipendenza dal gioco d’azzardo non sia più oggetto di un’azione strutturata com’è stato finora. Purtroppo, quando tra il diritto costituzionale della salute e l’esercizio si frappone un interesse economico industriale imponente, le ragioni della salute si perdono per strada e rimane soltanto l’interesse industriale. E questo vale per tutte le dipendenze.
Intanto, i dati sull’azzardo continuano a crescere…
Sì, il boom dei consumi sembra non fermarsi mai. Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha lamentato che uno dei fattori della crisi economica è costituito dal basso livello della domanda interna per beni e servizi. Ebbene,
il gioco d’azzardo è uno dei fattori di grande importanza nella stagnazione dell’economia italiana,
perché sono miliardi che vengono sottratti ai consumi. Il gioco d’azzardo, a differenza degli altri consumi, non ha un valore di moltiplicatore positivo dell’economia, perché il gioco d’azzardo genera semplicemente una domanda di altro azzardo. Poi ci sono tutte le disfunzioni che sono legate al gioco d’azzardo, con i conflitti intrafamiliari e gli effetti criminogeni prodotti dal fenomeno, perché non c’è soltanto la criminalità organizzata, ma c’è la quotidianità di moltissimi furti che vengono compiuti ogni giorno dai giocatori patologici, oltre al malcostume nelle sale da gioco di prestare soldi ai giocatori.
Come si potrebbe ridurre l’azzardo on line?
Nel gioco online non si è introdotto nessun criterio regolativo che valga a ridurne l’impatto sulla salute.
Andava stabilito un tempo minimo sotto il quale, per ciascun tipo di gioco, non potesse scendere la singola operazione, perché una cosa è se scommetto una volta ogni 5 minuti, un’altra è se io scommetto ogni mezzo secondo. Quindi, le operazioni dovevano avere una frequenza più lenta. Dovevano essere stabilite delle fasce orarie, anche minime, in cui i giochi si spengono. Poi bisognava introdurre una identica facilità per entrare e per uscire dal gioco: se io voglio cominciare a giocare online, la registrazione del mio account, del mio conto di gioco su cui versare il denaro per giocare, è velocissima. Se io voglio cancellarmi dalle piattaforme di gioco online, la procedura è lunga e farraginosa. Si richiede lo Spid e non è a tempo indeterminato, è tutto un sistema fatto a trappola. Inoltre, andava inserita una norma stringente sul divieto dell’uso degli algoritmi per profilare gli utenti del gioco d’azzardo online. Serviva anche ammodernare nettamente il sistema di vigilanza contro gli abusi da parte delle piattaforme di gioco online ed eliminare certi tipi di giochi che hanno un rendimento fiscale per lo Stato prossimo allo zero, è il caso delle scommesse tra privati, con l’intermediazione di una piattaforma che si chiama di Betting Exchange. Lo Stato da questa modalità ricava lo 0,9 per mille. E questo tipo di scommesse tra l’altro facilita il riciclaggio.
Anche la riforma per il gioco fisico sta preoccupando…
Per il gioco fisico è in discussione una norma che blocca la potestà regolamentare dei comuni e la potestà legislativa delle regioni non in assoluto, ma relativamente a quella formula che si è rivelata vincente fino adesso di far convergere anche sul gioco d’azzardo la potestà normativa che le regioni e i comuni hanno per tutte le altre attività economiche sul territorio. Se un’attività è perturbativa dell’assetto di un quartiere, il comune ha la facoltà di regolarla fino al punto di inibirla. Le regioni, poiché sono titolari della programmazione socio sanitaria, in ragione del dover svolgere questa attività socio sanitaria per il tramite delle Asl, hanno il potere di dettare le regole ed evitare nuovi casi clinici che vanno ad appesantire il bilancio del Servizio sanitario. È vero che non esiste una normativa diretta, ma attraverso il susseguirsi di pronunce della giustizia amministrativa e costituzionale, nel corso degli anni la giurisprudenza ha prodotto il quadro regolatorio. Adesso, con una norma nazionale che si vuole emanare nel caso del gioco fisico, praticamente si annulla tutta la giurisprudenza che si è formata fino ad oggi, nel corso di tredici anni. Torniamo alla data chiave, che è quella del decreto Balduzzi del 2012 a seguito del quale, essendo riconosciuto il gioco d’azzardo come un fattore di disturbo sanitario, si è impegnato il Ministero della Salute. Così si è avviata la legittimazione delle leggi regionali e dei regolamenti comunali. Adesso tutto questo viene spazzato via, con gravi conseguenze sulla salute, sulla società, sulle persone, sull’economia, ma anche su tanti drammi che pervengono alle cronache ogni giorno. Non sono pochi i casi di violenze tra partner, di violenza in famiglia, persino di femminicidi che hanno tra le cause scatenanti l’abuso di gioco d’azzardo.
Cosa si può fare?
Le regioni e i comuni si devono far sentire. Dobbiamo anche uscire dalla strettoia della denuncia puramente scandalistica dei grandi numeri. Quando davanti a un iper problema, si lancia un iper allarme, non si attiva una contromossa, perché, paradossalmente, una denuncia terrificante blocca, rendendolo inutile, ogni tentativo di contenimento. Quindi è giusto, per la cronaca, dare il segno dell’ampiezza di un fenomeno, ma poi il focus deve essere centrato su cose concrete che si debbono chiedere e ottenere. L’altro refrain che va smontato è che il gioco d’azzardo faccia male soltanto ai soggetti fragili.
Davanti a questi numeri il gioco d’azzardo colpisce indiscriminatamente tutte le fasce sociali, con effetti particolarmente dolorosi per quelle più povere, ma è un fenomeno universale ormai.
Un’ultima cosa.
Ci dica…
Tutte le sere va in onda il programma più seguito della Rai “Affari tuoi”, che contiene, in una forma di intrattenimento godibile, tutti i dispositivi di un autentico gioco d’azzardo: la superstizione, la numerologia, l’attesa dell’evento fortunato, la perdita di cognizione del valore del denaro. E quindi si costruisce un senso comune di massa sulla gratificazione della fortuna e sull’irrazionalità, che non permette di cogliere l’allarme.
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