Bce, in arrivo un altro taglio il 6 marzo. Ma poi saliranno le tensioni nel consiglio. Ecco dove potranno arrivare i tassi

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Ultim’ora news 1 marzo ore 6.

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La Bce è pronta a tagliare ancora i tassi nella riunione del 6 marzo dal 2,75% al 2,5%. Sarebbero così sei le riduzioni a partire dallo scorso giugno, quando i tassi erano al 4%. Ma si potrebbe trattare dell’ultima sforbiciata senza contrasti all’interno del consiglio direttivo. Alcuni falchi hanno già messo in guardia riguardo alle riunioni successive. Da aprile la discussione potrebbe diventare più intensa.

I mercati monetari comunque continuano a prevedere, oltre al taglio di marzo (considerato sicuro), altre 2-3 riduzioni quest’anno, fino ad arrivare all’1,75-2%. Ma c’è chi, come BofA e Citi, vede sforbiciate fino all’1,5%.

Inflazione in calo

Il calo dell’inflazione dell’Eurozona verso l’obiettivo Bce del 2% dovrebbe essere visibile anche nei dati di febbraio che usciranno il 3 marzo. I valori dei maggiori Paesi europei, pubblicati il 28 febbraio, vanno in questa direzione.

Il carovita in Francia in particolare ha sorpreso toccando il minimo da quattro anni allo 0,9%, dall’1,8% di gennaio, con una riduzione anche nella componente dei servizi.

In Italia l’inflazione armonizzata è rimasta all’1,7%, comunque un po’ meno delle attese. Anche in Germania il dato non si è mosso dal 2,8% del mese precedente.

Nel complesso, secondo gli analisti, l’inflazione nell’Eurozona dovrebbe calare dal 2,5% di gennaio.

Si tratta di un quadro per il momento rassicurante sul carovita, con rischi legati tuttavia alla persistenza dell’inflazione nei servizi (comunque attesa in calo nei prossimi mesi) e ai prezzi dell’energia.

Il gas in particolare ha sfiorato i 58 euro per megawattora a inizio febbraio: questo fattore dovrebbe spingere la Bce ad alzare le proiezioni di inflazione per quest’anno. Tuttavia negli ultimi giorni i prezzi del gas sono scesi fino a 45 euro. Le quotazioni restano volatili anche per effetto delle tensioni geopolitiche e di un possibile stop alla guerra in Ucraina.

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Nel breve termine l’energia è il principale rischio al rialzo per l’inflazione, ma non vanno dimenticati anche quelli al ribasso, dovuti soprattutto alla debolezza dell’economia.

L’economia debole

In tal senso, l’Eurozona è tornata a una sostanziale stagnazione nel quarto trimestre del 2024. Il pil dell’area è cresciuto soltanto dello 0,1% rispetto al terzo. Consumi e investimenti non riescono a ripartire. Così la Bce dovrebbe ridurre ancora le previsioni sul pil. Inoltre ora incombe la minaccia dei dazi Usa che sarebbero negativi per la crescita (mentre l’impatto sull’inflazione è incerto).

Donald Trump ha annunciato dazi del 25% sui prodotti europei, anche se non ha chiarito i dettagli. Il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta ha stimato a metà febbraio un impatto dei dazi sul pil dell’Eurozona di circa lo 0,5%, ma con effetti superiori in Germania e Italia.

Inoltre Panetta ha sottolineato che l’Europa pagherà anche le conseguenze delle misure Usa sulla Cina che spingeranno le aziende cinesi a invadere con i loro prodotti il mercato europeo.

Le discussioni sui tassi

In uno scenario di economia debole e inflazione in discesa verso il target, la Bce non ha più bisogno di frenare l’economia e può riportare i tassi (almeno) verso livelli neutrali. Tuttavia, su spinta dei falchi, il consiglio direttivo potrebbe iniziare la discussione sulla «restrittività» dei tassi, ovvero sulla loro capacità di comprimere ancora il pil.

Al momento la maggior parte dei membri Bce ritiene che i tassi siano ancora restrittivi, come emerso nei verbali dell’ultimo consiglio e nei recenti interventi pubblici.

Questa opinione è stata espressa anche dalla presidente Christine Lagarde che ha parlato di direzione «chiara» verso altri tagli. Secondo alcuni analisti però la Bce il 6 marzo potrebbe cambiare o ammorbidire la comunicazione sulla restrittività dei tassi.

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Uno studio Bce ha stimato il tasso neutrale per l’economia europea in una fascia compresa tra l’1,75% e il 2,25%. In base a questi valori, ci sarebbe spazio per ulteriori riduzioni dei tassi.

Nei giorni scorsi tuttavia il falco del comitato esecutivo Bce Isabel Schnabel ha detto di non essere sicura che i tassi siano restrittivi, prendendo così una posizione diversa da quella della maggioranza del consiglio. Schnabel ha aggiunto di voler iniziare la discussione per fermare o mettere in pausa i tagli. Questo tema era stato giudicato «del tutto prematuro» da Lagarde a fine gennaio.

Il governatore francese François Villeroy de Galhau ha indicato il tasso neutrale attorno al 2%. Il presidente della Bundesbank Joachim Nagel ha criticato i banchieri centrali che si sono sbilanciati nelle previsioni e ha detto che i tassi «non sono lontani dal livello neutrale» ma ha evidenziato i progressi «incoraggianti» sull’inflazione.

Il consiglio Bce potrebbe dividersi anche sull’impatto della riduzione del portafoglio titoli (Qt o Quantitative Tightening): per Schnabel ha l’effetto di aumentare il tasso neutrale, mentre per il membro del comitato esecutivo Piero Cipollone produce una restrizione delle condizioni di finanziamento che deve essere compensata nelle decisioni sui tassi. Nel complesso l’abituale ricerca del consenso da parte di Lagarde potrebbe diventare sempre più difficile. (riproduzione riservata)



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