Matera: “cambierà qualcosa con le prossime elezioni di primavera?”

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Di seguito la nota del”associazione Città Plurale sulle prossime elezioni comunali a Matera

Prossime elezioni comunali di primavera: che passione! Tanti vorranno candidarsi o ricandidarsi al tanto ambito ruolo di Sindaco della città di Matera, Patrimonio Unesco 1993, Capitale Europea della Cultura per il 2019 e prossima Capitale della Cultura e del Dialogo 2026. Le figure più disparate, controverse e antiche, si stanno cimentando nella imminente prossima competizione. Dopo averci pensato un po’, e fatte le dovute valutazioni, anche noi abbiamo deciso di buttarci nella mischia: non vogliamo certo farci sfuggire questa ghiotta occasione. Ecco dunque il nostro candidato sindaco: “il Sindaco che non c’è”. A confrontarsi ci sono due liste: quella di Capitan Uncino con la sua ciurma di pirati, predatori e masnadieri di ogni risma, pronti a divorare la città, e quella di Peter Pan con i “Bimbi Sperduti” e con il sostegno esterno di Trilli, piccola fata alata, che incita Peter Pan a ritrovare i pensieri felici per tornare a volare e battersi contro Capitan Uncino e i suoi scagnozzi. La battaglia sarà dura, ma la nostra speranza è che vinca Peter Pan, salvando la città dalle grinfie di Capitan Uncino e faccia volare la città verso mete e acque più tranquille per tutti. Riusciranno i nostri eroi nella difficile impresa? Chissà… In fondo è solo una favola. E solo nelle favole, il finale è sempre quello: “E vissero tutti felici e contenti”. A Matera, invece, nessuno lo è più da tempo.

Con la favola di Peter Pan abbiamo un po’ giocato. Abbiamo voluto, ironizzando con i personaggi di Peter Pan e Capitano Uncino, far comprendere lo scontro tra conservazione e cambiamento. Ironia a parte, la nostra città soffre. Soffre maggiormente, non per l’over tourism, ma soffre per chi ha perso il lavoro, soffre per l’abbandono delle periferie, soffre per l’aumento della dipendenza dalle droghe, dall’alcool e dal gioco, soffre per la povertà crescente, soffre sui temi strategici e della pianificazione (si ragiona sempre con le varianti e il cemento come priorità), soffre per i giovani che tentano disperatamente di trovare un lavoro, poi sono costretti ad andare via.
A proposito del lavoro che non c’è per le giovani generazioni, non si può pretendere una nuova “285” nella pubblica amministrazione, per la situazione economica generale e per i tagli dei fondi ai comuni, in ogni caso il Comune può fare molto nel promuovere politiche di welfare in campo sociale e culturale, sostenere l’artigianato artistico e la nascita di piccole e medie imprese innovative o per la gestione dei beni culturali così detti strategici e tanto tanto altro. A questo proposito dovremmo domandarci quanta occupazione, start up, abbia prodotto la casa delle tecnologie costato circa 15milioni di euro alla comunità.
Qualcuno dirà che la nostra è una interpretazione esagerata. A costoro diciamo che lo stare sempre rivolti verso il ricordo salvifico del 2019 (la classifica negativa del ‘Il sole 24 ore”, è un allarme da non sottovalutare) gli ha annebbiato la vista e l’udito. Si facciano un giro per la città per rendersene conto o si chieda ad alcune parrocchie, alla Caritas, unici luoghi a presidio del territorio, perché quelle dei partiti ormai non ci sono più, che affrontano e segnalano le diverse problematiche che si trovano ad affrontare, prima fra tutte la povertà. La città ha bisogno di credere, di conoscere e di capire i reali intenti di chi si candida ad amministrare la città, per poter fare una scelta consapevole, e non ci riferiamo solo alla candidatura a sindaco. Un discorso a parte meriterebbero i consiglieri comunali, per la mediocrità politica e culturale che abbiamo potuto constatare in tutti questi anni. Se non ci sarà un profondo cambiamento nelle politiche, nei metodi e nelle persone, la vita sarà buia e triste, un lento susseguirsi di cose sempre uguali a se stesse che perdendo di significato spingono i cittadini nell’isolamento e nella disperazione che genera l’astensionismo.

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Oggi con la corruzione, la povertà, l’individualismo, la perdita di speranza, non si riesce più a credere che la città possa finalmente cambiare in meglio, perché chi si appresta a farlo, come sempre è accaduto, prometterà di risolvere i tanti problemi e invece prevarranno i soliti interessi. Ci vogliono le condizioni al contorno, ci vogliono gli uomini giusti e l’ambiente giusto, per avere comportamenti onesti e trasparenti e non comportamenti che soddisfano l’ambizione e la sete di successo, di potere, di poltrone, di ricchezza per pochi: sarebbe ancora troppo deprimente da sopportare. C’è speranza che qualcosa migliori? O essere maturati è significato prendere atto che non c’è più nulla da fare e che se le cose stanno così, non potranno che peggiorare. I trucchi da avanspettacolo, svelati in tutti questi anni, non riusciranno più a nascondere le difficoltà del governo della città e gli interessi che si nascondono dietro ogni schieramento. La campagna elettorale, è un periodo costellato da illusorie improvvisazioni demagogiche, capaci di suscitare consensi solerti di amici, parenti e in stretta correlazione al più bieco e controllato voto clientelare. Dei governi cittadini degli scorsi anni, riusciamo a pensare a qualcosa di positivo, di cambiato? A parte i riconoscimenti conseguiti, che non hanno generato i cambiamenti tanto attesi, ci viene in mente qualcosa? E’ difficile, vero? Crediamo che oggi più che mai, ci sia il bisogno di uomini e donne, con dichiarate competenze, con valori etici e morali, e con una visione al bene comune, per affrontare e risolvere i tanti problemi che vive la città. Che riportino la politica nell’interesse della comunità e soprattutto, come detto, dei giovani.

Gli uomini che scenderanno in campo tra i candidati sindaci saranno quelli giusti? Vi sarà un profondo cambiamento? Missione impossibile pensare ad una donna? Saranno quelli giusti le centinaia di candidati per un posto di consigliere comunale reclutati con promesse, favori e fedeltà? O ci ritroveremo ancora quei consiglieri che sono in consiglio comunale da una vita, precludendo un profondo cambiamento? Noi esprimiamo molte perplessità e riserve, sia per esperienza e sia guardando a ciò che sta accadendo e sta per accadere. I cittadini saranno contattati continuamente e in tutti i modi e con il passare dei giorni tutto diventerà più assillante e l’espediente delle molteplici liste cosiddette “civiche” (con nomi fantasiosi), avrà il solo scopo di creare un vero e proprio accerchiamento che impedirà una libera scelta politica e consentirà un totale controllo clientelare del territorio. Lo scopriremo a breve. Ci auguriamo di non assistere, ancora, a un gioco di posizionamento e di calcolo per blindare un consiglio comunale dove non avremo nè una vera maggioranza nè una vera opposizione, come in tutte le amministrazioni precedenti, e in quella che si è appena conclusa in modo indegno, ma solo interessi per come sfruttare questa città, evitando ogni forma di confronto e di partecipazione dal basso.
Saremmo felici di essere smentiti.

Già si assiste ad incontri per chiedere ai cittadini idee e proposte per la città, la cosiddetta ‘’partecipazione’’, prassi così importante, che meriterebbe una analisi a parte, tanto richiesta in questi momenti e poi dimenticata appena si è eletti. Vi è l’amara constatazione, che tutti coloro che hanno rappresentato Matera ad ogni livello istituzionale, non hanno mai risolto i tanti problemi, che le associazioni della cittadinanza attiva, continuamente, ne chiedevano la soluzione, solo per fare alcuni esempi: la casa dello studente che dopo più di sedici anni sarà completata, l’obiettivo di fare di Matera una città universitaria, la condizione di precarietà in cui versa dal 2012 la Biblioteca T. Stigliani e l’area ex Padula/Barilla (su cui non è ancora detta la parola fine). Un cambiamento, per costruire una visione di futuro, non può prescindere da una operazione di verità sul passato, sulle scelte politiche e amministrative di chi ha governato a livello comunale e regionale e sugli errori e le responsabilità di quanto accaduto. Una operazione di verità per non continuare a commettere gli stessi errori e cambiare radicalmente il futuro governo della città, nei metodi, nei progetti e negli uomini. La partecipazione deve diventare una prassi costante, per affermare il confronto pubblico, la trasparenza degli atti e la decisione condivisa. O si fa questa operazione, altrimenti, non cambierà nulla.

In tutto ciò cosa ci resta? L’amaro di un perché tutto resti com’è? L’attonita rassegnazione della totale assenza di argomenti, di ideali e sogni in cui credere? O c’è bisogno che tutto cambi? Ci siamo sempre lamentati delle tante mancanze perdendo di vista il nocciolo centrale della questione: quali motivi diamo ai nostri figli per restare o andare via e/o ritornare a Matera? Non abbiamo coltivato sogni e ci siamo ridotti a vivere in una città da sogno, che vive l’incubo di non sapere più quale slancio resuscitare, allacciandosi, come un cane che si morde la coda, alla retorica degli slogan, delle varie competizioni a cui si candida con la speranza di vincere e illudendosi di trovarsi così un senso. Quale senso ha questa città, dunque, ci domandiamo? Prima ancora di trovare un nuovo sindaco forse è arrivato il momento di ritrovare noi stessi e farsi sentire, perché Matera non può più essere governata da una classe politica, sempre la stessa, irriformabile, che ha dimostrato di non essere stata all’altezza del compito.
Marino Trizio



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