«Poche denunce sui clan? Noi non siamo poliziotti»

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Lo sciopero della magistratura in programma per domani, ma non solo. Anche i nodi sull’antiriciclaggio e per i giudici di pace. Di questo e di altro ha parlato il presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli Carmine Foreste in un’intervista rilasciata alla web tv del Mattino, sollecitato dalle domande del vicecaporedattore e coordinatore della cronaca giudiziaria Leandro Del Gaudio.

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Lunedì il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha detto che c’è poca collaborazione da parte degli avvocati sulle segnalazioni in materia di antiriciclaggio. Cosa risponde?
«Non siamo poliziotti. Gli avvocati si trovano la maggior parte delle volte ad affrontare situazioni che sono già all’attenzione della magistratura e c’è minore possibilità di un intervento preventivo da parte nostra. L’avvocatura, però, vuole svolgere un ruolo importante per combattere il riciclaggio. E in questo senso, come Ordine facciamo autocritica. Dobbiamo fare formazione e indirizzare l’avvocatura rispetto alle possibilità di intervento sull’antiriciclaggio».

Domani sciopererà la magistratura contro la riforma della giustizia voluta dal Governo.
«Una protesta su un tema organizzativo interno alla magistratura fa perdere credibilità alla manifestazione che sembra avere più una natura sindacale che una battaglia per l’effettivo buon funzionamento del sistema giustizia. Ci sarebbe da manifestare su tante problematiche attinenti alla Giustizia, come l’implosione del sistema dei Giudici di pace. E su questo non c’è la stessa veemenza dei magistrati».

Quale la vostra posizione sulla separazione delle carriere, punto cardine della riforma Nordio e tra i più contestati dalla magistratura?
«Noi siamo d’accordo sulla separazione delle carriere. Questa distinzione garantirebbe imparzialità e trasparenza. La separazione tra magistratura giudicante e magistratura requirente tende ad attuare i principi del giusto processo. Inoltre non vediamo reali i pericoli paventati dalla magistratura rispetto alla sua autonomia e indipendenza. La riforma parla di due sistemi autonomi che fanno capo a due Csm. Il vero pericolo è la lotta tra poteri, quello Esecutivo e quello Giudiziario, con ricadute sui cittadini».

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Quali sono i problemi a cui faceva riferimento rispetto ai giudici di pace?
«È un tema che dovrebbe stare a cuore non soltanto agli avvocati ma a tutti gli operatori del diritto. Ci sono ritardi causati da una carenza di personale amministrativo e giudicante. A Napoli, ad esempio, i dati sono impressionanti. Sono previsti 250 giudici in pianta organica, ci sono circa 37 magistrati. Gli effetti sono: giudizi che non si celebrano, rinvii anche di due anni e cittadini che non vedono giustizia. In questo contesto, da ottobre si prevede anche l’aumento delle competenze per i giudici di pace, come quelle per materia condominiale che oggi spettano al Tribunale, ingolfando ancora di più la macchina. Per questo chiediamo prima di tutto l’aumento delle piante organica».

Si discute molto di “processo telematico”. Cosa ne pensate?
«Siamo a favore dell’innovazione tecnologica che agevoli l’esercizio della professione e acceleri i tempi della giustizia. In ambito penale, però, i sistemi entrati in vigore da gennaio registrano gravi carenze funzionali con conseguenti ritardi e ostacoli all’esercizio del diritto di difesa. E anche nel civile si sta registrando un abuso della trattazione scritta sacrificando troppo il confronto tra le parti. Comunque il tema va tenuto distinto dall’intelligenza artificiale, per la quale è necessaria una regolamentazione che ne limiti l’utilizzo in termini di abuso».

Lei è il presidente dell’Ordine più giovane ma da almeno vent’anni è attivo in ambito istituzionale. Quale è il rapporto con le nuove leve e i praticanti?
«Stiamo cercando di recuperare il fascino di una professione che forse ne sta perdendo anche per il mancato funzionamento del sistema giustizia. C’è un calo di iscritti che è anche il riflesso del calo degli iscritti a Giurisprudenza. E questo pone dei problemi anche per la sostenibilità previdenziale della categoria. Ci stiamo sforzando di realizzare iniziative per combattere contro chi dipinge l’avvocatura in maniera negativa».

Cosa chiede alla presidente del Tribunale Elisabetta Garzo?
«C’è un ottimo dialogo e un confronto continuo. Ma c’è una criticità per la sezione distaccata di Ischia. A fronte di un provvedimento che proroga a dicembre 2025 il funzionamento della sezione, in attesa della sua stabilizzazione, è sbagliato spostare a Napoli alcuni giudizi. La carenza d’organico non può essere un motivo valido per spostare da Ischia a Napoli la trattazione di udienze. Chiediamo una procedura di interpello per assegnare un togato alla sezione distaccata che celebri le udienze del giovedì».





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