Drewry: Le tasse di Trump sul trasporto marittimo di container, nuovi e preoccupanti scenari

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LONDRA – Cresce l’incertezza globale nel settore del trasporto marittimo di container.  Qualsiasi aspettativa di stabilizzazione del settore e delle supply chain globali, dopo le recenti disruption del Covid e dall’interruzione del Canale di Suez, sembra destinata a dissolversi.

E’ quanto emerge dal quadro offerto dagli analisti di Drewry che nell’ambito del “Market Opinion” hanno preso in esame lo sviluppo di due nuovi e preoccupanti scenari.

1. Sanzioni statunitensi proposte per le navi e i vettori cinesi

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In primo piano le sanzioni non convenzionali, annunciate il 21 febbraio scorso, proposte dal Rappresentante per il commercio degli Stati Uniti a carico delle compagnie cinesi e dei vettori internazionali riguardante la costruzione in Cina delle navi portacontainer.

Drewry ha realizzato una valutazione preliminare sull’impatto che avrebbe il piano statunitense, anche valutandone le diverse “opzioni” previste, su: vettori, spedizionieri, NVOCC, porti e altri operatori interessati dal trasporto marittimo di container.

L’impatto stimato delle 3 nuove tassee, se implementate, sarebbe enorme:

Le tassee proposte per gli operatori marittimi cinesi avrebbero un impatto su COSCO e probabilmente su OOCL controllata del gruppo COSCO con sede a Hong Kong, con sanzioni “fino a 1 milione di dollari” per scalo di una nave negli Stati Uniti. Da considerare che COSCO e OOCL sono tra i primi nove operatori sulle rotte dei container negli Stati Uniti.

Le tassee proposte per gli operatori di trasporto marittimo per le navi costruite in Cinafino a 1,5 milioni di dollari” per approdo in un porto degli Stati Uniti avrebbero un impatto diretto o indiretto su tutti i primi nove vettori oceanici globali e su tutte le alleanze. A seconda che si includano o meno Taiwan, le navi costruite in Cina nell’ambito del regolamento, tra il 29% e il 31% delle portacontainer che operano a livello globale sono realizzate in Cina. Tutte le compagnie, tranne Evergreen e HMM, gestiscono navi costruite in Cina che fanno scalo nei porti degli Stati Uniti.

La tariffa proposta per gli operatori marittimi che hanno attualmente ordini di navi in Cina “fino a 1 milione di dollari” colpirebbe 8 dei primi 9 vettori dell’alleanza. Solo la HMM coreana non ha ordinato portacontainer in Cina oggi.

Secondo l’analisi di Drewry oltre l’80% delle attuali portacontainer che fanno scalo nei porti USA sarebbero colpite dalle tariffe di Trump, sia perché l’operatore ha sede in Cina, sia perché le navi sono costruite in Cina, e infine perché l’operatore ha ordini di navi in ​​Cina.

Su ciascuna delle tre principali rotte commerciali statunitensi, la stima delle tariffe statunitense costerebbe circa 222 – 500 dollari per teu –  e tra 2 milioni – 3 milioni di dollari per la navigazione (vd la  tabella sottostante). Per  capire l’impatto della nuova politica dei dazi USA, tali tariffe sarebbero dalle 7 alle 16 volte l’ETS (Emission Trading Scheme) la tassa europea sull’emissione del carbonio.

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Drewry analizza il fatto che tale politica potrebbe portare a contromisure punitive da parte della Cina contro i vettori di proprietà statunitense, tra cui Matson, che comporterebbe anche costi aggiuntivi.

Da quando le sanzioni proposte sono state annunciate il 21 aprile, il prezzo delle azioni di COSCO Shipping Holdings è sceso del 4% (l’indice complessivo della borsa di Hong Kong è salito del 3% nello stesso periodo).

2. Nuove tassee confermate o minacciate sulle importazioni negli Stati Uniti da Trump 2.0

Riassumendo al momento la nuova amministrazione statunitense :

– ha aggiunto ulteriore tasse del 10% sulle importazioni dalla Cina con effetto dal 4 febbraio;

– sta pianificando di applicare tasse del 25% sulle importazioni da Messico e Canada apartire dal 4 marzo, dopo una sospensione temporanea di 30 giorni;

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– ha appena annunciato un piano “imminente” per introdurre tasse del 25% sulle importazioni dall’Unione Europea,.

Nel quadro proposto Drewry specifica che alcune di queste tariffe sono piani, non decisioni, pertanto potrebbero essere negoziate al ribasso. Ma le aziende sono preoccupate. L”annuncio delle tasse sulle importazioni statunitensi dall’Europa, ha fatto scendere le azioni delle case automobilistiche europee.

La reazione dell’UE

L’Unione Europea ha fatto sapere che si opporrà a tale politica, facendo intendere che a sua volta potrebbe imporre tariffe di ritorsione sulle esportazioni statunitensi in Europa.
La Commissione Europea ha specificato che “reagirà fermamente e immediatamente contro le barriere ingiustificate al libero ed equo commercio,, anche quando le tariffe vengono utilizzate per contestare politiche legali e non discriminatorie” .

Cosa significano tutte queste tasse e potenziali contro-tasse per la spedizione e per gli spedizionieri?

Secondo Drewry non significa solo che gli spedizionieri avranno bisogno di più personale per la conformità doganale, tempo o ritardi, ma anche che i prodotti provenienti attualmente da un fornitore oppure da un Paese non saranno più competitivi in ​​termini di costi.

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Al momento potrebbe sembrare la Cina sia il Paese maggiormente sottoposto all’impatto delle tariffe statunitensi, ma a ben vedere, in un mondo dove la produzione è sempre più frammentato, non c’è alcun Paese che si possa dire estraneo a questa politica di tasse e di rincari.



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