di Raffaello Belli
Nei giorni scorsi abbiamo ospitato una conversazione con Raffaello Belli, attivista per il diritto alla Vita Indipendente delle persone con disabilità, in cui erano evidenziate le gravi criticità che si riscontrano nella disciplina dell’edilizia residenziale pubblica della Regione Toscana, nella parte in cui prevede che la persona con disabilità assegnataria di un’abitazione debba essere sfrattata qualora disponga di un valore ISEE superiore ai 50mila euro*. Oggi lo stesso Belli illustra in modo dettagliato le difficoltà che incontrano le persone con disabilità che devono cercare una nuova casa.
Il modo più comunemente utilizzato per cercare casa è quello di utilizzare gli annunci immobiliari, e già in questa prima fase le persone con disabilità iniziano a trovare le prime barriere che invece alle altre persone sono risparmiate, infatti questi annunci non contengono quasi mai informazioni sull’accessibilità degli ambienti. E le cose non vanno meglio con le agenzie immobiliari, che di solito non si occupano del tema, e anche quando ti danno informazioni sull’accessibilità, non avendo specifiche competenze in merito, rischiano di dare informazioni sbagliate. Infatti capita spessissimo che costoro, a parte la presenza di gradini o scale, non percepiscano come ostacoli altre caratteristiche che in realtà lo sono. Ad esempio, una porta del bagno che si apre all’interno dello stesso, impedendo ad una persona in sedia a rotelle di raggiungere i sanitari posizionati dietro la porta.
A queste difficoltà iniziali si somma quella legata al fatto che l’accessibilità è una caratteristica soggettiva, e se una persona senza disabilità può cavarsela visitando un numero limitato di case/appartamenti, la persona disabile si ritrova obbligata a visionarne molti di più, anche una cinquantina. Per visitare una cinquantina di case ci vuole molto più tempo che per visitarne una decina, e se è vero che “il tempo è denaro” per tutti, nel caso della persona disabile grave lo è ancora di più perché per recarsi a fare i sopralluoghi si deve servire di un/a assistente personale che, giustamente, deve essere pagato/a. Dunque, oltre ai tempi, si dilatano a dismisura anche i costi. Per visitare una cinquantina di appartamenti, per rimanere esempio sopracitato, i costi si aggirano intorno a qualche migliaio di euro, che, si badi bene, non sono spesi per la casa ma solo per la ricerca di essa. A complicare ulteriormente la situazione c’è poi il fatto che questi sopralluoghi non possono essere fatti con qualunque assistente, ma devono essere fatti con un “assistente adatto”. Questo perché alcuni appartamenti che non sono completamente accessibili, potrebbero essere invece adattabili, ma per valutarne l’adattabilità la persona disabile deve comunque visitarli personalmente, il che potrebbe implicare che questa debba essere aiutata a superare qualche gradino o qualche ostacolo presente nell’ambiente. Se dunque l’assistente personale non avesse una forza sufficiente, potrebbe non essere in grado di aiutare la persona disabile in queste operazioni.
Va inoltre tenuto presente che l’accessibilità non riguarda solo l’ambiente domestico, dunque un ulteriore vincolo è rappresentato dalla localizzazione dell’immobile. Se, ad esempio, questo fosse situato in una zona non adeguatamente servita da mezzi pubblici accessibili oppure con marciapiedi alti e/o stretti, ciò limiterebbe in modo significativo la mobilità della persona disabile.
Una volta individuato l’appartamento, poiché è abbastanza difficile che questo vada subito bene, si presenta la necessità di renderlo adeguato alle esigenze della persona. La qual cosa, oltre a richiedere, ancora una volta, un impegno, tempi e costi addizionali, pone alla persona con disabilità il problema di capire come soggiornare in sicurezza durante il trasferimento degli ausili e degli adattamenti fra i due alloggi. Infatti se nell’abitazione di provenienza ausili e vari accorgimenti di accessibilità vanno smantellati per essere trasferiti nella nuova abitazione, c’è una fase in cui nessuna delle due abitazioni potrebbe essere abitabile in sicurezza dal/la disabile.
Anche lo stesso trasloco è più impegnativo e costoso per la persona con disabilità rispetto alle altre, perché non potendolo svolgere in autonomia, lei è obbligata ad impiegare molte ore di assistenza, oppure deve appaltare a terzi il lavoro, ma questa soluzione costa molto di più. Oltretutto appaltare il lavoro a terzi presenta dei rischi perché questi operatori non conoscono le esigenze specifiche della persona, dunque è abbastanza difficile che sistemino tutto al posto giusto ed in modo adeguato, il che è problematico perché per una persona disabile anche una minima differenza nella disposizione di alcuni elementi può rappresentare un ostacolo insormontabile.
Per una persona con disabilità che cambia casa è più penalizzante anche il fatto di perdere la rete informale di aiuti consolidata nel tempo. Infatti se per le altre persone si tratta “solo” di tessere nuove relazioni, per la persona con disabilità l’aspetto dell’aiuto concreto è fondamentale, giacché esso si delinea come una sorta di equilibrio distribuito. Ci sono, ad esempio, i vicini di casa che occasionalmente, magari nelle piccole emergenze, possono essere chiamati dal/la disabile per piccoli preziosissimi aiuti; c’è il negoziante o il farmacista, che ormai conoscono il/la disabile e magari gli/le portano le cose all’auto o a casa; o il benzinaio, che anche lui conosce già il/la disabile, e magari lo/a serve alla pompa del self-service senza l’esoso sovrapprezzo del “servito” ecc. Tutti questi elementi che per l’eguaglianza concreta della persona disabile sono vitali, non lo sono altrettanto per le altre persone, e sono molto difficili da ricostruire.
Infine, andare ad abitare in una nuova casa significa ricreare da capo tutte le strategie di autonomia che variano da persona disabile a persona disabile, ma l’aspetto più problematico, più che all’interno dell’abitazione (che può essere adattato alle esigenze personali), si riscontra all’esterno della stessa, nel quartiere, dove eventuali barriere non possono essere rimosse, ed alcune aree con servizi importanti potrebbero rimenare precluse.
* Conversazione con Raffaello Belli, Toscana: edilizia residenziale pubblica e persone con disabilità esposte allo sfratto, «Informare un’h», 14 febbraio 2025.
Ultimo aggiornamento il 26 Febbraio 2025 da Simona
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