Panaté-Glievitati, la startup dei prodotti da forno realizzati nel carcere di Cuneo

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Esistono almeno tre buoni motivi per incentivare progetti e iniziative nell’ambito della cosiddetta ‘economia carceraria’ (l’attivazione di laboratori e micro-settori d’impresa all’interno delle carceri): questi percorsi consentono una reale inclusione del detenuto nella società, grazie al suo coinvolgimento in un lavoro ‘vero’; agevolano il reinserimento lavorativo a fine pena e riducono il rischio di recidiva. Da queste semplici considerazioni sono partiti Davide Danni, Teo Musso ed Elio Parola, soci fondatori della startup Panaté-Glievitati. I tre, già imprenditori nel settore del food&beverage – Teo Musso, in particolare, è il founder di Birra Baladin, birrificio artigianale ormai affermato su tutto il mercato italiano –intuiscono che le esigenze delle attività di ristorazione da loro gestite possono essere soddisfatte da un laboratorio centralizzato di panificazione artigianale, situato all’interno della Casa circondariale di Cuneo. Proprio qui, nel 2023, è nato il modello inclusivo Panaté – Glievitati.

Cosa fa la startup

Panaté produce e commercializza una vasta gamma di lievitati – pane, basi pizza in pala romana, basi pizza classica, panettoni – con il proprio marchio. La produzione avviene nei laboratori all’interno degli istituti penitenziari, nei quali i detenuti (regolarmente assunti con contratto collettivo nazionale) acquisiscono competenze professionali spendibili sul mercato del lavoro al termine del loro periodo detentivo. I prodotti da forno realizzati all’interno degli istituti di pena vengono commercializzati nel mercato del foodservice e della ristorazione, attraverso distributori nazionali ed esteri. È presente anche una commercializzazione diretta verso clienti rappresentati per lo più da grandi player proprietari di catene ristorative a livello nazionale. Panatè combina la tradizione artigianale della panificazione con soluzioni innovative di produzione e distribuzione. L’impiego di processi efficienti consente di ottimizzare le risorse e garantire elevati standard qualitativi, mantenendo un focus spiccato sulla sostenibilità ambientale e sociale.

L’impatto sociale del progetto

I fondatori della startup sono convinti che il modello organizzativo di Panatè possa influenzare l’intero settore agrifood, soprattutto se si considera la crescente attenzione dei consumatori verso la qualità degli ingredienti e la tracciabilità della filiera. «Il nostro progetto – spiegano i tre – crea impatto attraverso: – sostenibilità e ingredienti naturali: il focus su ricette prive di conservanti ed elementi chimici risponde a una domanda crescente di alimenti più sani e naturali. – innovazione nella conservazione: l’uso della conservazione a freddo (gelo) per i prodotti da forno è una soluzione innovativa che consente di mantenere la freschezza senza ricorrere ad additivi artificiali. – integrazione sociale e inclusività: il coinvolgimento dei detenuti nel processo produttivo mette fortemente l’accento sulla responsabilità sociale d’impresa. – filiera tracciabile e trasparente: la trasparenza riguardo alla provenienza degli ingredienti e ai metodi di produzione è un valore sempre più apprezzato dai consumatori. – collaborazioni con altri operatori: la scelta di clienti e fornitori allineati ai principi di sostenibilità e inclusione rafforza l’effetto generato dal progetto sul settore».

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Crescita e obiettivi futuri

«I nostri obiettivi – concludono i founder – sono, ora, rafforzare ulteriormente la sostenibilità del progetto e accelerare l’espansione dei laboratori di panificazione nelle carceri italiane, creando più posti di lavoro per i detenuti e favorendo la loro reintegrazione nella società. Vorremmo, inoltre, sviluppare una rete retail, sia attraverso negozi diretti che franchising, per dare ulteriore visibilità al nostro lavoro e generare nuovi flussi di entrata. La nostra visione, senza dubbio ambiziosa, punta non solo a un impatto economico, ma anche a un forte valore sociale. Grazie alla collaborazione con gli enti del terzo settore e alla crescente domanda di progetti socialmente responsabili, siamo convinti che il nostro modello sia altamente scalabile e pronto a ricevere investimenti mirati per crescere e potenziare il nostro impatto in modo significativo». Per il 2025 sono già in programma le aperture dei laboratori nelle case circondariali di Asti, Genova, Rovigo e Padova, in partnership con enti del terzo settore presenti da anni sui territori di riferimento. Entro la fine dell’anno, inoltre, è prevista l’apertura del primo punto vendita della startup a Cuneo.  



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