senza risposte l’ultradestra crescerà ancora»

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La situazione in Germania è molto seria, siamo di fronte a una perdita di fiducia nei confronti del centro e nelle istituzioni democratiche senza precedenti. Cdu e Spd dovranno trovare presto un’intesa, perché la Germania, e l’Europa, si trovano di fronte a sfide gravissime, altrimenti Afd crescerà sempre di più. Se sarà cancelliere, Friedrich Merz tornerà a dare fiducia al Paese. È davvero preoccupato Hermann Gröhe, 64 anni, un veterano della Cdu, al Bundestag dal 1994, dal 2018 vicecapogruppo Cdu/Csu al Bundestag (con Merz capogruppo), con un passato di segretario generale Cdu e ministro della Sanità sotto Angela Merkel. Gröhe è anche vicepresidente della Fondazione Konrad Adenauer. Un uomo che ha vissuto dal di dentro trent’anni di politica tedesca. Lo incontriamo nel suo ufficio al Bundestag a Berlino il giorno dopo le elezioni.

Onorevole Gröhe, lei che ha una così lunga carriera politica, che effetto le fa vedere che il secondo partito in Germania è una forza di estrema destra?

Vede, la Cdu, come la Csu, sono state fondate da persone che furono perseguitata dai nazisti, alcuni finirono anche nei campi di concentramento. E i documenti fondativi della Cdu sono stati firmati da persone che in parte furono coinvolte nella congiura contro Hitler del 20 luglio. Siamo il partito di Adenauer, Kohl, che si sono sempre impegnati per l’integrazione europea e hanno plasmato profondamente l’Europa, che è davvero bel nostro Dna. Invece l’Afd ha cominciato come partito anti-Ue e anti-euro, per poi diventare un partito xenofobo con posizioni sempre più radicali. Oggi è un partito della destra populista, e in alcune sue parti di estrema destra. Che oggi abbia raggiunto questa forza è una sfida per tutti i partiti democratici. Colpisce in modo particolare che l’Spd, il partito più antico della Germania, che ha particolarmente sofferto sono il nazismo, si ritrovi dietro l’Afd. Non è che io voglia equiparare l’Afd ai nazisti, ma è vero che i servizi l’hanno definito come «in parte accertato in quanto di estrema destra».

Come spiega il tracollo della coalizione Semaforo?

È una coalizione che era stata formata da partiti molto diversi, e in parte in aperto contrasto. È anche vero che ha dovuto affrontare enormi sfide provocate da circostanze esterne, come l’aggressione russa all’Ucraina, la conseguente crisi energetica. Il problema è che ha reagito sempre più con liti anziché buone soluzioni. Per questo il 20% degli elettori ha abbandonato questi tre partiti. Il problema è che di questi solo il 5% domenica ha votato per Cdu/Csu, mentre la gran parte è andata a un partito di estrema destra. In passato, invece, il malcontento con il governo portava a una crescita dell’opposizione democratica. Questo dimostra una cosa: non è una crisi di un governo, ma una profondissima crisi di fiducia nel centro democratico e nelle istituzioni democratiche. Per noi cristianodemocratici significa una sfida enorme: dobbiamo dimostrare che possiamo correggere la rotta verso il meglio, in modo che la fiducia nella democrazia torni a crescere.

Friedrich Merz ha detto: siamo a cinque minuti dalla mezzanotte…

Indubbiamente la situazione è estremamente seria, siamo probabilmente di fronte alla più grave crisi nelle istituzioni democratiche dalla Riunificazione. Per questo è decisivo che il centro politico sappia dare alla gente chiare risposte alle loro preoccupazioni: la paura per il posto di lavoro, soprattutto nell’industria, il timore di fronte a un’immigrazione incontrollata. In entrambi questi settori – economia e migrazione – bisogna agire.

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Hermann Gröhe

Hermann Gröhe – x

Saranno negoziati difficili…

Sì, saranno negoziati difficili, perché Cdu/Csu e Spd sono molto distanti. Solo che negoziati che durano mesi non sono la soluzione. Siamo sotto una forte pressione. L’Afd come secondo partito al Bundestag si oppone all’Europa alla democrazia liberale. Al tempo stesso ci troviamo nel terzo di anno di recessione, e di aggressione russa all’Ucraina, il tutto mentre il presidente Usa mostra scarsa considerazione per gli interessi europei.

Quali sono i punti più difficili del negoziato?

Cdu e Csu hanno ricevuto un mandato per un cambio di politica. Compromessi saranno particolarmente difficili per noi se rischiano di dare l’impressione che questo cambiamento alla fine non c’è. L’Spd dal canto suo deve digerire una sconfitta storica. Tuttavia, sono fiducioso che potremo accordarci sul fronte della migrazione, nonostante i vari punti controversi. Alcuni dell’Spd, del resto, guardano alla Danimarca, dove un governo socialdemocratico con una rigorosa politica migratoria riesce a contenere le forze populistiche. E anche molti politici a livello comunale vogliono una politica restrittiva. Piuttosto la questione principale è se riusciremo ad accordarci su un’azione comune per rilanciare l’economia. Voglio dirlo con chiarezza: sarebbe sbagliato ridurre la discussione solo alla questione se possiamo fare più debito. Dobbiamo prima accordarci sulle condizioni quadro, come sgravi fiscali, contenimento dei prezzi energetici, e ancor più la riduzione della burocrazia. Solo dopo si potrà porre la questione di investimenti e del loro finanziamento. Mi auguro che tutti coloro che sono coinvolti nel negoziato siamo debitamente determinati ad arrivare rapidamente a risultati. Ripeto: non possiamo permetterci negoziati di mesi.

Che cosa succerebbe se alla fine Cdu/Csu e Spd non riusciranno ad accordarsi?

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Vede, la perdita di fiducia nei confronti delle istituzioni democratiche è talmente profonda, che il fallimento dei negoziati, il non riuscire a creare una coalizione in grado di agire, o anche un governo che non ottenga profondi cambiamenti, aiuterebbe l’Afd ad avere devastanti successi elettorali. Merz ha assolutamente ragione quando dice: dobbiamo ottenere risultati! Già ora siamo nella situazione che con il nuovo Bundestag non abbiamo più una maggioranza dei due terzi senza i partiti estremisti.

Lei prima ha citato la migrazione. Come vede la decisione di Merz, a fine gennaio, di accettare maggioranze che richiedevano l’appoggio dell’Afd? Lei è tra quanti ha votato a favore…

Non è stata una decisione facile per me. Sarebbe stato meglio se i partiti del centro democratico fossero riusciti ad accordarsi a passi comuni efficaci contro la migrazione illegale. Questo avrebbe sottratto terreno fertile alle forze estremistiche e populistiche. Il nostro obiettivo deve essere proprio quello di far sì che l’Afd torni piccolo. È chiaro pure, del resto, che non c’è stata e non c’è alcuna cooperazione tra Cdu/Csu e Afd. E non ci sarà in futuro. Sospetti lanciati in questo senso da Spd e Verdi erano infondati e legati alla campagna elettorale.

Che cosa distingue la Cdu di Angela Merkel da quella di Friedrich Merz?

Naturalmente sono due persone diverse. Nella sostanza, però, hanno cari i valori centrali cristianodemocratici. Entrambi sono convinti europeisti, convinti sostenitori dell’economia sociale di mercato, convinti transatlantici.

Che cancelliere sarà Friedrich Merz?

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Merz darà al Paese di nuovo fiducia. Sono convinto, che molti socialdemocratici, pur se sconvolti dal proprio tracollo e dall’avanzata dell’Afd, accoglieranno la sua mano tesa. Merz vuole assolutamente creare fiducia, anche in una coalizione, attraverso un’azione rapida e decisa.

Sul fronte internazionale?

Da cancelliere Merz invierà a Washington un chiaro segnale: per lui il ruolo internazionale della Germania avviene sempre come un ruolo europeo attivo. Dovremo assumerci più responsabilità. Sotto il governo che ora ha perso le elezioni, anche per una certa esitanza del cancelliere, l’Europa ha spesso sentito la mancanza di una leadership tedesca. Merz invece già prima del voto ha avuto contatti con altre capitali Ue e rafforzerà questa leadership.





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