“Così fan tutte”. Ci sono enigmi che rimangono nascosti per anni sotto la coltre della “ragion di Stato” e poi improvvisamente emergono, rivelando aree di sovranità limitata sempre più estese e radicate nelle strutture statali europee, anche le più avanzate. Questa frase, “Così fan tutte”, rimane custodita per tre decenni nella memoria di Rose L., agente dei servizi segreti svedesi (Sapo, acronimo di Sakerhetspolisen) fino all’estate 2020, quando vengono definitivamente chiuse senza alcun esito le indagini sull’omicidio di Olof Palme avvenuto il 28 febbraio 1986. La conclusione irrisolta del caso consente di rendere pubblicamente accessibile parte della documentazione accumulata durante le indagini: quintali di atti relazioni e verbali alcuni dei quali – è bene precisarlo – rimangono tuttora secretati.
Fra le carte accessibili dopo il 2020 spunta un memorandum datato 25 marzo 1988, due anni dopo l’omicidio Palme, scritto da Tore Forsberg, a quel tempo capo del controspionaggio svedese, e da lui firmato insieme a due agenti, Rose S. e Lars-Erik N.
Dalla lettura del memorandum emergono fatti di straordinaria rilevanza che avrebbero potuto e dovuto generare una clamorosa svolta nelle indagini, anziché rimanere sepolti fra le carte: il 28 febbraio 1986, la notte in cui Palme viene ucciso in pieno centro a Stoccolma, i servizi segreti della Sapo – o meglio: alcune unità dei servizi – avevano in corso una non meglio identificata “operazione” nel centro della capitale svedese; operazione della quale nessuna autorità era stata messa a conoscenza, né prima né dopo l’omicidio del primo ministro.
Curioso il nome in codice attribuito a questa operazione segreta: “Così fan tutte”, titolo di un’opera lirica in due atti di Mozart; curiosa anche la coincidenza: Olof Palme quella sera tornava a casa dopo aveva visto al cinema un film su Mozart, precisamente I fratelli Mozart della regista Suzanne Osten. E cosa fa la sera del 28 febbraio 1986 il capo del controspionaggio svedese, Tore Forsberg, durante l’operazione “Così fan tutte”? Si reca insieme a Rose L. a Kungsträdgården, il parco nel centro di Stoccolma con una grande pista di pattinaggio su ghiaccio, accomodandosi a un tavolo del vicino Café Opera. Successivamente i due si dirigono a piedi fino all’Embassy Club vicino al parco Humlegården, a poca distanza dal luogo dove un killer ucciderà di lì a poco il primo ministro svedese. Ricevuta la notizia della morte di Palme, mentre tutti si precipitano al comando centrale della polizia di stato, Tore Forsberg decide di tornare a casa.
Ma per quale motivo alcune squadre dei servizi di controspionaggio si trovavano nel centro di Stoccolma la sera del 28 febbraio 1986? Per quale tipo di operazione? Con quali finalità? Difficile pensare che stessero operando per prevenire scippi o consumo di stupefacenti nei parchi. Possibile che non fossero al corrente di quanto stava per capitare al primo ministro svedese? Tore Forsberg non può fornire alcuna risposta, essendo deceduto nel 2008; prima di lasciare l’incarico aveva definito il proprio lavoro “una necessità illegale con cui tutti gli stati hanno a che fare”. Peraltro lo stesso Forsberg aveva escluso che Christer Patterson, il vagabondo inizialmente accusato e poi prosciolto, potesse essere l’autore di un simile omicidio.
Come spesso accade dopo la scomparsa di una figura apicale del sistema di potere, dopo la scomparsa di Tore Forsberg iniziano ad emergere ulteriori dettagli su quella maledetta notte svedese. Allora facciamo un passo indietro e vediamo “chi” era materialmente presente a Stoccolma la sera del 28 febbraio 1986: quali unità della Sapo, per compiere quale missione. Scopriamo che c’era una speciale unità dei servizi, denominata “Barbro”, facente parte della rete svedese Stay Behind. Ne parla Donald Forsberg, un agente dei servizi di controinformazione; ne parla soprattutto Olof Frånstedt, a capo del controspionaggio svedese negli anni ’60 e ’70, convinto sostenitore della rete Stay Behind in terra scandinava, che dagli anni Settanta aveva avuto contatti diretti proprio con l’unità Barbro. Dopo l’omicidio Palme diversi testimoni raccontano di avere visto persone in borghese che comunicavano via walkie-talkie.
La presenza consolidata di Stay Behind in Svezia (paese a quel tempo neutrale e non aderente alla Nato) risale al tempo in cui operava a Stoccolma il futuro responsabile della Cia, William Colby, misteriosamente scomparso dieci anni dopo l’omicidio Palme, nel 1996: stava cenando e – questa la versione ufficiale – sente improvvisamente il bisogno di fare un giro in canoa sul fiume Maryland in una delle serate più fredde e piovose che la storia ricordi; viene ritrovato annegato otto giorni dopo.
Che la sera dell’omicidio di Olof Palme fosse in corso a Stoccolma un’operazione dei servizi è stato confermato anche da Ulf Dahlsten, Segretario di Stato svedese e amico intimo di Olof Palme; dubbi sul ruolo della rete Stay Behind la sera dell’omicidio emergono anche da un’intervista rilasciata al quotidiano Dagens Nyheter da parte di Inga-Britt Ahlenius, alto funzionario svedese alle Nazioni Unite (sottosegretario generale dell’Ufficio per i servizi di controllo interno dell’Onu, soprannominata non a caso “Miss Fearless”). Una serie di testimonianze raccolte a caldo dalla polizia di stato assumono ora un peso diverso; come la coppia di pensionati che testimonia di aver visto, la sera del 28 febbraio 1986, alcuni uomini con walkie-talkie nel cortile della scuola di Norra Latin, da dove uno di loro li allontana minacciosamente e bruscamente mentre cercano di parcheggiare per andare ad un concerto di Owe Thörnqvist; la coppia si sposta e parcheggia l’auto presso Tunnelgatan, la via di fuga dell’assassino di Palme, e anche lì notano un uomo con un walkie-talkie insieme a un’altra persona.
Nel febbraio 1986 Olof Palme sta gestendo per conto dell’Onu l’arbitrato internazionale nella guerra fra Iraq e Iran, verificando che una rete occulta fornisce armi all’Iran per finanziare i Contras in Nicaragua; rappresenta una figura politica autorevole in quanto autonoma: la “terza via” da lui praticata rappresenta un modello per l’Europa e per molti Paesi emergenti, un’alternativa praticabile rispetto al rigido sistema di controllo geopolitico bipolare.
“Informa i nostri amici che la palma svedese verrà abbattuta”: così un telegramma inviato da Licio Gelli a Philip Guarino il 25 febbraio 1986. Tre giorni dopo, durante l’operazione “Così fan tutte”, quegli spari nella notte a Stoccolma mettono fine a tutto questo.
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