Politiche giovanili: perchè non si investe nell’Isola?

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Perchè, nonostante le evidenti criticità vissute quotidianamente dagli under35 nell’Isola, anche nella XVII Legislatura in Sardegna si continua a non investe nelle politiche giovanili?

Una scelta, per ampi versi, legata a diversi fattori culturali, economici e politici. I pochi progetti per i giovani, per esempio, sono finanziati dai fondi Ue, come il FSE+, ma l’accesso a tali fondi è troppo complesso per una macchina amministrativa orfana di risorse umane “competenti in materia”, rendendo di fatto l’utilizzo di tali dotazioni finanziarie inefficace e foriero di iniziative di scarso impatto e dal facile “happy ending” nell’Isola.

Si sente poi parlare, spesso purtroppo, del limitato bilancio regionale e delle “emergenze” (come la sanità e le infrastrutture sarde) che, incontrovertibilmente, lasciano meno spazio alle politiche giovanili (già di fatto abbandonate pure dal Legislatore sardo). Eppure, rimanendo nel perimetro del Bilancio regionale, viene da chiedersi perchè, per esempio, per i milioni di euro “buttati a mare” con affidamenti diretti ad hoc, come rilevato nell’ultima variazione di bilancio approvata dal “Consiglio dei migliori” del centrosinistra, i limiti possono anche non essere posti…

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Investimenti che, evidentemente, non possono essere implementati con cognizione di causa in mancanza di una visione e programmazione. Recentemente, lo stesso programma triennale “Partecipo e Conto” promosso dalla “Giunta dei migliori” della presidente decaduta, Alessandra Todde, ha ricordato, se mai ce ne fosse stato bisogno, tutta la mediocrità anche di questo Esecutivo regionale. Grettezza riscontrabile anche con riferimento all’iniziativa itinerante nelle scuole sarde della “decaduta”.

Le politiche giovanili, pur in presenza di un notevole spopolamento e inverno demografico, continuano poi ad essere valutate come una “non priorità”. Chi rimarra nei piccoli comuni dell’Isola tra 10 anni? Eppure le previsioni sono ben chiare, anche per essere comprese pure dagli alfabeti funzionali.

Mancanza di competenza, visione e cultura di servizio pubblico che va di passo, poi , con la frammentazione dei pochi programmi a sostegno dei giovani nell’Isola (regione dove non ci sono neanche più le pagine del sito della Regione Sardegna per i giovani) e con il mancato coinvolgimento dei giovani per capire le oro esigenze reali. Gestione del Fondo Nazionale per le politiche giovanili in Sardegna docet!

Nel frattempo, molti/e giovani lasciano la Sardegna per mancanza di opportunità lavorative e formative, riducendo la pressione politica per investire su di loro e, in un’Isola sempre meno competitiva (era forse questo l’obiettivo del “Modello Sardegna” di Alessandra Todde e soci), l’assenza di grandi aziende e settori innovativi continua a limitare la creazione di posti di lavoro di qualità per i giovani, senza contare la minima capacità di attrazione che l’Isola può vantare oggigiorno.

Basso dinamismo che viaggia parallelamente con la scarsa valorizzazione delle opportunità esistenti. La politica regionale, anche con Ale Todde e “compagnia cantante”, continua a snobbare le poche buone pratiche regionali in materia, privilegiando il sostegno dei vari spin-off giovanili di partito per “fare murales” con i soldi pubblici. A qualcuno piace vincere facile, non avendo capacità di programmazione e progettazione. Ma questa è un’altra storia di mediocrità tutta locale. Non dovrebbe sorprendere, quindi, che continua a mancare una strutturata e sostanziale promozione dei programmi europei tra i/le giovani sardi/e. Esistono opportunità come Erasmus+, Garanzia Giovani e i finanziamenti per startup, ma spesso i giovani non ne sono informati o non ricevono supporto per accedervi. Spazio, invece, alle organizzazioni che non hanno mai vinto una domanda di finanziamento europeo o che non hanno neanche un parter europeo. Insomma, è l’isola delle occasioni mancate e la classe dirigente vuole che resti così, senza se e senza ma.

Una questione giovanile complessa, quindi, che non potrà essere risolta senza una forte volontà politica e un maggiore coinvolgimento giovanile. Ma, su questo punto, “Alessandra e soci” in ben 12 mesi di “cambio di passo” hanno già dimostrato la mancanza di interesse verso tale dinamismo.

foto Sardegnagol, riproduzione riservata

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