Stop violenza nelle carceri, accordo Asl-Procura: «Detenuti più sicuri»

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Un protocollo anti-violenza per la sicurezza dei detenuti e dell’intero sistema detentivo che include, in prima linea, la polizia penitenziaria. È il punto di partenza dell’innovativa procedura destinata a stanare i casi di violenza nascosta tra le mura delle carceri con Napoli capofila del progetto avviato nei penitenziari di Poggioreale e Secondigliano. L’iniziativa nata dall’intesa tra Asl Napoli 1 Centro, Procura della Repubblica, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia e Provveditorato Regionale della Campania è stata presentata ieri con i primi risultati illustrati durante il convegno dedicato a “Gli eventi traumatici in carcere: accertamenti medico-legali e procedure di intervento”, nella sala Basaglia del Leonardo Bianchi. L’alleanza tra le diverse realtà coinvolte nel progetto ha dato vita a un protocollo operativo per individuare precocemente ogni caso sospetto di violenza tra detenuti per una gestione più trasparente e umana delle situazioni di vulnerabilità all’interno degli istituti penitenziari. Una misura che, a fronte delle numerose aggressioni e dei casi di suicidio registrati negli ultimi anni, si rivela cruciale dal momento che i traumi fisici e psichici possono essere sintomatici di episodi come risse, estorsioni, violenze sessuali.

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Il documento di intesa è, prima di tutto, sinonimo dell’unione e dell’alleanza necessaria “per squarciare il velo di accondiscendenza che troppo spesso cela le violenze della vita tra detenuti” come ha detto, ad apertura del convegno, il direttore generale dell’Asl napoletana, Ciro Verdoliva che ha fortemente voluto il documento condiviso con il Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri e il Provveditore dell’amministrazione penitenziaria della Campania, Lucia Castellano. Il protocollo stabilisce procedure precise a carico del personale sanitario nelle carceri e altrettante procedure a carico della polizia penitenziaria, per inviare in Procura ipotetici elementi di indagine su fatti violenti mascherati da incidenti casuali ed è questa precisione e rapidità che lo rende “garante” dell’intero sistema detentivo come ha spiegato il procuratore Gratteri sottolineando l’importanza di “tutelare i detenuti più deboli e succubi di violenze e aggressioni” e “dell’elemento investigativo” che, soprattutto con l’incalzare del fenomeno di detenzione abusiva di cellulari, assume sempre più rilevanza.

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La funzionalità del protocollo nel fornire in tempi serrati fotografie e relazioni affinché il pubblico ministero, nei casi più gravi, possa assumere immediatamente la direzione delle indagini è il tema su cui si sono espressi il presidente del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, Patrizia Mirra e il procuratore aggiunto della Procura presso il Tribunale di Napoli, Simona Di Monte seguiti dall’intervento del direttore dell’Unità di Tutela della Salute negli istituti penitenziari, Lorenzo Acampora che ha ricordato l’importanza di potenziare la strumentazione e i servizi medici nelle carceri che a Napoli vantano un primato italiano: a Poggioreale dal 2021 è stato attivo il servizio di dialisi. Il protocollo anti-violenza agisce su due piani: un primo livello riservato ai medici che documentano e accertano i traumi, mentre un secondo livello è di competenza degli agenti che, in caso di lesioni, si attivano immediatamente.

L’obiettivo centrale è quello di garantire una comunicazione chiara riguardo agli eventi lesivi che colpiscono i detenuti ma, nei fatti, questo protocollo consente anche di approfondire e indagare l’ampio spettro delle dinamiche della vita carceraria. Ad esempio, possono avvenire anche fenomeni di estremizzazione del bisogno sanitario come ha fatto notare la direttrice del carcere di Secondigliano, Giulia Russo o, ancora, problematiche nuove come l’introduzione abusiva di cellulari che, nel 2024, ha portato al sequestro di 210 telefonini come ha detto il direttore del carcere di Poggioreale, Stefano Martone. Dunque, l’esigenza di tutelare gli ultimi ma, allo stesso tempo, di proteggere il sistema detentivo anche da chi ne vuole abusare è centrale nel protocollo che è stato ben accolto anche da Francesco Maiorano, primo dirigente della polizia penitenziaria del carcere di Poggioreale e Pierluigi Rizzo, dirigente di polizia penitenziaria e comandante Nir Prap Campania.

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