In Germania ha votato oltre l’80 per cento degli aventi diritto e Afd ha preso circa il 20 per cento (tanti dall’est comunista). I centristi che in Italia definiremmo democristiani sono intorno al 29% ma i socialisti sono crollati al 16 %. È la sintesi di domenica. E così, dopo la Francia mesi fa, oggi tutti esultano “per lo scampato pericolo”. Però è altrettanto vero che a livello europeo non è più possibile andare avanti così: la misura è colma, ormai deve essere chiaro a tutti. Prendiamo come esempio un tema fondamentale come quello della Difesa: fin dall’inizio degli anni ’50 gli Stati trattarono per finanziare un esercito europeo e un comando sovranazionale. Non ci fu unanimità (Parigi tergiversò) e da quel momento in poi quel principio di unanimità, che all’epoca sembrava secondario, si è perpetuato all’infinito ed attualmente è una delle cause principali dell’immobilismo (ricordare tutto questo è utile anche per mettere a confronto le classi dirigenti di ieri e quelli di oggi).
Di più, un quarto di secolo fa si avvertì l’esigenza di una apposita Commissione per il futuro dell’Europa, presieduta da Giscard d’Estaing e due vice, uno era Giuliano Amato. Venne steso già il Trattato di adozione di una Costituzione Europea: che fine ha fatto? Fra tutti i protagonisti che attualmente operano o si confrontano a Bruxelles, compresi quelli votati da noi, c’è stato o c’è uno che si alza e propone almeno di riprovarci?
Ciclicamente si torna su argomenti che sono decisivi per il futuro del nostro continente ma la politica dei partiti e gli stessi mezzi di comunicazione non aiutano; sono impegnati a far litigare destra e sinistra affinché sopravvivano ambedue, piuttosto che lanciare campagne di reale cambiamento. Di recente ci ha provato pure Draghi che ha stimolato l’Europa a trasformarsi in un unico Stato. Pochi anni fa, in periodo di pandemia, l’ambasciatore Sergio Romano scrisse in maniera esplicita sul Corriere della Sera un pezzo intitolato “Federazione o Confederazione? Se l’Europa perde il treno dell’unità”. Vi si legge, fra l’altro: “Il vero problema è la crescente disomogeneità dell’Unione europea. Grazie a un allargamento eccessivo e intempestivo, l’Unione europea è diventata un Carro di Tespi dove troppi attori ormai hanno dimenticato il copione dei Trattati di Roma e recitano a soggetto. (…) Il nome Unione, con cui abbiamo ribattezzato la vecchia Comunità, è ormai una bugia. È dunque arrivato il momento di capire che la continuazione dell’equivoco finirebbe per rendere l’Unione Europea una entità zoppicante e poco credibile. L’iniziativa spetta alla Commissione di Bruxelles e al Consiglio europeo. Se ci sono battano un colpo”.
Ed eccoci ai giorni nostri. CDU/CSU e SPD probabilmente riusciranno a trovare la quadra per formare il governo tedesco ma forse potrebbe non bastare se i leader di questi tempi non saranno all’altezza di alcuni loro predecessori. Per ricordarne uno, il Cancelliere Schroder che nel 2003 lanciò “Agenda 2010”, una serie di riforme che fecero grande per anni la Germania: rifondò lo Stato protettore, stimolando la gente a lavorare di più e più a lungo, abbassando le tasse, tagliando costi amministrativi. Decisioni coraggiose ma necessarie, il cancelliere pagò a livello elettorale scelte impopolari ma la strada imboccata portò benessere al suo popolo. Perciò la vera domanda è: cosa riuscirà a realizzare il futuro Cancelliere Merz? E a livello europeo? L’attuale maggioranza sulla carta ha l’occasione per riportare “al centro” della politica un metodo di governo occidentale che ricorda il passato, con decisioni ponderate, attenzione all’economia e al lavoro, dopo l’accelerazione globalista dei democratici americani (da Clinton in poi, come abbiamo già rilevato di recente) che ha favorito principalmente la Cina. I tedeschi dalle urne hanno mandato un segnale e la stampa ha scritto “scampato pericolo”, una sorta di operazione fiducia promuovendo coloro che guidano il Paese e l’Europa da vent’anni. E allora che almeno qualcuno ci provi a creare le condizioni per riprendere l’idea di una commissione “costituente” e in pochi anni approdare ad una Federazione: gli Stati Uniti d’Europa. Insomma, fatta l’Europa forse potranno essere fatti anche gli europei.
Lettore ’46
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