Forlì, hikikomori in aumento e i genitori imparano ad aiutare

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Un aiuto concreto ai genitori che devono affrontare il problema dell’isolamento sociale dei propri figli, a partire dalla certezza di non essere soli ad affrontare il percorso che porta al miglioramento e, possibilmente, al superamento della condizione di disagio. L’associazione Ama Hikikomori, che ha come presidente Marina Mercuriali, grazie ai suoi progetti non solo si occupa dei giovani che decidono di abbandonare le loro consuete attività, ma anche di seguire i loro genitori, dalla consapevolezza del problema ai comportamenti da seguire per essere di aiuto a se stessi e ai figli.

«I genitori che si rivolgono all’associazione – spiega lo psicologo e formatore Luca Eleuteri che collabora con l’associazione – chiedono come essere aiutati e come aiutare i ragazzi che manifestano questo comportamento di ritiro. Il supporto che possiamo dare ai genitori è aiutarli a stare accanto ai ragazzi e accogliere il loro dolore senza volerlo mandare via subito ma coltivando la fiducia che quando un malessere viene vissuto poi si sblocca spontaneamente. All’inizio c’è un’urgenza perchè è uno stravolgimento per la famiglia quando un ragazzo si ritira».

Per i genitori, infatti, l’impatto con l’isolamento sociale dei propri figli può essere complicato. «Io me ne sono accorta subito – dice una mamma –, mio figlio non riusciva ad andare a scuola, stava male e mi sono subito rivolta a uno psicologa. Un professionista che potesse aiutare noi genitori per capire cosa volesse dire il disagio di nostro figlio e che insistendo per farlo uscire non risolvavamo nulla, anzi. Da lì abbiamo conosciuto l’associazione Ama Hikikomori. E’ importante perchè l’associazione ci aiuta a capire che cosa non fare e come accogliere questo disagio. Non è facile perchè è il ragazzo che deve accettare l’aiuto, noi genitori dobbiamo capire che ci vuole tempo e pazienza, non demorizzarsi perchè ci sono passi avanti e anche indietro. Anche noi genitori dobbiamo abbassare le nostre aspettative, se il ragazzo ha un blocco va aspettato». Proprio il capire di non essere soli è un sostegno fondamentale per i genitori. «Quando è stata fatta una diagnosi di ritiro sociale – dice un’altra madre – anche noi genitori abbiamo trovato una giustificazione a tentativi di forzare nostro figlio a riprendere le sue attività, la scuola, lo sport. Infatti non riuscivamo a dare una spiegazione al fatto che si fosse fermato tutto. Aver dato un nome alla cosa ci ha aiutato. Il percorso è lungo e stancante. Dal ritiro sociale siamo arrivati all’associazione Hikikomorio: per noi è stata una ventata d’aria fresca, il renderci conto finalmente di non essere soli. Vedendo altri genitori, abbiamo acquisito coraggio perchè sono tanti i passi da fare».

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Parlare con genitori si rivela un aiuto anche per psicologi e formatori per affrontare le diverse problematiche. «Gli incontri sono stati utili per me – dice lo psicologo Eleuteri – per l’apprendimento sul fenomeno attraverso i loro racconti dei genitori. Da una parte ci sono i ragazzi e il loro bisogno rendere visibile il loro dolore emotivo, dall’altra parte la fatica dei genitori a capire cosa sta succedendo».

Molte volte all’interno della famiglia in cui c’è un figlio o figlia “isolata”, fondamentali sono le relazioni. «Dagli incontri tra esperti e geniotori – spiega la presidente Mercuriali – riceviamo strumenti di lettura su come funzioniamo noi dal punto di vista delle emozioni, dei pensieri, dei bisogni». «A volte senti paura, vergogna, in una società dove tutti devono essere performanti – dice una mamma –. Quasi tutti i mesi arrivano nuovi genitori agli incontri. I corsi con lo psicologo Eleuteri sono utili a noi, per ridurre le proiezioni sui figli, mettersi acconto a loro, capire cosa gli è successo. A loro possiamo dare fiducia, perchè decido loro di riprendere la loro vita». «Bisogna attivare intorno ai ragazzi – conclude una mamma – una rete di aiuto a 360 gradi: neuropsichiatra, psichiatra, educatore, e anche noi genitori facciamo parte di questa rete. Prendiamo atto di una difficoltà dei nostri figli e cerchiamo di capire come aiutarli, anche attraverso l’associazione. Affrontiamo solitudine e disperazione che solo grazie al confronto con gli altri che vengono alleggeriti e in questo l’associazione Ama Hikikomori è importantissima. Ai genitori vogliamo far capire che c’è un modo per sentirsi più forti».

Il fenomeno degli hikikomori, o meglio del ritiro sociale, sta diventando preoccupante anche in Emilia-Romagna, come è stato evidenziato dai dati di una recente ricerca della Regione. Lo studio ha individuato 762 casi segnalati solo nel 2023. A Forlì-Cesena le segnalazioni sono state 86, pari all’11,2 per cento del totale regionale.



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